LinkedIn, noto social network che si occupa di mettere in contatto tra loro professionisti e aziende, sta per integrare delle funzioni legate all’Intelligenza Artificiale.

Queste, oltre a fornire supporto durante la ricerca di occupazione, possono aiutare gli utenti durante la formazione o, più semplicemente, in occasione delle ricerche sulla piattaforma. A quanto pare, tutto ciò sarà però disponibile solo per gli abbonati Premium.

Per quanto riguarda la pura e semplice ricerca di lavoro, l’utente potrà interagire con l’IA chiedendo di cercare un’occupazione in un determinato territorio, con un range preciso di retribuzione, ottenendo poi una lista dei potenziali posti disponibili.

Lettere di presentazione, Curriculum e ricerche: il “nuovo” LinkedIn si affida all’IA

Tra le nuove nuove funzioni ve ne sono alcune che permetteranno agli utenti LinkedIn di ottenere consigli preziosi per quanto riguarda la personalizzazione di curriculum e delle lettere di presentazione. Questo aspetto non è da sottovalutare visto che permette di adattare la documentazione a specifiche offerte, facendo diventare il professionista più appetibile per determinate aziende.

Altro aspetto legato all’IA indirettamente è un probabile ampliamento dell’offerta dei percorsi formativi legati a questa nuova tecnologia.

Gli abbonati Premium potranno infatti godere di quella che viene definita come “Consulenza di esperti, basata sull’Intelligenza Artificiale” con dei veri e propri coach virtuali, capaci di fornire risposte personalizzate per ogni singolo utente. Questi saranno accessibili, con un singolo clic o tocco di dita, durante la fruizione di corsi LinkedIn Learning.

Infine, a godere della massiccia implementazione dell’IA sarà anche genericamente la ricerca sulla piattaforma. Per chi ha dimestichezza con questo social network, infatti, è da tempo evidente come questo aspetto sia un punto debole del servizio.

La massiccia introduzione dell’IA su LinkedIn non è qualcosa di sorprendente. Il social, infatti, è proprietà di Microsoft che a sua volta possiede il 49% di OpenAI. Questa “piccola rivoluzione” era dunque prevedibile.