Il problema rappresentato dall’utilizzo delle criptovalute nelle attività di riciclaggio ed evasione fiscale è tornato di grande attualità nel corso degli ultimi tempi. La testimonianza più evidente è da considerare quanto accaduto a Tornado Cash, il mixer bandito dagli Stati Uniti in quanto sospettato di aver favorito il riciclaggio di svariati miliardi di dollari sporchi. Un bando il quale sta provocando non poche polemiche, anche perché seguito da provvedimenti giudiziari che appaiono effettivamente abnormi.
Meno rumore ha destato la lotta alle operazioni illegali in cui sono coinvolti asset virtuali portato avanti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura brasiliana. Nel Paese sudamericano, infatti, si sono verificate alcune operazioni che dimostrano come per chi intenda utilizzare Bitcoin e Altcoin come lavanderia di capitali di dubbia provenienza la situazione si stia complicando non poco.
L’ultima notizia in questione è quella relativa all’operazione Cryptolavagem condotta dallo Specialized Action Group to Combat Organised Crime (GAECO) nella regione di Lagos, in cui sono stati denunciati Glaidson Acácio dos Santos, noto come il “Faraone dei Bitcoin”, e un consigliere di Armação dos Búzios, Lorram Gomes da Silveira. L’accusa elevata a loro carico è di riciclaggio di denaro.
Nel corso dell’operazione è stato sequestrato l’equivalente di 9250 dollari in contanti e la stessa deve essere considerata una propaggine del filone principale, indicato come Plastografos e iniziato nel mese di aprile del 2021. Lorram, parlamentare arrivato già al suo terzo mandato come consigliere di Búzios, carica che ha ricoperto anche tra il 2009 e il 2016, è stato anche capo di gabinetto dell’allora sindaco André Granado, tra novembre 2018 e maggio 2019, quando sarebbero stati commessi i crimini. Già all’epoca era già stato accusato di promuovere, costituire, finanziare e integrare un’organizzazione criminale dedita ai reati di corruzione passiva, uso di documenti falsi e appropriazione indebita.
La magistratura, nel frattempo, ha stabilito che circa 271.000 dollari di beni di Lorram sono “non contabilizzati” e potrebbero essere nascosti in wallet crypto a cui non hanno però ancora avuto accesso. Per quanto riguarda invece Glaidson Acácio dos Santos, il “Faraone” è ancora in attesa di processo con l’accusa di aver orchestrato uno schema Ponzi a tema crypto da 7 miliardi di dollari, incentrato sulla promessa di rendimenti del 10% sulle quote rilasciate agli investitori. L’uomo ha comunque dichiarato la sua intenzione di candidarsi alle prossime elezioni politiche di ottobre, nonostante sia ancora rinchiuso in carcere candidandosi nelle file del Partito Democratico Cristiano.
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Le operazioni Exchange e Daemon
L’operazione Cryptolavagem arriva a pochi giorni di distanza da quella Exchange, culminata nel sequestro di 172 milioni di real brasiliani (circa 28 milioni di euro), la maggior parte dei quali in procinto di essere ripulita attraverso gli scambi in criptovalute. L’azione di polizia è sfociata nell’emissione di sei mandati di perquisizione presso la città di Diadema e nella metropoli di São Paulo, ed è stata resa nota dalla Polícia Civil de Estado de São Paulo in un rapporto. Anche se l’indagine è ancora in corso, l’ipotesi alla sua base è che i criminali abbiano utilizzato le criptovalute per riciclare con grande facilità denaro sporco.
Il riciclaggio faceva leva su ben 17 società fasulle, create ad hoc al fine di agevolare le operazioni. Una volta ripulito il denaro, la banda provvedeva ad inviare i fondi a conti offshore. Secondo le stime degli inquirenti, in cinque mesi sarebbero stati riciclati circa 1,69 milioni di euro, mentre altre società avrebbero ricevuto gli introiti “ripuliti”, circa due milioni e mezzo di euro in criptovalute. A rendere più facile il dispositivo la mancata sorveglianza degli exchange sulla provenienza dei fondi e sulle società. In pratica non sarebbero state messe in opera le procedure KYC (Know Your Customer) e AML (Anti Money Laundering) da parte delle piattaforme di scambio, che pure sono obbligatorie.
Il mese di luglio, invece, era stato caratterizzato dall’operazione Daemon, la quale aveva visto le forze dell’ordine brasiliane procedere all’arresto di Cláudio Oliveira, un imprenditore noto come “o Rei do Bitcoin” e numero uno di Bitcoin Banco Group. Anche in questo caso la società prometteva profitti straordinari, raggirando gli investitori e i risparmiatori. La truffa si è conclusa con circa 7mila vittime e 25 milioni di euro sottratti. Secondo la polizia brasiliana, le due operazioni sono fortemente collegate.
Criptovalute, il Brasile si muove per mettere in sicurezza il settore
Le operazioni che abbiamo descritto rappresentano la testimonianza del fatto che il Brasile, uno dei Paesi del Sud America ove la scena crypto è più frizzante, intende lottare contro le infiltrazioni criminali che rischiano di far crollare la reputazione dell’innovazione finanziaria. Per farlo, il governo ha puntato sull’istituzione di una speciale unità investigativa, la quale si propone di combattere l’illegalità e perseguire una educazione da parte dei consumatori in grado di aiutarli a sfruttare le potenzialità di Bitcoin e Altcoin.
La nuova unità si chiama semplicemente Crypto e collabora con il Ministero del Distretto Federale. Tra i suoi compiti anche la collaborazione in termini di consulenza nei confronti dei pubblici ministeri chiamati ad occuparsi di crimini collegati agli asset digitali. A spiegarne meglio la valenza è stato Frederico Minberg, coordinatore dell’unità e pubblico ministero, nel corso di un’intervista rilasciata a Bloomberg, durante la quale ha voluto puntualizzare come l’unità non serva a reprimere il settore, bensì a espellerne gli attori non trasparenti.
Il Brasile sembra quindi intenzionato a sfruttare al meglio l’innovazione finanziaria. Per farlo ha scelto di dare vita a strutture in grado di ripulire il settore sin dalle fondamenta, evitando che gli asset virtuali possano rivelarsi un vero e proprio cavallo di Troia per le organizzazioni criminali. Un vantaggio soprattutto per i tanti operatori onesti, i quali vedranno chiarirsi il quadro con la stretta in atto verso i truffatori, ancora molto presenti non solo in Brasile.
Una necessità del resto vitale per il Paese, uno di quelli che sta virando con maggior decisione verso un’economia sempre più digitalizzata e un’adozione molto rilevante delle criptovalute, come del resto rivelato da un recente studio pubblicato da Bitstamp.
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