Era più di un anno che professionisti e appassionati di droni stavano aspettando DJI Mavic 3 e finalmente è arrivato. Purtroppo però oltre alle belle parole necessarie a descrivere una macchina quasi perfetta è arrivato anche il malcontento generale dovuto al prezzo stellare e a una serie di rinunce che almeno in ambito professionale non si possono non notare.
E’ innegabile che rispetto al precedente modello ci sia stato un upgrade molto importante, ma è sufficiente per giustificare il suo prezzo? Scopriamo insieme nella nostra recensione i suoi pregi e i suoi difetti osservati nel suo habitat naturale, lo scenario lavorativo.
Indice:
Recensione video del drone DJI Mavic 3
Cosa cambia rispetto al passato
DJI Mavic 3 è un drone che già solo ad un primo impatto estetico rappresenta un vero punto di rottura rispetto al passato. La serie dei droni richiudibili del produttore cinese è andata migliorandosi versione dopo versione, ma questa volta ci troviamo di fronte un prodotto premium che strizza decisamente più l’occhio ai professionisti.
Tutto dalle linee alle plastiche utilizzate ci fa capire che questa volta non si scherza. Il feeling in mano è quello di un drone solido e molto più resistente dei suoi predecessori, nonostante si sia deciso di assottigliare i braccetti e di ridurre il peso per adattarsi alle varie normative europee.
DJI Mavic 3 è aerodinamico, morbido nelle linee ma mantiene sempre il design richiudibile che rappresenta il marchio di fabbrica di questa linea di prodotti. Il peso come dicevamo è sceso sotto i 900 grammi, lasciando spazio al pensiero di una possibile retroattività nella marcatura CE. La versione Fly More Combo che abbiamo testato pesa infatti 895 grammi, contro gli 899 della sua versione Cine.
Rispetto a Mavic 2 Pro troviamo tre differenze sostanziali, alcune delle quali solo estetiche. I sensori questa volta permettono una copertura a 360 gradi intorno al mezzo, permettendogli di vedere gli ostacoli circa 200 metri prima ed operare l’azione correttiva migliore per evitare la collisione. I bracci sono stati inclinati maggiormente, il che unito ad una forma più aerodinamica e sottile permettono al drone di gestire meglio i flussi d’aria generati dalle nuove eliche più grandi.
Frontalmente invece ecco spuntare il rinnovato comparto foto e video. Questa è infatti la novità che quasi tutti stavano aspettando ma che comunque è rappresentata da una serie di scelte anacronistiche. Il gimbal è infatti più grande per ospitare la doppia fotocamera con sensore 4/3″ di cui vi parleremo tra poco.
Il nuovo comparto fotografico del drone DJI Mavic 3
In un mondo che corre verso oggetti qualitativamente superiori ma dalle dimensioni inferiori non potevamo che aspettarci un miracolo di quelli che solo DJI sa fare. Mavic 3 monta infatti un nuovissimo sensore dalle dimensioni di 4/3″, andando a migliorare ulteriormente la resa già ottima del sensore da 1″ di Mavic 2 Pro.
Si tratta di un sensore da 20 megapixel effettivi con un FOV di 84° che tradotto in un linguaggio più semplice è l’equivalente di un obiettivo 24 mm. Questo permette di girare video in 5.1K fino ad un massimo di 50 fps con una qualità eccezionale.
Quello che notiamo rispetto al precedente modello è un miglioramento delle prestazioni in condizioni difficili come quelle in notturna, dove dai nostri test siamo riusciti a spingerci fino a 3200 ISO senza alcun tipo di rumore digitale da ridurre in post produzione. Peccato solamente che come vedremo parlando delle sue rinunce, quando si gira in D-Log non sarà possibile salire a più di 800 ISO.
Non essendo la nostra versione quella Cine i codec disponibili per la registrazione dei video sono unicamente l’h264 e l’h265, perdiamo quindi la possibilità di girare in Apple ProRes 422 HQ su SSD.
Oltre al sensore principale su Mavic 3 ne troviamo uno zoom 28X. Questo permette una modalità esplorazione ma purtroppo non ha decisamente una qualità utilizzabile in scenari lavorativi.
Quello che traspare in un utilizzo in differenti condizioni è un netto miglioramento nella gamma dinamica rispetto al modello precedente. Una volta colorati i file in log infatti riusciamo a recuperare molto meglio i colori come sono nella situazione di shooting e abbiamo un margine molto migliore per la post produzione.
Cosa c’è che non va
Ve lo avevamo detto all’inizio, purtroppo questo DJI Mavic 3 ha anche delle rinunce che tuttavia passano in secondo piano se confrontate con le straordinarie prestazioni di volo. La prima grande mancanza è quella di un’applicazione adatta ad un drone in questa fascia di prezzo.
Rispetto a Mavic 2 Pro infatti DJI ha deciso di impiegare la DJI Fly, la stessa applicazione che ci permette di controllare Mini 2 e Air 2/2S. Per molti questa potrebbe sembrare più che sufficiente, in realtà risulta molto scomoda per andare a gestire le impostazioni, specialmente nelle situazioni in cui risparmiare una manciata di secondi potrebbe fare la differenza.
L’interfaccia è scomoda e specialmente non ci da la possibilità di gestire completamente i parametri di volo del nostro Mavic 3, limitandosi con l’ultimo aggiornamento solo ed esclusivamente alla modifica degli EXP. Inoltre ad oggi il produttore è venuto meno alla promessa di implementare tutte le funzionalità mostrate in fase di presentazione. Mancano infatti ancora i Mastershot, utili per sfruttare il drone in modalità automatica per ricreare alcuni movimenti.
Un’altra rinuncia inammissibile è poi il controller di volo. Nella versione base e Fly More è infatti incluso il classico controller presente sui Mavic di fascia media e bassa. Trovarsi quindi a spendere quasi 3000€ per volare con lo stesso controller di un Mini 2 non ci sembra proprio una scelta felice.
Questo radiocomando è infatti inadatto per movimenti complessi e rende necessario l’uso del nostro smartphone, rendendo quindi problematico l’uso per una giornata intera. Includere l’RC Pro almeno nella versione Combo sarebbe stata una scelta più azzeccata e più a favore di chi dovrà utilizzare il drone al di fuori di un semplice hobby.
Autonomia del drone DJI Mavic 3
Il grande punto a favore di Mavic 3 è la sua autonomia. La batteria è cresciuta, arrivando a 5000 mAh e permettendo all’ultimo drone di DJI di raggiungere quasi 40 minuti reali di autonomia. Dai test effettuati sembra quasi impossibile arrivare ai 46 minuti dichiarati in fase di presentazione, ma resta comunque un risultato eccezionale che va quasi a raddoppiare quanto si riusciva a fare con Mavic 2 Pro.
Il drone DJI Mavic 3: in conclusione
Prima di tirare una vera e propria conclusione dobbiamo anzitutto analizzare il prezzo al quale è venduto Mavic 3 che lo pone per forza di cose in una fascia di mercato diversa rispetto alle versioni precedenti. Per portarsi a casa la versione base saranno infatti necessari 2119€ che diventano 2899€ per la Combo da noi provata. Questo per non parlare eventualmente della versione Cine che arriva a sfiorare quasi i 5000€.
Sono prezzi da categoria superiore, per un drone che effettivamente migliora il suo predecessore in qualità, in autonomia e in prestazioni ma che forse non lo fa così tanto da giustificare un upgrade per tutti. Non tutti hanno infatti la necessità del 5.1K o di quei 15 minuti in più di autonomia, se avete Mavic 2 Pro e non ne fate un uso intensivo vi consigliamo infatti di non comprarlo.
Se tuttavia il vostro vecchio drone fa i capricci e ci lavorate, proponendovi sul mercato al giusto prezzo per la vostra prestazione non sarà di sicuro un problema investire sul nuovo arrivato. Per tutti coloro che vogliono risparmiare qualcosa ad oggi ci sentiamo di consigliare Air 2S, il giusto compromesso senza spendere le cifre a cui questo nuovo Mavic è arrivato.
Non ci resta quindi che attendere il futuro per scoprire se con i nuovi aggiornamenti andrà ulteriormente a migliorare e riuscirà a sostituire nei cuori degli appassionati il caro vecchio Mavic 2 Pro (disponibile su Amazon).
DJI Mavic 3 è disponibile all’acquisto su Amazon, anche nella versione COMBO con un rincaro di 700€.
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