Scegliere il monitor giusto per il nostro PC, o perché no, per il fedele notebook che usiamo come desktop replacement, può sembrare di primo acchito un’impresa difficile, soprattutto se siamo dei neofiti e allo stesso tempo non vogliamo ricadere in quella percentuale di utenza che acquista senza alcuna cognizione di causa per poi ritrovarsi in mano un prodotto del tutto incompatibile con le proprie esigenze. In un mercato fiorente come quello attuale, ricco di offerte di monitor di tutte le tipologie, destreggiarsi nella miriade di proposte dei produttori in realtà non è sempre semplice; al pari di altri ambiti però, in questi casi l’approccio che bisogna avere è quasi sempre lo stesso, ovvero acquisire delle nozioni di base, valutare quali sono le nostre reali esigenze e, non meno importante, farsi guidare il meno possibile dalle mode del momento.

In questa guida cercheremo di fare proprio questo, partendo da quelle che sono le caratteristiche base di un monitor a prescindere dall’ambito di utilizzo, cercando poi di imparare a valutare e capire quale tipologia di display ci serve. Il tutto sarà portato avanti sempre con la massima semplicità, per quanto possibile, senza particolari pretese di essere la guida definitiva in materia.

Come scegliere il monitor PC giusto: nozioni di base sulla tipologia pannelliDell UltraSharp 34 Curved USB-C Hub Monitor CES 2023

Prima di addentrarci nelle varie tipologie di pannelli utilizzati sui monitor attualmente in commercio, va fatta una premessa che riguarda la poca importanza che spesso viene data alla scelta del display più adatto alle proprie esigenze. Non è un luogo comune e non vale per tutti gli utenti, ma è anche vero che gli eccessi sono sempre dietro l’angolo, soprattutto quando si tratta di acquistare un monitor, che sia standard, destinato al gaming o al lavoro/produttività poco importa. Parlando per esperienza personale, non è difficile imbatterci in utenti che hanno investito la quasi totalità del loro budget su una build top di gamma per poi ritrovarsi “pochi spicci” per il monitor; viceversa, assistiamo anche a molti scenari dove i monitor sono completamente sovradimensionati, non solo per diagonale del pannello, ma anche per prestazioni (risoluzione e refresh) e tecnologie implementate (vedi NVIDIA G-Sync o Reflex ad esempio) che non verranno magari utilizzate.

Per evitare di rientrare nella casistica citata sopra, iniziamo a muovere i primi passi cercando di capire una delle caratteristiche che più di tutte influisce su prezzo e prestazioni, ossia la tipologia di pannello utilizzata da un particolare monitor. Allo stato attuale abbiamo due categorie principali di pannelli, LCD LED e OLED, a queste poi si aggiungono quelli QD-OLED, MicroLED e Mini LED che stanno guadagnando quote di mercato con prezzi che iniziano a essere decisamente interessanti anche economicamente.

Pannelli LCD LED – TN, IPS e VA

Monitor ASUS

Rimanendo nell’ambito dei monitor per PC, a oggi la tipologia di pannello più diffusa è ancora quella LCD LED che, nonostante sia una tecnologia piuttosto superata, domina ancora il mercato per via dei costi nettamente inferiori rispetto agli OLED, risultando altrettanto inferiore per prestazioni e qualità dell’immagine. Rimandando a dopo le considerazioni sui pannelli OLED, MicroLED e Mini LED, soffermiamoci un attimo sui monitor LCD LED, una categoria che a sua volta include i pannelli di tipo TN, IPS e VA. I pannelli Twisted Nematic, meglio conosciuti come TN, sono sostanzialmente i più datati e i più economici; in passato, ma anche attualmente, sono riusciti a catturare l’attenzione dei videogiocatori grazie a ottimi tempi di risposta ed elevate frequenze di aggiornamento, pagando però per quanto riguarda qualità dell’immagine e angoli di visione.

Insieme ai monitor di tipo TN, i pannelli di tipo IPS (In-Plane Switching) sono quelli attualmente più diffusi ed economici, ma al contrario dei TN hanno mirato sempre a garantire una migliore fedeltà dell’immagine. I pannelli IPS vantano solitamente una migliore resa cromatica e angoli di visione sino a 178/178°, superiori per intenderci ai circa 160° che offre un TN. Le pecche di questi pannelli, soprattutto nelle prime generazioni, erano da ricercare nell’elevato tempo di risposta e nella resa del nero, senza dimenticare che i monitor equipaggiati con pannelli IPS possono presentare spesso fenomeni come IPS Glow e Backlight Bleeding (i fastidiosi aloni che si notano sui bordi). I display IPS standard sono adatti più che altro ad ambiti lavorativi, tuttavia l’evoluzione tecnologica degli ultimi anni ha portato gli IPS su un altro livello, garantendo a oggi soluzioni con tempi di risposta sotto il millisecondo ed elevate frequenze di refresh (vedi pannelli IPS Fast), perfetti quindi anche per il gaming.

Chiudiamo questo trittico con la tecnologia Vertical Aligment, o VA che, dati alla mano, rappresenta una via di mezzo tra le due opzioni viste poco sopra. I monitor equipaggiati con pannelli VA vantano un rapporto di contrasto molto elevato, sino a tre volte quello di un IPS, oltre a buoni angoli di visione; il tempo di risposta invece è leggermente migliore rispetto a un IPS standard (non IPS Fast precisiamo), mentre la qualità dell’immagine in linea di massima è inferiore a quest’ultimo. In commercio troviamo diversi modelli di monitor VA, molti con pannello curvo che, oltre a risultare ottimo per immergersi completamente nei giochi, permette di lavorare bene anche in ottica produttività (ma bisogna abituarsi).

Pannelli OLED, QD-OLED, Mini LED e MicroLED

Samsung Odyssey OLED G9 6

Cambiando tecnologia, non si può negare che i monitor OLED siamo attualmente tra le opzioni che fanno più gola, potremmo dire nella maggior parte degli ambiti di utilizzo. Caratterizzati da un approccio totalmente differente, dove i singoli led “organici” non vengono retroilluminati ma possono essere accesi o spenti singolarmente, i pannelli OLED garantiscono ottimi tempi di risposta, un contrasto molto elevato e soprattutto neri impeccabili. Vantano anche ampi angoli di visione, mentre tra i punti deboli non possiamo fare a meno di segnalare il fenomeno del burn-in, tipico dei monitor OLED per PC (in particolare nelle prime generazioni). I display OLED hanno costi di realizzazione più elevati rispetto agli LCD LED standard, ma come visto sono superiori in tutto.

Prima di chiudere però un breve cenno ai QD-OLED, Mini LED e MicroLED, soluzioni che in quest’ultimo periodo stanno riscuotendo sempre più successo. La tecnologia QD-OLED, spinta molto da Samsung, è destinata soprattutto ai televisori ma negli ultimi mesi diverse aziende del settore PC stanno spingendo per portarla nel segmento PC consumer (vedi MSI ad esempio); con la sigla QD-OLED s’intende Quantum DOT OLED, una tecnologia messa in campo per cercare di incrementare la luminosità e la saturazione dei display OLED tradizionali.

I Mini LED in sostanza vogliono riportare in vita la tecnologia LED introducendo e rivedendo tecniche come il local dimming; in sostanza si vuole estremizzare il concetto di retroilluminazione con tecniche come Direct Full Array o FALD (Full LED Array Local Dimming), dove si ottimizza la retroilluminazione lavorando non sul singolo pannello ma su diverse zone (variabili per numero). Ne consegue che gestire un maggior numero di zone garantirà un migliore controllo dell’emissione e della resa del pannello (vicina a un OLED per certi versi), andando però a incidere molto sul prezzo.

Anche la tecnologia MicroLED è da anni in evoluzione ma con risultati ancora poco rilevanti in termini di vendite. Questa metodologia di realizzazione del pannello cerca di coniugare i vantaggi offerti dagli OLED ma allo stesso tempo cercando di ridurre al minimo il burn-in grazie a un approccio con materiale inorganico. In questo caso i pixel sono realizzati con gruppi di LED microscopici che, soprattutto se pensiamo a display di grandi dimensioni, richiedono milioni se non miliardi di questi LED perfettamente sincronizzati e funzionanti, andando inevitabilmente a far lievitare i costi di progettazione e produzione degli stessi.

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Come scegliere il monitor giusto: facciamo chiarezza sulle caratteristiche tecniche

Monitor Lenovo Legion R45w

Per dare un senso compiuto a molti dei concetti espressi nel paragrafo precedente, bisogna ora fare il punto della situazione su quali sono le caratteristiche principali e non di un monitor, questo a prescindere dall’ambito di utilizzo a cui sarà destinato che, una volta presa dimestichezza con i vari parametri del display, sapremo individuare anche noi senza problemi.

Tipologia di pannello

Quando parliamo di “tipologia di pannello” ci riferiamo sostanzialmente alla tecnologia adoperata per realizzare un determinato monitor tra quelle viste poco sopra; il nostro monitor potrà essere un TN, un IPS, un VA oppure un più costoso OLED (oltre alle altre varianti discusse). Possiamo dire senza problemi che questa non è in realtà la prima specifica da prendere in considerazione, o meglio, rientra nelle tre-quattro caratteristiche che secondo noi vanno valutate sempre per prime (ora vedremo quali sono le altre). Come avrete intuito la tecnologia adoperata per il pannello inciderà sensibilmente sul prezzo oltre che sulle prestazioni, ma guardando a questa voce nella scheda tecnica vi potrete già rendere conto (più o meno) di quello che potrebbe offrire un particolare display ancora prima di vederlo all’opera. Per fare un esempio, la tabella delle specifiche indica che il monitor che vi interessa è un TN mentre un secondo modello che avete adocchiato è invece un IPS; senza guardare al resto della scheda sapremo già che il primo è sicuramente più reattivo (a meno che il secondo sia un IPS Fast), mentre l’opzione IPS standard avrà un tempo di risposta sicuramente più elevato con una migliore resa cromatica e angoli di visione superiori.

Formato e dimensioni del pannello

Abbiamo abbinato dimensioni e formato in quanto sono due caratteristiche che solitamente camminano insieme, o meglio, i più ferrati in materia potrebbero tranquillamente intuire il formato di un monitor semplicemente conoscendo dimensioni del pannello e risoluzione. Se possiamo definire il formato un aspetto abbastanza secondario, non cruciale nella scelta diciamo, lo stesso non vale per le dimensioni, o meglio la dimensione della diagonale del pannello che solitamente si esprime in pollici. Riguardo il formato (o Rapporto d’aspetto), diciamo brevemente che questo parametro indica il rapporto tra larghezza e altezza del monitor; visto che i monitor da 24 e 27 pollici con risoluzione Full-HD sono i più utilizzati, non sorprende che attualmente il formato 16:9 sia ancora il più diffuso, seguito a una certa distanza dai formati ultra-wide 21:9 e super ultra-wide a 32:9, in continua crescita però grazie alla diffusione dei pannelli curvi (solitamente di tipo VA).

Le dimensioni del pannello, che incideranno sull’ingombro totale del monitor, sono importanti in quanto vanno di pari passo con il nostro sistema o comunque con la postazione che andremo a mettere in piedi. Capirete bene che un conto è creare una postazione con poco spazio a disposizione e una scrivania molto compatta, un altro è avere un ambiente più spazioso dove magari può trovare posto un display più grande. In questo contesto poi non bisogna mai trascurare la distanza a cui ci posizioniamo dal monitor, un aspetto che influenza in modo importante l’esperienza utente e che coinvolge direttamente la risoluzione e la densità (i famosi PPI o pixel per inch). Caratteristiche hardware della nostro PC a parte, non avrebbe molto senso per esempio acquistare un display da 32 pollici o superiore con risoluzione 4K o un Dual-4K (come il Samsung Odyssey Neo G9 57″) se poi dovete sedervi a 50-60 centimetri di distanza; l’occhio umano non riesce a percepire più di una certa densità (si parla di circa 280-290 PPI), senza contare che alcuni studi affermano che abbiamo un’esperienza ottimale (senza affaticare la vista) con valori di circa 120 PPI (variano anche in base agli scenari di utilizzo). Secondo le statistiche più recenti, i monitor più diffusi a oggi sono ancora quelli con diagonale da 24 pollici, seguiti dai modelli da 27 e 32/34 pollici che, grazie al continuo calo dei prezzi, iniziano a essere abbordabili anche nella fascia media.

Risoluzione

Insieme alla tecnologia del pannello, dimensioni e frequenza di aggiornamento (che vedremo dopo), la risoluzione rientra sicuramente tra le caratteristiche più importanti quando valutiamo a prima vista un monitor; non tanto per il livello di dettaglio, che può essere influenzato anche dalle dimensioni (torniamo alla densità), ma soprattutto perché sarà decisiva quando andremo ad abbinare il nostro nuovo display alla scheda grafica. In termini molto semplici, la risoluzione indica il massimo numero di pixel che possono essere riprodotti su un determinato pannello; più alta è la risoluzione, più alto sarà il grado di definizione delle immagini e maggiore sarà il carico sulla nostra GPU.

Secondo gli ultimi studi di settore, a oggi la risoluzione più diffusa è ancora il Full-HD, ossia una risoluzione di 1.920×1080 pixel per un totale di 2.073.600 pixel. Il progresso tecnologico nel settore delle schede video ha sicuramente facilitato il calo dei prezzi per i display QHD 2560×1440 pixel e UHD 4K da 3840×2160 pixel, ma bisogna sapere che pretendere di sfruttare appieno un monitor ad alta risoluzione (4K, 5K o 8K) con una GPU di fascia medio-bassa è impensabile oltre che insensato. Giusto per avere un dato più concreto sulla differenza in termini di risorse richieste tra un pannello FHD e uno UHD 4K, pensate che nel primo caso la GPU dovrà gestire poco più di 2 milioni di pixel, mentre quando passiamo al 4K questo dato quadruplica toccando quota 8.294.400 pixel. Un cenno anche alle risoluzioni adoperate sui monitor wide e ultra-wide (vedi 3440×1440 pixel) che, dati alla mano, sono una via di mezzo sia per requisiti hardware (GPU) che per densità.

Frequenza di aggiornamento (o Refresh-Rate)

La frequenza di aggiornamento va considerata sempre insieme alla risoluzione del pannello (soprattutto per giocare) in quanto non solo fa lievitare il prezzo del monitor, ma incide direttamente sulle prestazioni della GPU, o meglio, va a scontrarsi con quelle che sono le doti della scheda video impattando anche sulla nostra esperienza quotidiana. Il refresh del monitor indica quante volte viene aggiornata l’immagine su schermo in un secondo; si esprime in hertz ed entra in campo soprattutto quando giochiamo su PC a un certo livello e con titoli di un certo peso (ma questa non è una regola).

I monitor standard, solitamente i più economici e per intenderci, hanno frequenze di aggiornamento che stanno nel range 60-75 Hz, così come molti display 4K economici (soprattutto di prima generazione) si fermano a 60 Hz e questo non è un caso; come anticipato infatti, a parità di risoluzione, la frequenza di aggiornamento fa lievitare i costi e le richieste in termini di risorse alla GPU, senza dimenticare che in altri ambiti di utilizzo una frequenza di aggiornamento così elevata non è vitale. Attualmente i pannelli FHD dominano il mercato e in commercio si trovano molti monitor Full-HD 1080P da 144 Hz con prezzi ormai abbordabili, seguiti con un ottimo market-share dai display QHD da 2560×1440 pixel.

Tempo di risposta

Il tempo di risposta di un monitor e non, o meglio di un pannello, è un’altra caratteristica importante da tenere in considerazione se guardiamo alle prestazioni, questo nonostante si ignori il fatto che in pochi riusciamo ad apprezzare realmente la differenza tra un display da 2 millisecondi e uno da 1 millisecondo (giusto per fare un esempio). Per tempo di risposta di un pannello si vuole indicare il tempo che impiegano i pixel a cambiare il loro stato da una scala a un’altra, dal bianco al nero o da grigio a grigio; solitamente nei monitor troviamo la voce relativa al tempo di risposa GtG (Gray to Gray), mentre sui display destinati al gaming è riportato sempre più spesso il tempo di risposta MPRT (Motion Picture Response Time) che invece indica il tempo di risposta relativo a un’immagine in movimento.

In termini di tempo di risposta i monitor OLED sono i migliori con valori di 0,1 millisecondi, seguiti dai QD-OLED che arrivano a 0,3 ms. Tra i monitor (LED) più economici invece, i TN sono generalmente i più rapidi (0,5-2 ms), affiancati dagli IPS Fast che arrivano anche a 1 ms; i monitor IPS “standard” hanno un tempo di risposta che si aggira sui 5 ms, mentre fanno meglio i monitor VA leggermente più rapidi che, insieme a questi ultimi, sono solitamente quelli pubblicizzati con il dato relativo all’MPRT (di solito 1 ms). Al pari della frequenza di aggiornamento, non tutti riescono a trarre beneficio passando da 1 a 2 ms, o ancora da 0,5 a 0,3 ms, tuttavia va detto che con monitor che superano la soglia dei 7-8 ms anche l’utente medio riesce ad avvertire il “ritardo” rispetto a un display più performante.

Luminosità – Contrasto – Angoli di visione

La luminosità rientra probabilmente tra le specifiche tecniche più pubblicizzate dai produttori, sicuramente importante ma non determinante e comunque legata più che altro alla sensibilità e alla salute della vista. La gara per i display più luminosi si combatte attualmente nel mercato degli smartphone, rimanendo altrettanto importante ma non decisivo nel settore dei monitor per il gioco e decisamente più rilevante nei monitor rivolti a settori come la produttività e la creazioni di contenuti; sicuramente un pannello luminoso è da preferire, in quanto può essere comunque regolato, mentre quando siamo di fronte a un monitor con picchi di 200-250 nit possiamo fare poco per migliorare la situazione.

Attualmente i monitor più venduti nel segmento consumer di fascia media e medio-bassa non hanno valori di luminosità molto elevati, certo ci sono modelli con pannelli di ultima generazione anche da 1.000 nit, ma stiamo considerando prodotti di fascia enthusiast che non fanno media. Possiamo dire che a oggi 400 nit possono rappresentare un buon punto di partenza per un prodotto “decente”, sempre considerando che per impostare o scegliere la luminosità del monitor bisogna tenere conto dell’ambiente in cui verrà posizionato; se la nostra postazione si trova in un luogo poco illuminato avremo bisogno che il monitor possa garantire un minimo di incremento della luminosità, mentre se operiamo in una stanza o luogo ben illuminato la luminosità deve essere diminuita.

Nell’era dove correggere il contrasto alle nostre foto quotidiane è ormai una prassi, saprete sicuramente che “contrasto” indica il rapporto tra il valore di luminosità massimo e quello minimo; ne consegue che le scene scure necessitano di un contrasto superiore che, invece, andrebbe diminuito quando abbiamo a che fare con una scena ad alta luminosità. I monitor con il miglior contrasto sono quelli OLED, mentre se parliamo di display LED, TN e IPS offrono un rapporto di contrasto che arriva a 1000:1, nettamente inferiore ai 3000:1 di uno con tecnologia VA.

Il termine angoli di visione (o visuale) riferito a un monitor corrisponde agli angoli massimi oltre i quali l’immagine inizia a deteriorarsi; un parametro sicuramente importante soprattutto in particolari ambiti di utilizzo. I pannelli OLED in questo senso sono il top, mentre passando ai più comuni LED sono da preferire gli IPS e i VA, anche curvi in quest’ultimo caso; i monitor TN come detto sono caratterizzati da un angolo di visione ridotto che nel migliore dei casi arriva a 170° (orizzontale) e 160° (verticale), contro i 175-180 gradi di un IPS ad esempio.

Resa cromatica – Qualità immagine – Calibrazione

La resa cromatica di un pannello o la qualità dell’immagine sono sicuramente due caratteristiche decisive, soprattutto quando scegliamo un monitor che non sia rivolto al gioco (con dei distinguo però). Un display che restituisce immagini poco nitide, con basso contrasto o una saturazione mal tarata ad esempio, può facilmente essere rilevato anche da un occhio poco esperto (non è detto), ma in questi casi non dobbiamo dimenticare che si tratta di sensazioni ed esperienze che possiamo definire soggettive. Come per i parametri visti sopra (ma vale anche per altri ambiti che non sono i monitor), la sensibilità e le nozioni/esperienza del singolo utente possono fare un’enorme differenza in questi casi, motivo che non permette di fissare dei paletti precisi, o quasi.

Per ovviare a quanto detto servono quantomeno delle linee guida, motivo che spinge noi utenti e di conseguenza i produttori ad aiutarci guardando alla copertura degli spazi colore più diffusi, solitamente NTSC, sRGB, DCI-P3 e Adobe RGB, quest’ultimo molto importante quando pensiamo a un display per uso professionale o comunque pensato per lavorare con immagini e video. Sopra abbiamo anticipato che da questo punto di vista gli OLED sono sempre il riferimento, mentre il solito confronto con i pannelli LED vede gli IPS in testa a tutti in quanto a qualità dell’immagine. Non è un caso che la maggior parte dei monitor professionali o destinati al mondo lavorativo siano basati su tecnologia IPS, mentre se passiamo al gaming dominano TN, IPS Fast e VA, con gli OLED sicuramente ancora troppo costosi per competere in quanto a market-share.

Riguardo alla calibrazione si potrebbero scrivere pagine e pagine, ma anche in questo caso non si può prescindere dall’esperienza personale; con la calibrazione, che in realtà può essere anche effettuata dall’utente se dotato di giusta strumentazione, abbiamo quantomeno una “mezza” certezza che il monitor sia tarato su un certo standard, sarà poi nostra cura decidere se la resa del pannello ci soddisfa anche in base a quello sarà l’applicativo del momento.

In questo contesto non possiamo fare a meno di parlare di HDR (High Dynamic Range), una tecnologia che rispetto ai display standard o SDR (Standard Dynamic Range) garantisce una gamma dinamica più estesa. Vista la diffusione importante di questa funzionalità, in particolare sulle TV, sappiamo bene che guardare un contenuto in SDR o in HDR non è per niente la stessa cosa; allo stesso tempo però non basta che un monitor sia semplicemente “HDR Ready”, ci sono dei parametri, soprattutto per la luminosità, che un buon display HDR deve avere per garantire un’esperienza ottimale o comunque tangibile. Parlando di ambito gaming ad esempio, possiamo dire che l’HDR non è vitale e non esente da problematiche, questo nonostante il mercato sia ormai invaso da monitor pubblicizzati come compatibili. Se comunque vi può interessare l’HDR, in linea di massima vi consigliamo di verificare bene la luminosità “reale” del pannello, sotto quota 700 nit infatti i benefici dell’HDR non sono apprezzabili e paghereste per una funzionalità che non sfrutterete a dovere.

Porte – Software – Tecnologie supportate

Solitamente il reparto connettività di un monitor è adeguato alla sua fascia di prezzo e prestazioni, se non per quantità di porte quantomeno per qualità e tipologia delle stesse. I monitor di ultima generazione supportano quasi tutti l’interfaccia HDMI 2.1 e, soprattutto se ad alto refresh-rate e risoluzione, anche lo standard Display Port 1.4b; sopra queste troviamo il più recente Display Porte 2.1, ancora non del tutto sdoganato, ma neanche sulle schede grafiche visto che solo le Radeon RX 7000 di AMD sono compatibili. I monitor ad alta risoluzione, ma anche quelli destinati a particolari setup lavorativi, possono integrare anche la porta Thunderbolt o una comune USB-C, sempre più ricercata insieme alle funzionalità di ricarica dei dispositivi. C’è da dire infine che i monitor a bassa risoluzione e frequenze di aggiornamento non necessitano di questa tipologia di connettore, offrendo per questo una più comune HDMI 2.0 e al massimo una Display-Port 1.2/1.4, oltre ovviamente a eventuali uscite/ingressi audio.

Riguardo la gestione e la regolazione del monitor, i prodotti rivolti al gaming o ad ambiti lavorativi ormai vengono venduti tutti con software proprietario oltre ai classici comandi integrati direttamente sul display. Avere a disposizione un’applicazione dedicata è importante, non solo perché ci offre una gestione avanzata, ma anche perché può risultare utile per eventuali problematiche del monitor, aiutandoci magari nell’aggiornamento firmware dello stesso (non è un caso raro come si può pensare)

Chiudiamo questa sezione con alcune delle tecnologie “di contorno” che possiamo trovare a bordo di un monitor, molto spesso open-source e in alcuni casi proprietarie. Ambito di utilizzo a parte, i monitor di nuova generazione supportano quasi tutti dei precisi standard e tecnologie che mirano a prevenire l’affaticamento della vista e l’emissione della luce blu; a queste troviamo frequentemente abbinate la riduzione del Motion Blur e, se parliamo di monitor da gioco, ottimizzazione dell’Input Lag e supporto per tecnologie di sincronizzazione come NVIDIA G-Sync o AMD Freesync.

Ergonomia

Abbiamo lasciato per ultima l’ergonomia, ma solo per comodità e, gioco di parole a parte, perché ha a che fare con le caratteristiche fisiche del monitor e non con la natura del suo pannello. Anche in questo caso il prezzo può fare la differenza: un monitor economico è spesso privo di piedistallo regolabile, mentre se saliamo sulla fascia media troviamo buoni monitor che garantiscono quantomeno la regolazione in altezza e molto spesso anche inclinazione e rotazione. Per via della loro natura e della curvatura, i monitor curvi sono solitamente quelli più limitati da questo punto di vista, capaci però di offrire una visuale poco alterata anche quando cambiamo angolo di visione (sul monitor piatto non è sempre così). L’ergonomia e la possibilità di poter regolare altezza, rotazione e inclinazione, sono caratteristiche che alla lunga possono condizionare la nostra esperienza d’uso, motivo che ci spinge a consigliare sempre un display con supporto regolabile.

Ok, tutto chiaro. Ora quale monitor scelgo?

Thermaltake monitor gaming

Avendo passato al setaccio quali sono e cosa indicano le caratteristiche che troviamo sulla scheda tecnica di un monitor, ora cercheremo di darvi qualche consiglio su come acquistare un display in base alle vostre esigenze, il tutto speriamo con una concezione diversa rispetto al principio dell’articolo. Capirete bene che riprodurre tutti gli scenari, non solo per modalità e abitudini, ma anche per hardware, è praticamente impossibile; quello che possiamo fare è prendere come riferimento dei precisi ambiti dove mettiamo sul piatto sia la nostra esigenza in termini tecnici e personali che l’aspetto economico, alla fine quasi sempre predominante. Conoscendo l’ambito di utilizzo e deciso il budget di spesa, dobbiamo subito chiederci tre cose: a quale risoluzione abbiamo intenzione di utilizzare il display, che genere di applicativi saranno visualizzati (gaming o non ad esempio) e, ancora più importante, se il nostro PC e la scheda grafica sono dimensionati rispetto al monitor che stiamo scegliendo. Anche se abbiamo ristretto il numero dei fattori a tre, le opzioni possono essere comunque moltissime, spingendoci a focalizzarci sostanzialmente sull’ambito di utilizzo.

Togliamoci subito un dubbio, prendiamo un monitor piatto o curvo? La scelta non è puramente estetica o di prezzo visto che i monitor curvi sono solitamente più costosi; optare per un monitor curvo, soprattutto se proveniamo da un pannello piatto, andrà infatti a incidere anche sulla nostra esperienza pratica. L’emissione della luce di un monitor curvo si avvicina di più al campo visivo umano rispetto a uno piatto, tuttavia in questi casi è molto importante la postazione dove si colloca il display e quello che sarà il posizionamento da parte dell’utilizzatore o degli utilizzatori. I monitor piatti, preferiti ancora da molti, non vanno a inficiare l’esperienza utente in modo importante, soprattutto se siamo di fronte a pannelli con ottimi angoli di visione che non temono gli spostamenti laterali. Detto questo, passiamo ora a qualche consiglio pratico che abbraccia un po’ quelli che possono essere gli ambiti di utilizzo che può incontrare l’utente medio: che sia un utilizzatore sporadico senza alcune esigenza, passando per il gamer, il creator o il classico utente che lavora da casa e cerca un display che sia una via di mezzo tra quelli visto finora. Quasi inutile sottolineare che, se rientrate nella categoria dei professionisti che lavorano con la manipolazione di immagini e video, sicuramente non avrete bisogno dei nostri consigli.

Iniziamo con il gaming, non per importanza ma perché abbiamo una guida dedicata più estesa che vi invitiamo a consultare. Volendo fare un breve sunto però, la scelta del monitor gaming va fatta sostanzialmente considerando i parametri di risoluzione e frequenza di aggiornamento in rapporto alla scheda grafica a disposizione nonché alla tipologia di gioco e al livello di dettagli desiderato.

Solitamente con una scheda grafica di fascia media l’ideale è puntare su un monitor FHD da 24 o 27 pollici con frequenza di aggiornamento a 144 Hz; nella fascia medio-alta va bene invece un buon pannello QHD da 27 pollici in quanto può coprire le esigenze di un’ampia fascia di utenza. Nella fascia alta solitamente svaniscono i compromessi legati al prezzo e proprio in questi casi la scelta risulta più ampia e paradossalmente con una maggiore percentuale di errori nella valutazione; restringendo il campo, se avete una GPU top di gamma come una NVIDIA GeForce RTX 4090/4080 o una AMD Radeon RX 7900 XTX si consiglia di abbinare almeno un pannello UHD 3.840×2.160 pixel con un refresh di almeno 120 hertz.

Per chi fa un uso sporadico del PC, solitamente il monitor non rappresenta un elemento di vitale importanza. Che sia un pannello TN o IPS fa poca differenza; in questi casi, a parte valutare le dimensioni della diagonale per dove verrà collocato il display, si consiglia quantomeno di verificare gli standard di sicurezza per le emissioni dannose alla vista, il supporto Flicker-Free, senza esagerare nella spesa con monitor ad altissima risoluzione o refresh sopra i 100 Hz. Passando a quello che invece definiamo “Home Office”, ossia lavorare da casa col computer, gli scenari possono essere diversi, passando da un ambito dove i requisiti richiesti al monitor sono bassi, a setup professionalmente più impegnativi che però, come anticipato sopra, prevedono quasi sempre una conoscenza pregressa dell’utente. Solitamente in questi ambiti consigliamo monitor con tecnologia IPS perché garantisce una buona resa cromatica, ampi angoli di visione con tempi di risposta quasi sempre ragionevoli anche sui monitor più economici.

Chiudendo con quella che è tutti gli effetti una professione nel senso letterale del termine, ossia il creatore di contenuti, l’evoluzione del settore ha notevolmente alzato i canoni di giudizio di questa fascia di utenza che, vista l’enorme concorrenza, evita sempre più di “improvvisarsi” cercando di ampliare le proprie conoscenze anche dal punto di vista tecnico dell’attrezzatura. Ultimamente sentiamo sempre più spesso il termine “monitor per creator“, questo per riferirsi però a una soluzione molto versatile che potrebbe essere impiegata sia per grafica, che per montaggio video, elaborazione 3D, creazione di contenuti multimediali di vario genere oltre che la riproduzione, più fedele possibile, di video.

Viste tali peculiarità, nonché la destinazione di un monitor del genere, dove contano anche ergonomia e capacità I/O, dovremo orientarci forzatamente su un prodotto di fascia alta o almeno medio-alta, molto flessibile, con un costo comunque sopra la media se paragonato a un modello di pari dimensioni destinato a un utilizzo standard. In questi casi tutto ruota sulla tecnologia dietro al pannello; un display OLED 4K coprirebbe sicuramente molte delle richieste elencate sopra, ma anche un buon IPS di fascia alta potrebbe dire la sua. Quanto alle altre caratteristiche, consigliamo di orientarsi su una diagonale da almeno 27-32 pollici, valutiamo bene la luminosità e non esageriamo troppo col refresh, 120 Hz possono essere più che sufficienti nella maggior parte degli scenari.

Con qualche nozione in più sulle caratteristiche base di un monitor (speriamo), la scelta del display più consono alle vostre esigenze dovrebbe risultare più semplice, quantomeno non campata per aria o basata esclusivamente su consigli di terzi.

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