L’exchange di criptovalute Huobi, con sede sociale alle Seychelles, ha annunciato una decisione che potrebbe rivelarsi molto importante, ovvero il delisting di ben sette privacy coin, ovvero i token che si propongono di elevare al massimo i propri profili di riservatezza, in alcuni casi sino all’anonimato. I sette token sanzionati dallo scambio sono Monero (XMR), Zcash (ZEC), Dash (DASH), Verge Coin (XVG), Decred (DCR), Firo (un tempo Zcoin) e Horizen (ZEN).
Se le negoziazioni con i token in questione sono già state interrotte, i depositi sono stati sospesi a loro volta il 12 settembre, lasciando però la possibilità agli interessati di prelevarne il contenuto. La rimozione completa è comunque prevista per il prossimo 19 settembre.
La decisione di Huobi non è certo una novità in assoluto, considerato come ad esempio Kraken avesse già provveduto ad eliminare Monero dalle contrattazioni per i clienti del Regno Unito, mentre Bittrex aveva provveduto a fare la stessa operazione nei confronti di Monero, Dash e Zcash nel gennaio del 2021, ma si tratta comunque di un fatto di grande rilievo, il quale sembra confermare i pronostici formulati da più parti nel corso degli ultimi mesi.
Perché Huobi è giunto a questa risoluzione? In effetti il motivo non è del tutto chiaro. L’azienda ha citato al proposito le politiche di conformità, la sicurezza degli utenti e l’articolo 17, paragrafo 16, del Regolamento di gestione dell’azienda. In attesa di ulteriori chiarimenti, la piattaforma ha chiesto agli utenti di annullare tutti gli ordini aperti per ogni moneta virtuale. In caso contrario, tali ordini verranno annullati automaticamente al momento della rimozione e le risorse pertinenti saranno accreditate sugli account degli interessati.
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La mossa di Huobi è il segnale di una bufera in arrivo?
Come abbiamo visto, Huobi afferma di aver semplicemente deciso di aderire alle normative approntate dalle autorità di regolamentazione, ovvero quelle KYC (Know Your Customer) e AML (Anti Money laundering). Si tratta in pratica di norme tese ad impedire che le contrattazioni in criptovalute possano trasformarsi in un’arma per tutti coloro intenzionati a evadere il fisco o nascondere proventi derivanti da attività illecite.
Secondo alcuni osservatori, però, si tratta di una mossa tesa ad impedire il verificarsi di problemi con le autorità di controllo, in un momento in cui le privacy coin sono apertamente osteggiate a livello istituzionale. Un atteggiamento rivolto in particolare verso Monero, il rappresentate più eminente della categoria, contro il quale si è mosso in particolare l’Internal Revenue Service degli Stati Uniti, emettendo una taglia a favore di chi è in grado di spezzarne i livelli di privacy, intascata da Cipher Trace.
Perché Monero è così apertamente osteggiato? Il motivo è da ricercare nel fatto che proprio XMR è stato eletto come token preferito nelle attività criminali, a partire dal ransomware. Insieme a Dash e Zcash è inoltre molto utilizzato nel Dark Web, la parte più oscura di Internet, ove prosperano i mercati di stupefacenti, armi, esseri umani e dati.
Di fronte a questo atteggiamento non proprio benevolo, ma del tutto comprensibile, delle autorità di controllo, il settore delle privacy coin non si è neanche premurato di mostrare un atteggiamento conciliante, come dimostra la recente adozione da parte di alcuni progetti di MimbleWimble, un nuovo protocollo che addirittura non si propone più una maggiore privacy, ma di conseguire il vero e proprio anonimato. O come la decisione presa proprio da Monero in direzione di un ulteriore rafforzamento del livello di privacy. Una sorta di guanto di sfida che rischia di essere presto raccolto dalle agenzie governative di mezzo mondo.
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Tornado Cash è stato solo un avvertimento per le privacy coin?
A spingere alcuni osservatori a prevedere l’arrivo della prossima bufera è stata di recente la vicenda che ha interessato Tornado Cash, altro strumento ideato per assicurare il massimo di privacy ai suoi utenti. Il provvedimento preso dall’Office of Foreign Assets Control (OFAC) nei confronti dell’azienda, seguito dall’arresto di Alexey Pertsev, uno dei suoi sviluppatori, avvenuto in Olanda, ha destato in effetti grande clamore.
La mossa dell’OFAC è stata interpretata nel settore crypto alla stregua di una vera e propria dichiarazione di guerra. Sono tornati ad echeggiare i toni che pure sembravano un retaggio del passato, quando le criptovalute stesse erano state accusate di essere una lavanderia di soldi sporchi. Una tesi poi caduta con il passare del tempo, come dimostra l’ultimo rapporto pubblicato da Europol, ma tornata in auge con la vicenda di Tornado Cash.
Ora resta soltanto da capire se siamo di fronte ad una vera e propria guerra e, soprattutto, contro chi. Se in effetti sembrano le privacy coin le naturali destinatarie dell’ostilità istituzionale, quanto successo a Tornado Cash sembra suonare alla stregua di un vero e proprio avvertimento verso chiunque intenda provare a utilizzare gli asset virtuali per attività illegali. Un avvertimento esteso anche a chi avesse in mente di seguire l’esempio di Litecoin, il token più noto tra quelli che hanno scelto MimbleWimble.
Leggi anche: Guida alle privacy coin: cosa sono e a cosa servono
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