Che l’Intelligenza Artificiale stia divenendo un fulcro delle tecnologie di nuova generazione non è più un segreto; la versatilità degli applicativi accelerati con AI sta venendo a galla giorno per giorno e tocca ormai tutti i segmenti legati al mondo tech e ai dispositivi che utilizziamo ogni giorno, compresi ovviamente i notebook. Quando parliamo di notebook, o se preferite laptop o ancora PC portatili, oltre alla piattaforma hardware la prima caratteristica distintiva è sicuramente la batteria in dotazione con relativa autonomia, ovvero uno dei parametri più importanti da tenere in considerazione quando acquistiamo un notebook e abbiamo intenzione / necessità di lavorare o comunque utilizzarlo fuori casa.
A oggi le tecnologie messe in campo dalle varie aziende per incrementare l’autonomia dei portatili (gaming e non) sono diverse; finora la maggior parte di queste soluzioni sono in sostanza software ad hoc proprietari e/o profili BIOS predefiniti dal produttore, mentre nell’ultimo periodo stiamo assistendo a un’inevitabile (ma forse utile) integrazione dell’AI come nel caso della più recente tecnologia NVIDIA BatteryBoost 2.0, sicuramente una delle più efficaci al momento per tutti quei notebook dotati di scheda grafica dedicata.
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Dalle AA fino ai giorni nostri: l’evoluzione delle batterie dei laptop verso il risparmio energetico
Se torniamo indietro nel tempo ai primi computer portatili, termine che per l’epoca è sicuramente più appropriato viste le dimensioni, le batterie per questo tipo di dispositivi hanno fatto parecchia strada, passando dall’essere poco pratiche e senza grandi prestazioni fino a quelle odierne, capaci di supportare diverse ore di lavoro. All’inizio degli anni ottanta ad esempio, i laptop erano alimentati da batterie AA, non proprio il massimo in quanto a sostenibilità (altamente nocive) e con il problema, a dir poco assillante, del continuo ricambio.
Per fare un esempio pratico, il Kyotronic 85 era poco più di una calcolatrice e necessitava di ben 4 batterie AA, il tutto per 20 ore di utilizzo per poi sostituirle (potete immaginare lo spreco). Il primo vero portatile, l’Osborne 1 del 1981 (foto sopra), dotato di un display da 5 pollici, una porta modem e due unità floppy disk da 5 1/4″ (oltre a una nutrita gamma di software inclusi), pesava invece 11 kg, a causa anche della ingombrante batteria tampone che offriva di un’autonomia di un’ora. Le prime batteria ricaricabili al piombo-acido arrivano solo alla fine degli anni Ottanta e, per quanto avessero una notevole capacità di contenere carica elettrica, venivano penalizzate comunque dal peso eccessivo; pensate che nel 1989 un computer portatile poteva arrivare a pesare anche più di 7 kg, la maggior parte dei quali dovuti alla sua batteria al piombo-acido, che assicurava circa 10 ore di autonomia, sia in funzione che nella modalità standby.
Negli anni novanta ci fu una piccola svolta con le batterie NiCad (nichel-cadmio), caratterizzate da una bassa resistenza interna ma affette dalla famigerata problematica dell’“effetto memoria”; per chi non le ricordasse, in sostanza andavano scaricate completamente prima di essere ricaricate. Nello stesso periodo anche le batterie NiMH (nichel-metalidrato) ebbero un certo successo, non a caso ancora oggi si possono ritrovare sui modelli di notebook più datati. La vera rivoluzione arriverà però con le batterie agli ioni di litio e ai polimeri di litio, soluzioni che permettono di realizzare dispositivi più sottili e leggeri con autonomia di diverse ore, oltre che con una perdita di carica in standby davvero bassissima. A titolo d’esempio ricordiamo che già nel 2018 LG proponeva i laptop serie Gram con quasi 14 ore di autonomia, il tutto con unità di alimentazione sempre più compatte; pensate che a oggi un Dell XPS 17 9730 con GPU dedicata NVIDIA GeForce RTX monta una batteria che pesa solo 380 grammi.
Uno sguardo al futuro con NVIDIA BatteryBoost 2.0: i notebook consumeranno sempre meno grazie all’AI?
Guardando al futuro, anche imminente, le aziende di settore e i produttori di notebook (gaming o meno fa poca differenza) stanno seguendo diverse strade; le opzioni sono diverse, c’è chi pensa a sviluppare soluzioni come le batterie a stato solido, oppure chi punta non solo sulla batteria ma anche sull’aspetto ottimizzazione. In questo senso NVIDIA propone BatteryBoost, una tecnologia che punta a ridurre il consumo energetico minimizzando l’impatto sulle prestazioni, arrivando ad avere una durata della batteria fino a due volte superiore durante le sessioni di gioco.
NVIDIA BatteryBoost è completamente automatica: si attiva nel momento stesso in cui si avvia un gioco se il PC non è collegato alla rete elettrica. Inoltre, insieme alla tecnologia NVIDIA Optimus, offre una durata estesa della batteria con l’uso di app non eccessivamente impegnative, il tutto sempre con prestazioni ottimali. BatteryBoost adegua le prestazioni delle GPU NVIDIA GeForce per garantire l’approvvigionamento energetico ideale per un’esperienza di gioco sempre fluida; ad esempio, se il gioco passa a scene più complesse dal punto di vista visivo, BatteryBoost regola dinamicamente le prestazioni della GPU per compensare.
Con i titoli impegnativi che hanno bisogno di qualche FPS in più, NVIDIA BatteryBoost permette inoltre di individuare un frame rate target per controllare sia l’esperienza di gioco sia la durata della batteria stessa. Nella sua ultima versione, supportata sui laptop con tecnologie Max-Q dalla quarta generazione in poi, BatteryBoost 2.0 sfrutta al meglio l’Intelligenza Artificiale per controllare e gestire l’intera piattaforma del nostro notebook, dall’utilizzo della GPU e della CPU, ai frame rate e fino alla qualità dell’immagine, per prolungare la durata della batteria. Il risultato, stando a quanto riportato dalla stessa NVIDIA, è un’ottima giocabilità in ottica performance pur prolungando la durata della batteria fino al 70%.
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