Il crac di Celsius Network ha avuto ripercussioni molto ampie per chi aveva pensato di poter guadagnare investendo i propri soldi nell’azienda. Nel fallimento chiesto dal suo management, a questo corrisponde la richiesta di aderire al Chapter 11, sono infatti stati persi miliardi di dollari e ora resta soltanto da precisare la reale entità del buco.
Intanto, però, iniziano ad arrivare manifestazioni di interesse nei confronti di alcune delle sue attività. Tra di esse spicca quello evidenziato da Ripple Labs, manifestato nel corso di una intervista rilasciata da un suo portavoce all’agenzia di stampa Reuters. Non è chiaro, invece, se l’azienda californiana abbia vagliato l’ipotesi di acquistare in blocco ciò che resta di Celsius.
Tanto è bastato, però, per provocare notevoli movimenti sul mercato, ove il prezzo di CEL, l’utility token nativo della piattaforma fallita ha messo a segno una crescita nell’ordine del 23% nelle ore successive al diffondersi della notizia. Una news che è stata quindi giudicata con tutta evidenza fondata, nonostante il fatto che Ripple appaia nella lista dei debitori di Celsius. Non essendo tra i principali soggetti in questa lista, non ci sarebbe però alcun conflitto di interessi a impedirgli di procedere ad una acquisizione, a termini di legge.
Peraltro Ripple non è la sola entità del settore ad aver mostrato interesse in tal senso. Tra le altre di cui si è vociferato in queste ultime ore ci sarebbero anche la piattaforma di scambio crypto FTX e Nexo. La proposta di quest’ultima, la quale è una diretta concorrente di Celsius, è comunque già stata rispedita al mittente.
I guai giudiziari di Celsius
Oltre ai guai di carattere finanziario, però, Celsius potrebbe ben presto ritrovarsi sotto attacco da parte degli enti di sorveglianza dei mercati finanziari. Il primo a presentarsi alla porta dell’azienda di prestiti in criptovalute è stato il Dipartimento per la protezione finanziaria e l’innovazione degli Stati Uniti. In un ordine, infatti, il dipartimento ha sostenuto che Alex Mashinsky, il suo CEO, avrebbe rilasciato false dichiarazioni e si sarebbe reso responsabile di omissioni nell’offerta di conti con interessi in asset virtuali.
L’accusa del dipartimento è mossa in particolare dalla circostanza che Celsius offriva ai clienti conti i quali permettevano loro di lucrare interessi sulle risorse digitali depositate al suo interno, senza che però i conti stessi fossero qualificati come titoli, in ottemperanza alle leggi vigenti in California. Paradossalmente è la stessa accusa che la Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti ha elevato nei confronti di Ripple, nella causa in atto ormai da tempo.
Non resta quindi che seguire ora lo svilupparsi degli eventi, in una vicenda che ha confermato le grandi difficoltà in cui si dibatte il mondo crypto dopo il crollo di aziende come Terra, Three Arrows Capital e Voyager. La speranza è naturalmente che le conseguenze di questi fallimenti possano essere almeno in parte ridimensionate, evitando in tal modo ulteriori fibrillazioni le quali potrebbero avere come conseguenza un ulteriore allontanamento di potenziali investitori.
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