Con la versione 115 di Chrome, Google ha introdotto l’API Topics, uno strumento che dovrebbe permettere a Big G di raggiungere un importante obiettivo per i meccanismi pubblicitari online: eliminare i cookie di terze parti. L’azienda di Mountain View ha annunciato di volersene sbarazzare entro il prossimo anno, migliorando la privacy delle persone e offrendo al tempo stesso alle aziende gli strumenti di cui hanno bisogno: delle alternative efficaci al consueto tracciamento delle attività online tramite cookie di terze parti.
Proprio le API Topics citate rappresentano lo strumento con cui Google sta realizzando questa transizione, uno strumento che consente al browser di condividere informazioni sugli interessi degli utenti con terze parti, garantendo una forma di pubblicità personalizzata che non prevede il monitoraggio delle attività dell’utente da parte di aziende e inserzionisti.
E visto che queste API sono già presenti (e disattivabili) dalla versione 115 di Google Chrome distribuita lo scorso luglio e nei giorni scorsi anche sulle versioni per smartphone e tablet del browser, è tempo di fare chiarezza per capire cosa cambia per noi utenti, quali informazioni vengono condivise con le aziende commerciali con questo nuovo sistema di monitoraggio degli annunci mirati, e perché sostituire i cookie di terze è una scelta migliore per tutelare la privacy.
Indice:
I cookie sono dei piccoli file contenenti informazioni inviate da un server web (un sito) ad un client web (browser di solito), file che vengono memorizzati sul dispositivo dell’utente durante la navigazione web. Sono necessari affinché il server del sito web che stiamo visitando possa ottenere determinate informazioni sull’attività dell’utente, principalmente per rendere la navigazione più veloce e migliore, oltre che per monitorare il comportamento dell’utente sul sito stesso.
Esistono due principali tipologie di cookie: quelli di sessione o temporanei e quelli persistenti, chiamati anche di tracciamento. I cookie di sessione sono temporanei e si cancellano al termine della sessione, uno strumento che fa sì che la pagina web visitata non richieda le stesse informazioni più volte. I cookie persistenti o di tracciamento vengono invece archiviati sul dispositivo dell’utente anche dopo aver chiuso il browser web, rimanendoci fino alla loro data di scadenza. Per questo motivo, ogni volta che l’utente visita il sito web o visualizza una risorsa collegata, le sue informazioni vengono trasmesse ai relativi server web. Un esempio concreto di cookie è quello che viene salvato sul browser quando si effettua il login a una piattaforma, come Facebook; nel momento in cui si fa il login viene salvato un cookie contenente un codice di accesso che ogni volta che l’utente apre Facebook viene interrogato per identificarlo.
C’è un’altra importante suddivisione da conoscere, quella fra cookie di prima parte e cookie di terze parti, quelli che Google intende sostituire con le nuove API Topics citate. Come intuibile dal nome, quelli di prima parte sono i cookie inviati al browser direttamente dal sito web che si sta visitando, in quanto gestiti direttamente dal proprietario e/o dal responsabile del sito; possono essere sia persistenti che di sessione. Anche i cookie di terze parti possono essere di entrambe le tipologie citate, ma appartengono e vengono creati da domini diversi da quello che l’utente visita, ad esempio da siti web di servizi pubblicitari o quelli di Google Analytics, anch’essi usati dagli inserzionisti per valutare le attività degli utenti e il rendimento delle proprie campagne pubblicitarie.
Dunque, i cookie di terze parti consentono alle aziende esterne al sito web che l’utente sta visitando di profilarlo per offrire ad esempio pubblicità personalizzata, cioè mirata sui suoi interessi, e per la profilazione cross-site, cioè attraverso più siti. Ad esempio, se visitiamo un sito che vende componenti per il PC che usa i cookie di terze parti tramite un fornitore di pubblicità, questi ultimi vengono archiviati sul proprio dispositivo per far sì che quando si naviga su un sito terzo, di news ad esempio, l’utente ritrova quegli annunci pubblicitari relativi a componenti per computer.
Questo accade perché l’inserzionista è venuto a conoscenza di una preferenza dell’utente (aver visto quella determinata pagina in questo caso) ed è in grado di offrirgli pubblicità mirata e personalizzata, grazie all’intermediazione delle aziende di pubblicità online che si occupano di vendere gli annunci agli inserzionisti e di mostrarli sui siti web.
Lo scorso maggio, Google ha dichiarato ufficialmente che entro la seconda metà del 2024 rimuoverà il supporto dei cookie di terze parti da Chrome allineandosi così ad altri browser come Safari e Mozilla Firefox che già consentono di escluderli. Ma perché si sta andando in questa direzione?
La scelta di eliminare i cookie di terze parti deriva dall’esigenza di maggiore trasparenza e chiarezza sull’utilizzo dei dati personali sul web, un’urgenza richiesta da più parti, istituzioni comprese, che potrebbe tuttavia scuotere il settore della pubblicità online. Il principale rischio sta nella possibilità che, in determinate situazioni, questi ultimi permettano di risalire all’identità degli utenti se combinati con altre informazioni raccolte, violando la privacy delle persone, potenzialmente. Le nuove linee guida del Garante della Privacy su cookie e strumenti di tracciamento online (fra cui il banner relativo che compare a ogni accesso a un sito internet) in vigore da gennaio 2022 rappresentano un primo passo per regolamentarne l’utilizzo.
Di qui la necessità di implementare un nuovo sistema efficace che, da una parte consenta agli inserzionisti di offrire agli utenti pubblicità mirata, cioè basata sui loro interessi, e dall’altra di non dover ricorrere al monitoraggio dei siti visitati. Entra così in gioco il Privacy Sandbox di Google, e i nuovi strumenti che ne fanno parte.
Abbandonare il principale strumento di tracciamento delle abitudini digitali usato finora, potrebbe segnare un radicale cambio di rotta per gli inserzionisti e per le tante aziende che operano nel settore della pubblicità. Ma Google promette di offrire loro un’alternativa valida ed efficace, che garantisca gli strumenti necessari alle aziende e migliori la privacy delle persone.
La soluzione è Privacy Sandbox, l’iniziativa condotta a livello di ecosistema che mira a garantire un web aperto e migliore in termini di privacy, progetto da cui derivano le API Topics già a disposizione degli sviluppatori in questa fase di transizione verso l’eliminazione dei cookie di terze parti. Google stessa ha sottolineato che, per rendere sostenibile questa transizione, è necessario procedere per gradi, senza apportare modifiche significative alle interfacce API attuali del settore.
Si partirà ufficialmente dal primo trimestre del 2024, periodo in cui è prevista la disattivazione del supporto ai cookie di terze parti per l’1% degli utenti di Google Chrome, anticipato dalle rimozioni simulate già disponibili per gli sviluppatori a partire dall’ultimo trimestre di quest’anno, nel giro di qualche settimana quindi. L’obiettivo finale? Rimuovere completamente i cookie di terze parti in Google Chrome nella seconda metà del 2024.
Cosa sono le API Topics
Google ha lanciato le nuove API Topics quest’estate, incluse per la prima volta nella versione 115 di Google Chrome, API che permettono al browser di condividere informazioni con terze parti sugli interessi degli utenti, preservandone la privacy, cioè senza ricorrere al monitoraggio dei siti visitati dall’utente.
Nella guida per gli sviluppatori relativa, l’azienda spiega che “l’API Topics deduce gli indicatori di interesse granulari direttamente sul dispositivo in base all’utilizzo dell’app da parte dell’utente. Questi indicatori, denominati argomenti, vengono condivisi con gli inserzionisti per supportare la pubblicità basata sugli interessi senza monitorare i singoli utenti nelle app”.
Già da qui s’intuisce il sensibile cambio di passo rispetto ai cookie di terze parti: il fatto che i dati dell’utente rimangono dove sono, cioè i siti non riceveranno più informazioni personali dirette per capire quali annunci pubblicitari mostrare, bensì si baseranno sulle informazioni che le API Topics di Google Chrome forniranno loro sotto forma di dati impersonali, gli argomenti.
Come funzionano le API Topics
A differenza dei cookie di terze parti, le informazioni che vengono condivise con le aziende di terze parti con le API Topics sono solo quelle necessarie affinché queste ultime possano selezionare degli annunci pubblicitari pertinenti. Con questo sistema, è il browser che osserva e registra gli argomenti che nota interessare all’utente in base ai siti che visita, informazioni che l’API raccoglie e condivide alle piattaforme pubblicitarie.
Ad esempio, l’API potrebbe suggerire l’argomento “notebook” a un utente che visita un sito web che tratta argomenti come il nostro, ed è solo quello specifico dato che condivide con gli inserzionisti, nessun’altra informazione sull’utente o sulla sua attività di navigazione. Stesso discorso vale quando si naviga su un e-commerce alla ricerca ad esempio di “stivali”, ma in questo caso anche le categorie superiori che comprendono quella tipologia di prodotto vengono prese in considerazione dal sistema, cioè “scarpe”.
Si tratta di una soluzione che rientra in quell’area che Google chiama IBA (pubblicità basata sugli interessi), sistema che garantisce la personalizzazione degli annunci pubblicitari in base agli interessi dell’utente, dedotti proprio dall’API Topics di Chrome sulla base di un classificatore addestrato su varie informazioni.
Una volta ricavati questi interessi (denominati argomenti) sono quindi solo questi che vengono condivisi con gli inserzionisti che hanno accesso alle API Topics, argomenti che hanno chiaramente una certa durata, una settimana ad esempio, e una gerarchia basata sulla frequenza delle visite da parte dell’utente, per essere il più possibile aggiornati.
Maggiori informazioni sulla pubblicità basata sugli interessi con l’API Topics sono reperibili qui, mentre in questa pagina c’è una panoramica più completa.
Come disattivare il monitoraggio degli annunci mirati di Google Chrome
Ad oggi chi usa Google Chrome (aggiornato alla versione 115 e successive) si ritrova quindi con entrambe le soluzioni attive: i cookie di terze parti e questo nuovo sistema di monitoraggio basato sulle nuove API Topics di Privacy Sandbox, in attesa dei cambiamenti citati che, secondo quanto previsto da Google, dovrebbero essere attivi definitivamente fra circa un anno.
Se l’idea di condividere più informazioni del solito per gli annunci pubblicitari mirati non fosse benaccetta, c’è tuttavia la possibilità di disattivare la condivisione dei propri dati di navigazione con le API Topics di Chrome. Per farlo, sulla versione desktop del browser è necessario digitare chrome://settings/adPrivacy nella barra degli indirizzi, oppure procedere per passi cliccando sui tre puntini verticali, accedere a “Impostazioni”, cliccare “Privacy e sicurezza” e infine “Privacy per gli annunci“.
Una volta raggiunta questa sezione si accede alle seguenti tre categorie:
- Argomenti degli annunci: opzione che serve ai siti web per offrire pubblicità personalizzata basandosi sulla cronologia recente dell’utente;
- Annunci suggeriti dai siti: consente ai siti visitati di stabilire gli interessi dell’utente e di suggerire di conseguenza gli annunci durante la navigazione;
- Misurazione degli annunci: permette a siti e inserzionisti di misurare il rendimento dei propri annunci pubblicitari.
Cliccando su ciascuna di queste sezioni è possibile conoscere maggiori informazioni al riguardo, scoprire gli interessi che Google e i siti web hanno associato a sé e, per l’appunto, disattivare tutte e tre le opzioni dal pulsante dedicato. Volendo è possibile anche disattivare determinati siti e mantenerne attivi degli altri.
Anche su Google Chrome per smartphone è possibile gestire queste stesse opzioni. Basta accedere alla medesima sezione “Privacy e sicurezza” dalle impostazioni e toccare “Privacy per gli annunci” per ottenere maggiori informazioni sulle tre opzioni citate, e per gestirne il funzionamento e l’attivazione.
In entrambi i casi citati, disattivare tutto non significa che la propria privacy sia garantita, perlomeno ad oggi. Perché i singoli siti possono ancora avere dei loro cookie e altri metodi di tracciamento per raccogliere i dati di navigazione e profilare gli utenti. Ma si tratta di un punto d’inizio, in attesa della rimozione completa da Google Chrome del supporto ai cookie di terze parti prevista per il prossimo anno.
Proprio in settimana, giovedì 7 settembre, Google ha annunciato la “disponibilità generale” in Google Chrome delle nuove API di pertinenza e di misurazione degli annunci, fra cui ci sono le Topics API citate e i sistemi che permetteranno agli inserzionisti di sopperire alla futura mancanza dei cookie di terze parti.
“Abbiamo raggiunto questa fase dopo aver ricevuto numerosi feedback da parte del settore, quindi non abbiamo in programma di implementare modifiche significative alle interfacce delle API prima che vengano eliminati i cookie di terze parti. Le aziende che integrano le API di Privacy Sandbox nelle proprie soluzioni ora possono implementarle e testarle su larga scala per valutare il proprio grado di preparazione all’eliminazione dei cookie di terze parti in Chrome in programma per la seconda metà del 2024″ ha spiegato Google nel comunicato stampa condiviso ieri.
Dunque, è evidente che lo sviluppo di queste nuove API legate all’iniziativa Privacy Sandbox sia già a buon punto. Manca la fase finale di test per completare il passaggio a questo nuovo meccanismo di gestione della pubblicità online, fase che dovrebbe durare circa un anno e che l’azienda di Mountain View è certa possa fornire alle aziende un sistema efficace per promuovere i propri prodotti e a noi utenti garantire una navigazione online più sicura. Per maggiori informazioni, suggeriamo di visitare il sito web dedicato al Privacy Sandbox.
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