Recensione ASUS VivoWatch 5 – Dopo poco più di un mese di utilizzo, è tempo di trarre le conclusioni su quello che si presenta come uno smartwatch dalle spiccate doti sanitarie/mediche con alcune funzioni dedicate agli sportivi e una sfera smart che necessita di qualche aggiustamento software.
La fascia di prezzo in cui si posiziona ASUS VivoWatch 5 è medio-alta, ed è quindi legittimo aspettarsi molto da un prodotto come questo. Ma vuoi perché è abbastanza nuovo sul mercato, o vuoi per altri motivi, l’esperienza d’uso non è stata particolarmente appagante, soprattutto per alcuni specifici aspetti che vi spiego qui sotto. Sono diversi anche i lati positivi, ma per tutte le impressioni, seguitemi.
Indice:
Il design è curato ed elegante, ed è fatto bene
Parola d’ordine eleganza, e ce ne si accorge subito all’apertura della confezione in cui ASUS VivoWatch 5 si presenta come un orologio che nasconde bene la sua faccia smart. La scocca metallica, la ghiera numerata a contrasto che, oltre allo schermo LCD da 1,3″ (che dà il suo meglio alla luce del sole), ingloba anche un secondo anello numerato (coi secondi), danno subito l’impressione di avere al polso uno smartwatch di qualità. La sola area in cui compaiono materiali plastici è la superficie inferiore che abbraccia il modulo riservato ai sensori.
Nella confezione, oltre al cavo di ricarica, ASUS include due cinturini che differiscono solo per lunghezza (sono entrambi piuttosto generosi), molto morbidi, comodi da indossare e larghi 22 mm (che significa un’ampia possibilità di personalizzazione).
Tenuto al polso, ASUS VivoWatch 5 è abbastanza ingombrante, un po’ per le dimensioni non proprio ridotte (il diametro è da 47 mm e lo spessore di 14 mm, circa), un po’ per il peso (non proprio una piuma). Chiaro, è il prezzo da pagare per avere a che fare con materiali più pregiati della solita plastica; ma chi ha un polso dalle dimensioni esigue (cioè chi scrive) potrebbe avere qualcosa da ridire.
Comunque, in definitiva è uno smartwatch molto curato e ben fatto, che pare anche molto resistente (durante queste settimane di prova mi è capitato un paio di volte di sbatterlo contro qualche oggetto, pur senza riportare alcun segno né sullo schermo e nemmeno sulla scocca; ed è anche resistente all’acqua fino a 50 metri di profondità).
Tante funzioni per la salute, molte meno per lo sport
Prima la salute
ASUS lo vende come uno smartwatch che dà il suo meglio nel monitorare i parametri vitali di chi lo indossa, dimodoché lo si possa utilizzare non solo per tener traccia dello sport, per guardare le notifiche, per contare i passi giornalieri o per guardare l’ora, ma affinché torni utile anche per avere un quadro del proprio stato di salute. Ebbene, le funzioni a tal proposito, difatti, non mancano.
Oltre a monitorare la frequenza cardiaca e l’ossigenazione del sangue, parametri ormai ottenibili con qualsiasi smartwatch o smartband (seppur con livelli di precisione decisamente differenti e spesso poco attendibili), ASUS VivoWatch 5 permette di stimare lo stress emotivo, di misurare la pressione arteriosa, di calcolare il livello di rilassamento, e di avere un quadro complessivo con l’indice PTT (Pulse Transit Time), posizionando indice e medio sull’elettrodo e sul sensore PPG posizionati ai lati della scocca.
Anche la funzione di monitoraggio del sonno è approfondita e integra le caratteristiche quattro fasi (REM, sveglio, leggero e profondo) suddivise in percentuali, visibili anche dallo smartwatch stesso. Difficile dire quanto il tutto possa essere attendibile in mancanza di dispositivi scientifici certificati, ma generalmente i dati forniti riflettono le impressioni del mattino.
Tutti questi dati sono specchiati sull’applicazione per smartphone ASUS HealthConnect, che come qualsiasi app companion di dispositivi simili fa da cruscotto per controllare e approfondire i parametri rilevati dall’orologio.
Sulla base di quanto ho personalmente provato, i dati risultano attendibili e in linea, fatta eccezione per quel che riguarda la frequenza cardiaca durante l’attività sportiva, questione come al solito problematica per qualsiasi smartwatch o smartband che sia.
Come va con lo sport
E soffermandoci proprio sul punto appena riportato, è bene sapere che con lo sport, ASUS VivoWatch 5 non ci va proprio a nozze, almeno nel momento in cui scrivo. Per giustificare una dichiarazione del genere è bene sapere per prima cosa che le attività sportive presenti non sono molte (corsa all’aperto, tapis roulant, nuoto, camminata, ciclismo, yoga, core, stretching e danza). ASUS ha arricchito il ventaglio con gli ultimi aggiornamenti ma ne mancano ancora diverse, la palestra o l’escursione, tanto per fare un paio d’esempi.
Come spesso accade, ogni modalità sportiva ha un suo profilo specifico con campi dati dedicati all’attività. Non sono molti, ma in alcuni casi coprono più di un quadrante, che è possibile scorrere con uno swipe dall’alto verso il basso e viceversa. Il pulsante fisico (l’unico) permette di fermare e riprendere la registrazione, ma il posizionamento al centro del bordo laterale, per alcune attività e in contesti specifici può essere problematico quando il polso è costretto a determinate posizioni (ad esempio quand’è piegato in bici quando si impugna il manubrio, o anche durante l’inverno quando lo smartwatch va a toccare l’estremità dei guanti più spessi). Cosa comporta? Come accaduto più volte l’arresto involontario dell’attività.
Comunque, durante questo mese abbondante di utilizzo, l’ho provato per bene, soprattutto durante i miei allenamenti in mountain bike e in bici da corsa (che è possibile registrare su Strava automaticamente o sincronizzare con Google Fit). Di buono c’è che, rispetto al ciclocomputer che utilizzo per registrare tutto, un Garmin Edge 530, che nel settore è un po’ un riferimento, ASUS VivoWatch 5 restituisce dati piuttosto in linea, sia per quel che riguarda il chilometraggio, sia riguardo il dislivello (d’altronde è dotato di altimetro barometrico, oltre che di un comparto satellitare molto completo).
Al di là di un’acquisizione del segnale GPS non proprio immediata (soprattutto in città ho notato una certa lentezza), bisogna ammettere che risulta completamente sballata invece la registrazione della frequenza cardiaca durante l’attività sportiva (e sì, ho seguito le indicazioni di ASUS a tal riguardo stringendo, ma non eccessivamente il cinturino e posizionando l’orologio poco più indietro rispetto all’osso del polso). A fronte di ripetuti confronti con la fascia cardio, che utilizzo regolarmente da anni, lo smartwatch si è perso la stragrande maggioranza dei picchi, e non solo, negli allenamenti in bici. Certo, le continue vibrazioni, la posizione innaturale del polso e gli indumenti invernali indossati non aiutano, ma in questo specifico frangente impossibile assegnargli la sufficienza.
Stesso discorso durante l’uso per registrare gli allenamenti a corpo libero (impostando il profilo “core”, per mancanza d’altro di più specifico), o ancora, durante le escursioni invernali in montagna (registrate col profilo camminata). Ma d’altronde, non possiamo nemmeno pretendere troppo, considerando che si tratta pur sempre di uno smartwatch e non di uno sportwatch. C’è pure da dire che a riposo o durante attività meno impattanti e dinamiche ho notato una rilevazione migliore. Comunque, l’esperienza insegna che tramite aggiornamenti software mirati si può in ogni caso migliorare, anche e soprattutto per quantità di profili sportivi presenti.
Dura il giusto, ma è povero a livello software
Strettamente legato al discorso appena portato avanti è il software di ASUS VivoWatch 5. E per software intendo non soltanto le funzionalità sanitarie suddette, i profili sportivi o l’app companion, ma tutto l’insieme di funzioni che caratterizza un orologio smart come lui, sì anche il fatto che manca un chip NFC per effettuare i pagamenti, ad esempio. Nonostante le tante funzionalità presenti, soprattutto quelle di livello medico, l’esperienza d’uso come smartwatch non è ai livelli dei rivali, anche più economici. Vediamo perché.
Di buono c’è che l’interfaccia mette subito a proprio agio l’utente perché decisamente intuitiva, non lagga, anzi risulta piuttosto pronta e scattante, anche perché molto semplice e, per certi versi, un pochino povera di funzioni. Di meno buono c’è invece che non è raro incappare in traduzioni imprecise o raffazzonate, non è proprio immediato controllare le notifiche dello smartphone (a cui non è possibile rispondere nemmeno con delle risposte preimpostate), manca una modalità non disturbare, spesso e volentieri la connessione con lo smartphone va e viene. Insomma, c’è ancora da lavorare.
Abbastanza bene l’app companion, che offre una visione d’insieme di tutti i parametri vitali dell’utente con i vari insight delle funzioni mediche (e non), di cui è possibile approfondire sia a livello giornaliero che settimanale. Utile a tal riguardo Health AI, che fornisce dei consigli in base ai dati rilevati dallo smartwatch, super approfondita l’analisi del sonno con tanto di punteggi, percentuali, e tanto altro.
Se paragonato agli altri suoi rivali non sono purtroppo molte le possibilità offerte per la personalizzazione, gestibile sia dall’orologio che dall’app stessa. Si scelgono da entrambe le sedi alcuni quadranti preimpostati, ma solo quest’ultima permette di avere a disposizione tutti e 16 i quadranti, che sono comunque personalizzabili e salvabili nella galleria apposita.
E per concludere l’autonomia di ASUS VivoWatch 5. Utilizzandolo 24 ore su 24 non sono andato oltre i 5 giorni. Niente a che vedere con le due settimane dichiarate da ASUS (per la modalità risparmio energetico), chiaro, ma bisogna anche sottolineare che nei 5 giorni detti è doveroso considerare almeno 5/6 ore di registrazione GPS per lo sport all’esterno, fattore che incide, e di molto, sull’autonomia complessiva. Tutto sommato un valore accettabile e nella media, nonostante l’assenza di uno schermo OLED possa far sperare in qualcosa di più.
Conclusioni: “rimandato a settembre”
Insomma com’è questo ASUS VivoWatch 5? Come avrete intuito, mi è piaciuto molto per design e costruzione, meno a causa del software, il suo vero tallone d’Achille che esclude dal panorama di potenziali acquirenti tutta quella cerchia d’utenti che cerca un dispositivo personalizzabile e ricco delle più comuni funzioni smart.
Le tante chicche mediche sono la peculiarità di questo smartwatch, ma rimane povero tutto il resto, sia la sfera sportiva che quella intelligente. Confido che col passare del tempo, come d’altronde è già accaduto nel corso di queste prime settimane d’uso, l’azienda si faccia su di maniche per migliorare e integrare questo ASUS VivoWatch 5, rendendo così giustizia a un listino (379 euro) che legittima critiche e soprattutto domande per un parco funzioni più ampio.
Per maggiori informazioni, potete rivolgervi al sito web ufficiale di ASUS, in cui è possibile acquistarlo (volendo c’è anche su Amazon, dove costa un po’ meno).
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