Nonostante gli anni passati e i nomi cambiati, la Mi Band è sempre la più desiderata e chiacchierata, la smartband per antonomasia. Quest’anno l’hanno chiamata Xiaomi Smart Band 7 ma in fin dei conti è sempre lei, l’economica che conquista per completezza e versatilità. Dal giorno che l’ho vista per la prima volta a Parigi, in occasione della presentazione ufficiale sul nostro mercato, confesso che mi ha intrigato parecchio, nonostante di mio sia un po’ restio verso i braccialetti smart, che giudico per certi versi superati ormai, dagli smartwatch.
Ma sono bastate poche ore per farmi cambiare idea. La qualità è elevata, la comodità pure, lo schermo è super e se penso che di listino costa 60 euro beh, il discorso si fa interessante. Certo, non è tutto rose e fiori, affatto. Ma seguitemi che vi racconto com’è andata.
Indice:
Le novità di Xiaomi Smart Band 7: cosa cambia rispetto alla 6
Vale la pena partire dalle novità, dai dettagli che differenziano questa Xiaomi Smart Band 7 dal modello che la precede, l’acclamata Mi Smart Band 6. Bene, per prima cosa non aspettatevi il salto dalla quinta alla sesta generazione, che vi raccontammo sia con le immagini che con le sole parole scritte, perché qui le differenze sono decisamente più sottili.
Lo schermo della 7 è più grande sì, ma di un nonnulla (1,62″ contro 1,56″) sempre di tipo AMOLED, di facile lettura e con una risoluzione e una luminosità di picco equiparabili; rispettivamente 192 x 490 pixel e 500 nit la nuova, 152 x 486 pixel e 450 nit la vecchia. Praticamente uguali anche le dimensioni, dove è anzi la nuova ad essere più piccina benché un pelo più larga (46,5 x 20,7 x 12,25 mm la 7; 47,4 x 18,6 x 12,7 mm la 6) e pesante (13,5 grammi contro 12,8). Cresce la batteria, ora da 180 mAh rispetto ai 125 mAh del modello precedente, ma nonostante il notevole incremento non ho riscontrato migliorie notevoli nell’autonomia (sicuramente a causa dello schermo più grande). Coprire una settimana d’uso non è affatto un miraggio, ma senza Always On attivo (che è di fatto un’altra delle novità più attese); anche se qui molto dipende dall’uso che se ne fa, dalla quantità di notifiche che si ricevono, dalle attività sportive che si registrano e dalle impostazioni personali.
Ma numeri e Always On Display a parte (disponibile a seconda della watch face che si sceglie), di nuovo la Xiaomi Smart Band 7 porta sul piatto anche un bel gruzzolo di attività sportive monitorabili in più (ora si superano le 110 rispetto alle 30 della 6), e una funzione di monitoraggio del sonno migliorata e a fasi. Sono nuove anche le funzioni di analisi dell’allenamento che valutano l’effetto che l’attività ha apportato al proprio fisico (effetto aerobico e anaerobico), la stima dei tempi di recupero, la metrica EPOC e la stima del V02Max per avere un’idea di come le prestazioni stanno migliorando o meno.
Non c’è altro, nemmeno l’atteso modulo GPS, che è invece prerogativa di Xiaomi Smart Band 7 Pro (come lo è d’altronde anche il sensore di rilevamento della luminosità, che sulla versione standard è gestibile solo “a mano”), ma non ci sono nemmeno microfoni e altoparlanti, ovviamente, che limitano le funzioni e le possibilità di interazione con la smartband. È quindi già evidente quanto preannunciato, ovvero il fatto che fra la versione 7 e la 6 non sussistano cambiamenti significativi, cambiamenti che giustifichino un eventuale acquisto per i possessori del modello dello scorso anno, specie per chi possiede Xiaomi Mi Smart Band 6 NFC, che ha anche in più il chip NFC per effettuare pagamenti e Amazon Alexa integrata per l’assistenza vocale (qui trovate la nostra recensione).
Software, app e salute
Capite le (poche) novità che Xiaomi Smart Band 7 porta sul tavolo, discorso che vale anche per estetica e materiali (buoni se rapportati al prezzo ma sui livelli che già conosciamo tutti), vale la pena soffermarsi sul software, sulle funzioni e su quello che questo piccolo gadget nasconde.
Personalizzazione, app e interfaccia
L’interfaccia è semplice da usare e ben fatta, nonostante siano ancora presenti le didascalie a scorrimento continuo, a causa del poco spazio in larghezza, e qualche traduzione discutibile. Le possibilità di personalizzazione sono tante, non solo parlando delle watchface, curate e numerosissime, ma riguardano anche tanti altri aspetti, gestibili sia dall’app Mi Fitness che dalla stessa smartband.
Sono comodi gli widget accessibili con swipe laterali, anche loro personalizzabili appieno, e visibili fino a un massimo di 7 elementi. Anche le “app” (o meglio le funzioni, anche se Xiaomi le chiama “app”) sono ordinabili, sempre da Mi Fitness, come è personalizzabile la vibrazione a seconda del tipo di notifica o avviso, la sensibilità dell’accensione dello schermo con la classica rotazione del polso, eventualmente programmabile in determinati orari, come la modalità notte, per ridurre la luminosità al calar del sole.
La fluidità dell’interfaccia è buona, ma non è raro incappare in qualche lag (la situazione potrebbe tuttavia migliorare coi futuri aggiornamenti). Il sistema di lettura delle notifiche funziona, ma possiamo solo cancellarle (no, non vengono eliminate anche sullo smartphone) e non è possibile rispondere in alcun modo, nemmeno con delle risposte predefinite, purtroppo.
L’applicazione, come dicevamo, è Mi Fitness, un’app ben fatta sia dal punto di vista grafico, sia per la completezza. Permette di visualizzare tutto quello che la smartband rileva e approfondirne i dettagli, ma come anticipato consente pure di personalizzare diverse opzioni e funzioni di Xiaomi Smart Band 7, in maniera molto semplice.
Le funzioni per la salute
È un aspetto importante per Xiaomi Smart Band 7, e in generale per tutti gli smartwatch e smartband in commercio oggi, visto che si tratta di una tematica sempre più considerata da produttori e utenti. Prendere con le pinze i dati che dispositivi simili restituiscono (soprattutto i più economici, ma non è un rilievo sempre valido) è d’obbligo, e ciò vale anche in questo caso.
La lettura del battito cardiaco è presente e costante, anche se a intervalli di un minuto o più (è personalizzabile anche questo aspetto dall’app) se non quando si sta registrando un’attività manuale, dove il monitoraggio è invece in tempo reale. Sull’affidabilità rimandiamo al capitolo successivo. Migliorato rispetto al modello precedente il sistema di monitoraggio del sonno, che ora è suddiviso in fasi e fornisce un quadro completo della durata complessiva e delle diverse fasi, anche se sull’attendibilità della lettura, piuttosto che basarsi sulle mere sensazioni personali, qui servirebbero dispositivi medici con cui fare dei confronti (ma in generale, praticamente tutti gli smartwatch e smartband sono inaffidabili su questo fronte, anche se i risultati possono variare da persona a persona). Dal mio punto di vista, almeno nella durata complessiva del sonno, ci siamo, per il resto non mi pronuncio.
Capitolo ossigenazione del sangue, il discorso è simile ma anche differente. Perché proprio in queste settimane di prova sono risultato positivo al COVID-19, e ho colto la spiacevole occasione per approfondire un po’ il discorso al riguardo. Confesso di essere scettico anche in questo caso sull’affidabilità delle misurazioni di Xiaomi Smart Band 7 (vale anche per altri indossabili) ma i risultati che ho riscontrato, laddove paragonati a un saturimetro vero e proprio in mio possesso, sono stati perlopiù in linea.
Ci sono anche altre funzioni dedicate alla salute: dal monitoraggio dello stress all’indice delle attività PAI, passando per il registro del ciclo mestruale agli avvisi per muoversi, per stare un po’ in piedi o nel caso in cui l’ossigeno nel sangue scenda sotto una certa soglia (90, 85 o 80%), se la frequenza cardiaca è troppo elevata o bassa oltre agli immancabili esercizi di respirazione.
Come va con lo sport
Come anticipato, uno dei principali ambiti in cui Xiaomi Smart Band 7 si distingue dal modello precedente è lo sport. Sì, non c’è neanche qui un modulo GPS integrato, ma rispetto al modello precedente sono quasi quadruplicate le modalità fitness disponibili. C’è da dire che in molti casi non cambia praticamente nulla da uno sport all’altro dal punto di vista della registrazione dei parametri e delle informazioni disponibili e visibili mentre ci si allena. Ma non è affatto una sorpresa visto che ci troviamo di fronte a un prodotto economico (questo vale anche per le altre smartband) e che si rivolge a un pubblico di sportivi immuni a particolari pretese ed esigenze. E comunque, la resistenza alle immersioni in acqua fino a 5 ATM (50 metri) la rende utile anche per gli sport in acqua e in piscina.
Proprio per la ricchezza del nuovo catalogo, non è facile trovare uno sport popolare che non è possibile tracciare. Nonostante manchi il GPS, Xiaomi Smart Band 7 permette di appoggiarsi allo smartphone per registrare una traccia per gli sport all’aperto, una funzione comoda che in parte colma tale lacuna, pur impattando sulla batteria del telefono (da considerare nelle sessioni di allenamento più lunghe). Mi è capitato tuttavia che questa sorta di GPS connesso non funzionasse, cioè non riuscisse a connettersi col GPS dello smartphone, nonostante mi trovassi all’aperto e avessi aspettato svariati minuti.
Sono un bel plus le novità relative alle statistiche “professionali” dell’allenamento: il carico d’allenamento, la stima del VO2 Max, i tempi di recupero o l’effetto allenante (aerobico e anaerobico, anche se tali metriche lasciano un po’ il tempo che trovano visto che, al momento, non è possibile impostare la propria soglia anaerobica o personalizzare i valori in base all’utente). Sono tutte quante delle stime che Xiaomi Smart Band 7 restituisce sulla base dei dati analizzati durante l’allenamento, ma possono tornare in ogni caso d’aiuto per avere un quadro dello stato di forma e dei progressi (o dei regressi) legati alla propria attività fisica nel tempo.
In queste settimane, ho avuto modo di provarla per allenenti a corpo libero in casa, camminate e allenamenti in bici sia all’esterno (in mountain bike e in bici da corsa) che all’interno (sui rulli, causa COVID-19, come dicevo). Nella sessione di mountain bike, ma soprattutto allenandomi a corpo libero le informazioni relative alla frequenza cardiaca non sono state proprio in linea con quelle registrate dalla fascia cardio (una Polar H10 toracica, uno dei riferimenti del mercato). Xiaomi Smart Band 7 molto spesso non ha rilevato i picchi o le rapide variazioni, nonostante l’abbia tenuta stretta per bene e provata in più posizioni. Discorso diverso nella sessione di rulli, dove grazie alla posizione più statica la smartband è riuscita bene o male a restituire risultati ben più allineati alla fascia toracica. Per inciso, è davvero difficile, se non impossibile trovare ad oggi cardiofrequenzimetri da polso (anche quelli montati su smartwatch ben più costosi) che siano affidabili e in linea con le fasce cardio nel monitorare attività movimentate, a causa delle vibrazioni e dei movimenti del polso che rendono più ardua la rilevazione.
Comunque, ecco un confronto di una sessione di rulli (ciclismo indoor) con a sinistra l’attività registrata da Xiaomi Smart Band 7 e a destra la traccia cardio del mio ciclocomputer Garmin con la fascia Polar H10 (la differenza dei primi minuti è dovuta all’attività partita in ritardo sulla smartband):
Da segnalare la presenza del supporto ad app di terze parti come Strava (immagini qui sopra), anche se al momento pare non funzionare molto bene la sincronizzazione, visto che non è una rarità che il sistema non carichi le attività registrate o lo faccia in ritardo di giorni. Mi aspetto risolvano con i futuri aggiornamenti. È tuttavia possibile dare un’occhiata al resoconto delle proprie attività direttamente dalla smartband al termine delle stesse, o approfondire dall’app Mi Fitness.
Conclusioni
È tempo di tirare le somme di questa Xiaomi Smart Band 7. Come avrete intuito il mio giudizio è positivo, è un dispositivo che mi è piaciuto molto perché carino esteticamente e ben fatto anche internamente. Nonostante qualche lag e qualche traduzione sommaria l’interfaccia è gradevole e le (poche) novità introdotte la rendono più completa rispetto al modello che la precede, pur non giustificandone appieno il cambio di generazione.
Il discorso cambierebbe se ci fosse un modulo GPS e un sensore di luminosità, due grosse lacune a parer mio. Sì, manca pure una cornice smart come si deve, con cui gestire chiamate, messaggi e assistenza vocale, ma non dimentichiamoci il settore a cui appartiene. L’altro vuoto, considerando la versione globale da noi disponibile (visto che in Cina è presente anche una variante dedicata) riguarda il chip NFC per effettuare pagamenti digitali, chip che sul modello specifico precedente è presente, versione che fra l’altro ha a bordo pure Alexa. Ecco, se per voi l’assistenza vocale e i pagamenti NFC sono importanti e necessari, comprate la versione la Mi Smart Band 6 NFC (disponibile anche su Amazon). Altrimenti, la nuova rappresenta senza dubbio la scelta più logica.
Resta in ogni caso una delle migliori smartband in commercio per rapporto qualità-prezzo e una valida alternativa agli smartwatch economici, un braccialetto che non rivoluziona ma affina colei che l’ha preceduta.
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