Per quale motivo vengono associati uccelli morti al 5G? C’è un episodio che è diventato molto famoso sui social e che si dimostra essere un punto di partenza molto prezioso per studiare come l’opinione pubblica spesso si soffermi su informazioni parziali e, purtroppo, scorrette. Di più: dimostra anche come, una volta smentite, queste storie si sedimentino creando confusione e disinformazione molto pericolosa.

Non a caso, uno dei primi attuali suggerimenti cercando 5G su Google è proprio la parola chiave correlata “uccelli morti”. Ma che diamine c’entrano degli animali deceduti con lo sviluppo di una delle più grandi innovazioni del futuro prossimo?

Anche il 5G, come tutti i fenomeni più di spicco della contemporaneità, è infatti caduto nel turbine delle bufale e delle fake news: quella degli storni deceduti in modo improvviso nel parco olandese di Huijgenspark è quella più emblematica intorno allo sviluppo delle reti di nuova generazione.

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La vicenda degli uccelli morti per via del 5G

Lo scorso novembre era infatti trapelata la notizia, condita anche da numerose presunte foto, di una moria di uccelli trovati morti all’interno di un parco de L’Aia, nei Paesi Bassi. La conta citava ben 297 volatili deceduti all’improvviso in contemporanea ad una sperimentazione sulle nuove reti 5G.

Era bastato associare il termine 5G con una manifestazione evidente di allarme affinché le foto e la storia circolassero in modo vertiginoso sui social network. E sempre più gente si spingesse a denunciare la pericolosità perfino mortale di questa innovazione tecnologica.

La scoperta della bufala

Ma, come era naturale, bastava approfondire in modo anche superficiale per scoprire che associare la sperimentazione 5G alla moria di uccelli fosse qualcosa agli antipodi della verità. Insomma, una vera e propria fake news. Non a caso, il 5G assassino di uccelli era sbandierato soltanto nei titoli di quei siti noti per essere complottisti e non vi era traccia sulle maggiori testate giornalistiche locali.

Con l’arrivo di maggiori informazioni nei giorni seguenti si aveva la conferma definitiva e sicura al 100% della natura di bufala di questa vicenda. Si scopriva infatti che i 297 uccelli – trovati peraltro morti tutti sotto lo stesso albero – erano infatti stati avvelenati.

Per quel motivo preciso, come riportava il giornale locale den Haag Central, la zona del parco era stata isolata ed era stato vietato di passeggiare con i cani per evitare problemi ad altri animali.

Ma la precisazione più importante era la totale assenza di stazioni di prova per le nuove reti. In conclusione, il 5G non poteva minimamente essere considerato responsabile in quanto era falsa la notizia della presenza di apparecchiature per i test preliminari nei pressi del luogo dell’incidente.

Tuttavia, non è raro veder comparire ancora oggi su Facebook post a proposito e molte testate (anche italiane) non hanno provveduto a rettificare la fake news.

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Il commento di Paolo Attivissimo

Prendendo ad esempio il caso della bufala degli “Uccelli morti per il 5G“, rapidamente rimbalzato online grazie ai social network e a molte redazioni che l’hanno raccontato senza verificarne la veridicità, quanto sono ancora dannosi e pericolosi questi comportamenti di cattivo giornalismo, che in questo caso colpiscono una tecnologia molto importante del futuro imminente? E come difendersi?

Lo abbiamo chiesto a Paolo Attivissimo e Gianni Comoretto.

Iniziamo con Paolo Attivissimo, giornalista informatico, conduttore radiofonico su RSI, ma soprattutto fenomenale cacciatore di bufale e fake news e punto di riferimento per il debunking di complotti e affini.

La risposta di Paolo: “Si tratta dell’ennesimo caso di pseudogiornalismo fatto da organizzazioni che non hanno alcun interesse a fare informazione ma vogliono solo guadagnare attraverso i clic degli utenti sui loro titoli allarmisti, infischiandosene delle conseguenze. Questi mercanti del nulla si attaccano a qualunque fatto di cronaca e a ogni paura comune (come, in questo caso, la paura delle emissioni elettromagnetiche dei telefonini) per confezionare fandonie che attirano lettori.

Il modo migliore per difendersi è non frequentarli e non condividerne i link, nemmeno per criticarli, in modo da non regalare loro visitatori e quindi incassi. Un adblocker può aiutare a impedire che venga visualizzata la loro pubblicità se li visitiamo per errore. Internet ha tante fonti di informazione rigorosa e attendibile: non c’è bisogno di visitare questi ciarlatani. Non ospitano alcuna verità nascosta, tranne quella di volerci imbrogliare”.

La risposta di Gianni Comoretto, radioastronomo dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, nonché membro del Cicap: “La cosa che colpisce di più della vicenda è come una notizia senza fondamento (non erano in corso sperimentazioni sul sistema 5G) si sia diffusa in questo modo. Evidentemente si tratta di un argomento che tocca tasti delicati. Ma se si può scusare un blogger, un giornalista dovrebbe valutare con maggior cautela le fonti. Il problema è che una notizia falsa rimane nella memoria collettiva anche dopo che è stata smentita, soprattutto se, come abbiamo visto, risponde a paure diffuse“.