Il primo giorno di luglio tutti i lavoratori in regime forfettario dovranno passare dalla vecchia versione cartacea, ormai tradizionale, alla fattura elettronica. Un obbligo introdotto dal Decreto Legge n.36 pubblicato nella gazzetta ufficiale del 30 aprile 2022 il quale va in pratica a unificare in tal senso tutti i profili fiscali, che rischia però di far cadere in confusione alcuni lavoratori, ormai abituati al vecchio sistema. Un rischio che peraltro non è passato inosservato alle autorità competenti.

Per cercare di facilitare al massimo tale passaggio ed evitare che possa provocare disagi, infatti, l’articolo 18 del Decreto Legge ha introdotto una sorta di periodo transitorio, il quale durerà sino al mese di settembre, nel corso del quale sarà possibile emettere la fattura elettronica entro il mese successivo, e non entro i 12 giorni destinati a diventare la regola una volta che il sistema sarà entrato a regime, rispetto al giorno di effettuazione dell’operazione, si tratti della vendita di un prodotto o dell’erogazione di un servizio da parte del professionista.

Nel corso di questo arco temporale eventuali errori non saranno colpiti da sanzioni, permettendo di conseguenza a questa particolare platea di comprendere meglio il nuovo meccanismo e instradare la propria attività nei paletti indicati dalla normativa appena varata.

Fattura elettronica: come funziona

Il funzionamento della fatturazione elettronica è abbastanza semplice dal punto di vista pratico e può essere riassunto in quattro passaggi fondamentali, alcuni ottenuti con programmi strutturati appositamente, altri da condurre in porto con il Sistema di Interscambio. I passaggi sono i seguenti:

  1. la compilazione del documento, che viene compiuta con l’ausilio di uno dei tanti software ad essa dedicati (come quello riportato in fondo);
  2. il salvataggio della fattura creata in formato XML e l’apposizione della firma elettronica qualificata del fornitore (o del suo intermediario) in modo tale da riuscire a garantire l’integrità del suo contenuto;
  3. la sua trasmissione dal soggetto emittente al destinatario (si tratti di un privato, un’azienda oppure un ente pubblico), la quale deve essere effettuarsi per legge utilizzando allo scopo il Sistema di Interscambio;
  4. l’esame del documento inviato al controllo automatizzato da parte del Sistema di Interscambio in modo da capire se sia in linea con i requisiti obbligatori e in caso di esito positivo, il suo recapito al destinatario, al quale spetta l’obbligo di provvedere alla sua conservazione.

Fattura elettronica: avanti adagio

Avanti adagio: potrebbe essere questo lo slogan promozionale per una campagna informativa tesa a far capire cosa sta accadendo con l’introduzione dell’obbligo relativo alla fatturazione elettronica. Proprio il Decreto Legge, infatti, prevede una introduzione con scadenze differenziate della Fattura Elettronica tra i contribuenti in regime forfettario. In particolare, il primo giorno di luglio è prevista la partenza con “i soggetti che nell’anno precedente abbiano conseguito ricavi ovvero percepito compensi, ragguagliati ad anno, superiori a euro 25.000”. Per gli altri occorrerà attendere l’arrivo del 2024, termine ultimo per adeguarsi alle nuove disposizioni.

La ratio che sembra ispirare il provvedimento è quella di dare più tempo a piccoli professionisti e ditte individuali, ovvero le realtà minori, le quali potrebbero avere maggiori difficoltà ad adeguarsi ad un mutamento troppo brusco. Se è vero che la Fattura Elettronica è stata concepita come l’ennesimo strumento teso a favorire l’emersione del sommerso, occorre anche tenere conto del fatto che ci sono molti lavoratori che hanno qualche difficoltà a relazionarsi alle nuove tecnologie. Diluendo il tempo necessario si pensa, con tutta evidenza, di traghettarli in maniera meno brusca verso il nuovo regime.

In definitiva, l’adeguamento dell’intero settore formato dalle Partite IVA, una realtà molto estesa e problematica, in Italia, al cosiddetto “sistema di interscambio” (SdI) ideato dall’Agenzia delle Entrate, potrebbe avvenire senza eccessivi traumi, eliminando in partenza il solito corollario di recriminazioni e polemiche le quali sono ormai tradizionali nel nostro Paese ogni volta che si profila all’orizzonte un mutamento.

A parziale consolazione delle stesse Partite IVA, occorre anche sottolineare che coloro i quali decideranno di affrettare il passaggio alla Fatturazione Elettronica pur non essendo obbligati per il momento, potranno usufruire di una riduzione dei termini di decadenza per gli avvisi di accertamento a 4 anni, dai 5 attualmente previsti. In tal modo sarà possibile conseguire un rapporto non solo più trasparente, ma anche più disteso con le autorità tributarie. Il costo abbastanza ridotto di questo passaggio potrebbe quindi rivelarsi molto meno problematico di quanto in molti sono indotti a pensare, al momento.

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