Il Bitcoin ha ripreso a correre, dopo mesi estremamente complicati, resi ancora più difficili da un crypto winter che ha zavorrato l’intero settore delle criptovalute. Chi aveva già suonato la campana a morto per l’icona attribuita a Satoshi Nakamoto si trova ora spiazzato dal suo ritorno su livelli di prezzo che non si vedevano da molto tempo. A impressionare è soprattutto quel 26,5% guadagnato da BTC a partire dal momento in cui il Department of Financial Protection and Innovation della California ha provveduto a porre fine all’avventura della Silicon Valley Bank. Un dato il quale impone una riflessione sui motivi che stanno facendo da propellente alla nuova bull run in atto.
Indice:
Bitcoin: perché all’improvviso è tornato a correre?
Dopo lunghi mesi in cui il suo prezzo ha dovuto lottare per mantenersi intorno ai 20mila euro, non sempre riuscendoci, il Bitcoin all’improvviso si è rimesso a correre. Una nuova vitalità che ha naturalmente ringalluzzito i cosiddetti evangelisti di BTC, i quali non hanno perso l’occasione di rinverdire le proprie previsioni.
Naturalmente, per chi investe tali previsioni possono avere una discreta importanza, ma non pari ad una analisi dei motivi che fanno da carburante per questa nuova rincorsa verso l’alto della regina crypto. Basta in effetti guardare quelle formulate da molti esperti di trading per notare come il loro giudizio vada a concentrarsi in particolare su un paio di aspetti.
Il primo è quello relativo alla fiammata dei prezzi ancora in atto, nonostante le decisioni delle maggiori banche centrali, a partire da Federal Reserve e Banca Centrale Europea. I continui rialzi dei tassi di interesse non sono riusciti ad intaccare questo dato di fatto, spingendo quindi molti investitori a puntare di nuovo sui cosiddetti beni rifugio. Se l’oro fisico rientra in questa categoria di asset, il Bitcoin è a sua volta considerato oro digitale e non pochi hanno deciso di acquistarne un certo quantitativo.
Il Bitcoin, però, è anche visto allo stesso tempo come un asset molto volatile e, quindi, collegato ad un rischio d’investimento notevole. Una categoria di beni i quali diventano desiderabili quando i mercati tornano a giovarsi di liquidità, per effetto delle decisioni delle banche centrali. È qui che si è andata a inserire la crisi originata dal crollo di Silicon Valley Bank e Signature Bank.
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Il crollo di SVB e Signature Bank
Il crollo della Silicon Valley Bank ha destato grande impressione presso opinione pubblica e investitori. Si tratta infatti del più clamoroso crac di una banca, dopo quello fatto registrare nel corso del 2008 da Washington Mutual.
Al suo fallimento si è innescato il classico effetto domino che è tipico di questi eventi, travolgendo anche Signature Bank. I due istituti avevano in comune un dato di fatto, l’essere in pratica aziende finanziarie concentrate sul settore dell’innovazione finanziaria, cui destinavano prestiti e servizi fondamentali per una miriade di realtà appena nate, le startup innovative.
Per cercare di evitare il contagio del resto del sistema bancario, la Federal Reserve ha dovuto dare vita a quello che è stato definito un “Quantitative Easing furtivo”. Per tale si intende l’immissione di ingenti risorse sui mercati, come è avvenuto ad esempio quando Mario Draghi ha deciso di acquistare titoli per 1100 miliardi di euro nel preciso intento di sostenere i cosiddetti PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) ed evitare il fallimento dell’euro.
Quando si verifica una massiccia immissione di liquidità nel sistema, al contempo si registra una rinnovata propensione al rischio da parte di quegli investitori che avevano in precedenza deciso di evitare avventure. Una parte di questi ha quindi deciso di far convergere i propri soldi su BTC, avendone notato due buone caratteristiche: la resistenza comunque denotata in una fase finanziaria complicata e un ruolo sempre notevole nell’economia reale.
Se è vero che la creazione di Satoshi Nakamoto ha visto il suo prezzo arretrare costantemente nel corso del crypto winter, allontanandosi di molto dai suoi massimi storici, al tempo stesso è riuscito comunque ad affermarsi sempre di più in termini di strumento da utilizzare nei pagamenti. Non a caso alcuni studi dei mesi passati affermano come le criptovalute abbiano fatto passi notevoli verso l’adozione di massa, soprattutto in aree come il Sud America e l’Africa.
Un aspetto, l’immissione di liquidità da parte della Fed, che è stato messo in risalto ad esempio da Arthur Hayes, ex amministratore delegato di BitMEX, in un messaggio postato su Twitter, che non sembra lasciare dubbi in tal senso. “Preparatevi a un rally da paura per gli asset di rischio”.
Game Blouses.
Get ready for a face ripping rally in risk assets.
MONEY PRINTER GO BRRR!!! pic.twitter.com/r1JJBDsZOr
— Arthur Hayes (@CryptoHayes) March 12, 2023
Bitcoin: occorre comunque fare molta attenzione
Il Bitcoin è in netta risalita, tanto che in questo momento la sua crescita nel corso degli ultimi sette giorni è superiore al 32%. Una crescita talmente intensa che potrebbe ben presto costringere coloro che avevano scommesso sulla sua ulteriore perdita di valore ad acquistarlo, nel preciso intento di limitare ulteriori perdite. Tecnicamente si chiama short squeeze, un termine diventato celebre a Wall Street durante la clamorosa vicenda di Gamestop.
Come abbiamo ricordato, però, BTC è un asset estremamente volatile, da trattare quindi con grande prudenza. Se si pensa che da ora in avanti il suo cammino ascensionale non si interromperà più, si compie un errore di prospettiva che potrebbe sfociare in perdite molto consistenti. La cosa realmente importante è cercare di comprendere al meglio le dinamiche dei mercati, senza ascoltare troppo gli evangelisti del Bitcoin, che da sempre pronosticano quotazioni irreali, almeno per il momento.
Anche nel corso delle ultime ore hanno iniziato di nuovo a circolare previsioni fantasmagoriche, a partire da quelle di Finder, che in un un suo report ha stabilito in oltre 318mila dollari il prezzo dell’icona crypto entro il dicembre del 2025 e in 160mila per la fine dell’anno in corso.
Sembra invece più equilibrata la previsione formulata da Mike Novogratz, CEO di Galaxy Digital, il quale afferma che con un mondo diretto verso una stretta monetaria, è arrivato il momento di investire in oro, argento e BTC. Ha poi aggiunto: “Se mai c’è stato nella storia un momento nella storia per investire in BTC e crypto, è questo. È il motivo per cui sono state create. I governi tendono a stampare troppo denaro quando l’economia diventa insostenibile, lo stiamo vedendo anche adesso.”
In definitiva, le condizioni per guadagnare con il Bitcoin esistono e potrebbero rafforzarsi con l’avvicinarsi ad un altro momento topico, quello rappresentato dal prossimo halving. La cosa realmente importante è però maneggiarle con prudenza. Troppi, non facendolo nel passato, si sono già scottati le mani.
Leggi anche: Quali conseguenze avrà il crac della Silicon Valley Bank sulla tecnologia?
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