Le privacy coin potrebbero presto essere messe al bando all’interno dell’Unione Europea. A rivelarlo è Coindesk, che avrebbe avuto modo di vedere un documento riservato, una bozza di legge scritta da funzionari della Repubblica Ceca, Paese il quale detiene la guida a rotazione dell’UE sino alla fine dell’anno. Datato al 9 novembre, il documento già sarebbe stato sottoposto all’attenzione dei 26 Stati membri, per un primo commento.

Si tratta di una notizia non propriamente sorprendente, alla luce del fatto che l’eurozona già da tempo ha deciso di irrigidire le sue normative in tema di criptovalute, stringendo sempre più le maglie della propria legislazione in modo da impedire che il denaro virtuale possa trasformarsi in uno strumento di riciclaggio di capitali sporchi, di elusione ed evasione fiscale e il veicolo privilegiato per spostare denaro da parte delle organizzazioni terroristiche.

UE contro le privacy coin: cosa afferma il documento trapelato

Gli istituti di credito, le istituzioni finanziarie e i fornitori di servizi di cripto-asset non possono detenere o trattare monete volte espressamente a preservare l’anonimato, ovvero le ormai famose privacy coin, un novero in cui i token più famosi sono Monero, Zcash e Dash. Questo è il punto centrale del documento ancora riservato che starebbe circolando tra gli stati membri dell’Unione Europea.

La categoria già da tempo era stata messa sotto osservazione da parte di un gran numero di agenzie governative, preoccupate che la tendenza alla privacy di cui sono portatrici queste criptovalute possa sfociare in vero e proprio anonimato. Com’è ormai noto, la mancanza di tracciabilità è un vero e proprio incubo per gli Stati nazionali e le organizzazioni interstatali, in quanto rende possibile non soltanto la sottrazione di ingenti risorse al fisco, ma anche l’apertura di un canale di pagamento sommerso a favore del terrorismo e della grande criminalità internazionale.

Un ulteriore salto di qualità nella lotta contro l’anonimato

Già nel luglio del 2021 un piano antiriciclaggio è stato presentato ad opera della Commissione europea come parte di un pacchetto il quale andrebbe a vietare anche grandi transazioni in contanti e comporterebbe la creazione di una nuova agenzia antiriciclaggio, AMLA, cui spetterebbe il compito di controllare le pratiche presso i grandi istituti finanziari.

La bozza preparata dai funzionari della Repubblica Ceca, però, andrebbe molto oltre l’impostazione originaria. In questo caso, infatti, le aziende del settore crypto verrebbero obbligate alla verifica dell’identità degli interessati anche nel caso di transazioni sotto i mille euro, oltre che a indagare nei casi in cui gli importi siano di dimensioni più grandi. Con tutta evidenza, questa nuova imposizione deriva dalla paura che le cifre più grandi possano essere spezzettate in tanti piccoli pagamenti, eludendo in tal modo le misure antiriciclaggio.

Secondo le aziende interessate, però, un provvedimento simile renderebbe praticamente impossibile lavorare in maniera proficua all’interno dell’eurozona. Inoltre scoraggerebbe tutti coloro che intendono fare investimenti nell’innovazione finanziaria all’interno del vecchio continente. Una velata minaccia la quale, però, non sembra far paura alle istituzioni politiche e monetarie europee.

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Cosa sono le privacy coin e perché fanno paura

Le privacy coin sono criptovalute che si propongono di tutelare al massimo la riservatezza di chi le utilizza per le proprie transazioni. Il loro più famoso rappresentante è Monero, non a caso finito ripetutamente nel mirino delle autorità governative che mirano a contrastare l’uso distorto di strumenti monetari e finanziari.

In pratica questi token si avvalgono di algoritmi i quali provvedono a mascherare gli estremi di una transazione per fare in modo che rimangano all’interno della blockchain. Secondo i loro sostenitori si tratta di un ostracismo immotivato, in quanto la tutela della privacy non si spingerebbe al totale anonimato. Una tesi avversata da chi ritiene al contrario che proprio il totale anonimato sia sin dall’inizio l’obiettivo che si propongono Monero e altri token analoghi.

In effetti la seconda tesi non sembra del tutto campata in aria, considerato come alcuni di questi progetti stiano virando verso algoritmi che puntano a impedire che possano essere individuati i wallet (portafogli elettronici) di cui si servono gli interessati nel corso della transazione. Un esempio in tal senso è MimbleWimble, il protocollo adottato da Litecoin, il quale fa apparire i blocchi alla stregua di una sola transazione, impedendo per tale via l’individuazione i due estremi della stessa.

Proprio questa politica apparentemente provocatoria aveva spinto più di un analista a prevedere l’imminenza di una caccia contro le privacy coin. Un parere condiviso da Huobi, l’exchange che nel mese di settembre ha deciso di procedere all’esclusione dai propri listini di Monero, Zcash, Dash, Verge Coin, Decred , Firo  e Horizen. Mentre Bittrex si era limitato a Monero, Dash e Zcash.

La bozza visionata da Coindesk sembra la plastica conferma dell’ormai imminente scontro tra UE e privacy coin. Uno scontro il quale potrebbe peraltro rivelarsi un semplice antipasto, considerata l’avversione a livello globale verso Monero e company. Non resta che attendere le prossime puntate di una storia che si prospetta molto interessante.

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