Nelle scorse ore OpenAI ha comprato chat.com. L’azienda sviluppatrice di ChatGPT non ha comunicato né quando ha completato l’acquisizione né quanti soldi ha investito per comprare un dominio storico e prezioso come chat.com, registrato nel mese di settembre 1996, e che ora rimanda direttamente alla versione web di ChatGPT.

L’ha annunciato ieri su X Sam Altman, cofondatore e amministratore delegato di OpenAI, con un post laconico senza spiegare alcunché al riguardo.

È tuttavia possibile farsi un’idea della portata dell’acquisizione considerando l’esborso del precedente proprietario del dominio chat.com, Dharmesh Shah, cofondatore di HubSpot, una società statunitense che sviluppa e distribuisce software per attività di marketing. Lo aveva pagato più di 15 milioni di dollari circa un anno e mezzo fa spiegando poi alcune motivazioni dell’acquisto in un post sul suo profilo LinkedIn:

“Il motivo per cui ho acquistato chat.com è semplice: Credo che la UX basata sulla chat sia la prossima grande novità del software. Comunicare con i computer/software attraverso un’interfaccia in linguaggio naturale è molto più intuitivo. Questo è possibile grazie all’intelligenza artificiale generativa. chat.com è assolutamente geniale in termini di semplicità, brevità e ed è assolutamente “puntuale” e al passo con i tempi. Genera immediatamente la fiducia degli utenti. Qualcuno (non io) ci costruirà sopra un prodotto/azienda di enorme successo”.

Quest’azienda è proprio OpenAI, che è lecito supporre lo abbia pagato anche più dei 15 milioni di dollari spesi da Shah lo scorso anno, come ha lasciato intendere lui stesso nel seguente post su X.

Al di là dell’esborso per chat.com, che Wikipedia ancora classifica al terzo posto dei domini più costosi, per OpenAI è evidentemente un modo per ottenere maggiore visibilità per ChatGPT, una spesa giustificata dal possibile posizionamento sui motori di ricerca migliore e, soprattutto, dalla più semplice accessibilità che un indirizzo semplice come chat.com può garantire.