Forse non ce ne rendiamo pienamente conto ma, negli ultimi tempi, stiamo osservando una corsa alla Luna da parte di Stati Uniti e Cina, qualcosa di simile a quanto già avvenuto durante la prima corsa allo spazio del secolo scorso, che vedeva contrapposti Stati Uniti e Unione Sovietica e che ha raggiunto il suo apice con lo storico allunaggio del 1969.
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I timori degli Stati Uniti per le ambizioni della Cina sulla Luna
Diverse volte negli ultimi mesi avete potuto leggere sulle nostre pagine articoli sulla missione Artemis della NASA, la prima da poco conclusa è solo il preludio di quelle che sono le intenzioni dell’agenzia, ovvero riportare l’uomo sulla Luna nel 2025 con la missione Artemis 3.
Un aspetto che attira meno attenzioni però, riguarda l’incessante lavoro svolto dalla Cina in questo frangente, la potenza asiatica infatti ha da tempo ultimato la costruzione della sua prima stazione spaziale in orbita intorno alla Terra, la Tiangong, che ha inoltre già visto la conclusione di ben tre missioni con equipaggio. L’obbiettivo della Cina è quello di far sbarcare i taikonauti (termine derivante da “tai kong”, spazio in cinese, utilizzato per identificare gli astronauti) sulla superficie lunare entro la fine del decennio.
Negli ultimi anni inoltre la Cina ha lanciato diversi lander e rover robotici per raccogliere campioni lunari, alcuni dei quali hanno anche raggiunto il lato più lontano del nostro satellite, a dimostrazione dei “progressi sbalorditivi e incredibilmente veloci” compiuti.
Tutto ciò desta le preoccupazioni della NASA che, attraverso le parole dell’attuale amministratore Bill Nelson in un’intervista con Politico, ha dichiarato:
È un dato di fatto: siamo in una corsa allo spazio. Ed è vero che faremo meglio a stare attenti che non arrivino in un posto sulla Luna con il pretesto della ricerca scientifica. E non è oltre il regno delle possibilità che dicano: ‘State fuori, siamo qui, questo è il nostro territorio.
Nelson porta come esempio, a sostegno delle proprie preoccupazioni, quanto fatto dalla Cina nel Mar Cinese Meridionale, che ha installato basi militari sulle Isole Spratly. L’eventuale arroganza della Cina non desta preoccupazioni solo per quel che concerne il suolo lunare, ma anche lo spazio in generale, la Repubblica Popolare infatti è stata in grado non solo di atterrare sul lato più lontano del satellite, ma anche di creare un relè di comunicazione utilizzando un satellite che è stato lanciato l’anno prima tra la Terra e la Luna.
Tutto ciò viene osservato con crescente preoccupazione anche dai militari statunitensi, essendo indice di una crescente capacità di produrre sistemi di lancio spaziale per l’esplorazione umana nello spazio, cosa che potrebbe anche avere ripercussioni sui satelliti statunitensi, destando timori dal punto di vista della sicurezza nazionale.
Terry Virts, ex comandante della Stazione Spaziale Internazionale, dello Space Shuttle e colonnello dell’aeronautica in pensione ha sottolineato i contorni dell’intera faccenda con la seguente dichiarazione, che ne evidenzia sia gli aspetti politici che di sicurezza:
Da un lato, è una competizione politica per mostrare quale sistema funziona meglio. Quello che vogliono veramente è il rispetto come miglior paese del mondo. Vogliono essere il potere dominante sulla Terra, quindi andare sulla Luna è un modo per dimostrare che il loro sistema funziona. Se ci riportano sulla Luna, dimostrano che sono migliori di noi. C’è potenzialmente un danno che la Cina può fare sulla Luna. Se installassero un’infrastruttura lì, potrebbero potenzialmente negare le comunicazioni, per esempio. Averli lì non rende le cose più facili. C’è una reale preoccupazione per l’ingerenza cinese.
La risposta della Cina, i nostri intenti verso la Luna vengono travisati
La Cina dal canto suo, ha fortemente respinto tutte le accuse, affidandosi alle parole di Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese a Washington:
Alcuni funzionari statunitensi hanno parlato in modo irresponsabile per travisare i normali e legittimi sforzi spaziali della Cina. Lo spazio esterno non è un terreno di lotta. L’esplorazione e l’uso pacifico dello spazio esterno è uno sforzo comune dell’umanità e dovrebbe giovare a tutti. La Cina sostiene sempre l’uso pacifico dello spazio, si oppone all’armamento e alla corsa agli armamenti nello spazio e lavora attivamente per costruire una comunità con un futuro condiviso per l’umanità nel dominio spaziale.
Insomma la NASA è seriamente preoccupata di perdere la faccia, e Nelson non ne fa segreto ammettendo di chiedere ogni giorno di essere ragguagliato sui progressi riguardanti le tute spaziali e SpaceX, che rappresentano due delle maggiori fonti di preoccupazione per eventuali ritardi delle future missioni Artemis.
Se dunque le preoccupazioni dell’agenzia spaziale americana sono in parte legittime, è bene ricordare che entrambe le nazioni fanno teoricamente parte del “Trattato sullo spazio esterno”, ovvero un accordo che impedisce alle nazioni di rivendicare territori su qualsiasi corpo celeste, inclusa la Luna. La soluzione a tutto ciò ci sarebbe, una cooperazione tra Stati Uniti e Cina porterebbe enormi vantaggi ad entrambe le parti ma, considerando che sulla superficie lunare i siti adatti all’atterraggio e le risorse sono limitati, è più probabile che ognuno continui per la sua strada, tentando di essere il primo a riconquistare la Luna.
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