L’idea di un portafoglio digitale simile a IT-Wallet c’era già anni fa in Italia. Non un’idea così, campata per aria, ma un’idea diventata nel 2018 un brevetto italiano e, quattro anni dopo internazionale, valido in Europa e in Cina.

Un brevetto nato da un’idea di Achille Pievani con il contributo di tre amici, un brevetto ignorato da più parti che ora potrebbe diventare un oggetto di contesa nel caso in cui i quattro decidano di proteggerne la proprietà intellettuale dal nuovo strumento governativo, ovvero il simile IT-Wallet, che dal prossimo 4 dicembre sarà disponibile per tutti come portafoglio digitale contenente le versioni digitali di vari documenti, inizialmente patente di guida, tessera sanitaria e carta europea della disabilità.

Da dove viene il portafoglio digitale antenato di IT-Wallet e dove finirà

Ne ha parlato il Corriere della Sera nella mattinata di oggi, 25 ottobre, che ha intervistato i quattro amici ideatori di questa sorta di app portafoglio digitale simile a IT-Wallet: Achille Pievani, Luca Vegini, Gabriele Lavelli e Lorenzo Muratori.

Come IT-Wallet permette di caricare le versioni digitali dei documenti e poi di usarle tramite l’app IO dello smartphone, anche l’idea di Piovani, risalente al 2015, era sostanzialmente simile:

“Io spesso lasciavo a casa il portafogli girando solo con il cellulare, e quando servivano i documenti non li avevo. Così ho pensato che sarebbe stata utile una app che raccogliesse tutti i documenti. L’ho cercata e ho visto che non esisteva. Con Lorenzo e Luca ho allora cercato di capire se fosse fattibile tecnicamente e legalmente crearne una. Abbiamo fatto anche la ricerca di anteriorità per capire se una app del genere fosse stata registrata, e Gabriele ce l’ha pagata. A dicembre 2016 abbiamo scoperto che non esisteva così abbiamo depositato il brevetto: nel 2018 ci è stato concesso quello italiano e poi, superato il Covid, nel 2022 quelli internazionali in Europa e Cina. Per gli Stati Uniti ci siamo fermati: per mantenerlo servono 10 mila euro, e già paghiamo dai 15 ai 20 mila l’anno per gli altri due”.

“Metodo per la digitalizzazione e l’acquisizione di dati sensibili su dispositivi mobili che garantisce la sicurezza e l’integrità dei dati stessi” è il nome del brevetto rilasciato il 17 dicembre 2018 dal Ministero dello sviluppo economico (ora Ministero delle imprese e del made in Italy), la società collegata al progetto è invece Lavelapp S.r.l., una società impegnata nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione e commercializzazione di prodotti innovativi e tecnologici.

Nonostante l’idea era sostanzialmente la stessa di quella dietro al progetto governativo in fase di concretizzazione, ovvero un sistema che permettesse di avere sullo smartphone i documenti in versione digitale, protetti da un sistema cifrato e con la stessa valenza legale dei documenti cartacei, gli ideatori del progetto sono stati respinti: “Poco prima dell’estate siamo andati anche alla Zecca, ma essendo noi una realtà piccola veniamo sempre rimbalzati da una parte all’altra, non si capisce mai con chi si deve parlare. Ma abbiamo capito che si erano spaventati perché anche loro avevano in preparazione qualcosa di simile”. Stesso esito negli uffici romani di PagoPA, il sistema dei pagamenti a favore delle pubbliche amministrazioni controllato dal Ministero dell’economia.

E ora che IT-Wallet è quasi pronto a entrare in funzione, strumento che fra l’altro verrà replicato in forma simile anche in altri paesi europei, gli ideatori non escludono nulla, nemmeno proteggere la proprietà intellettuale della propria invenzione portando avanti una causa in tribunale. “A Bruxelles abbiamo depositato il brevetto come standard, in modo che chiunque faccia qualcosa di simile si deve scontrare con il nostro. Speravamo che lo Stato volesse collaborare, invece nulla. Aspetteremo fino a gennaio, poi, se non si muove nulla, dovremo fare qualcosa”.