Alzi la mano chi possiede un Apple Macbook Pro M1, o anche il suo fratellino Macbook Air M1. Sarete sicuramente in tanti visto il grande successo di questi prodotti e da qualche mese anche io faccio parte del vostro gruppo. Oggi, dopo averne saggiato pregi e difetti, voglio dirvi perché credo che sia stato probabilmente il miglior computer portatile di sempre e come questo stia creando forse un problema per Apple, come testimonia il recente stop alla produzione di chip M2 per due mesi.
Con questo pezzo voglio tornare un po’ più indietro, precisamente a dicembre 2022, quando, dopo tanti anni di onorato servizio il mio Huawei Matebook X Pro ha dato gli ultimi segnali di cedimento, convincendomi una volta per tutte a trovare una soluzione alternativa. Personalmente son sempre stato un assiduo utilizzatore di notebook Windows, ma ormai conoscerete il mio “caso” grazie all’articolo sul PC assemblato che vi ho proposto qualche settimana fa, nonostante dunque l’abitudine mi abbia fatto sorgere un po’ di scetticismo, dopo un breve consulto con i miei colleghi si è deciso per un relativamente vecchio e sfruttato Macbook Pro M1:” provalo e fammi sapere che ne pensi, poi se non andrà bene valuteremo il da farsi”. Detto fatto, eccomi qui, mentre scrivo dal mio amatissimo Mac.
Tutta la storia in video
Perché lo ritengo il miglior portatile di sempre
Vorrei fin da subito chiarire che sono perfettamente a conoscenza del fatto che esistano notebook più potenti, più belli, più sottili, più leggeri, con più autonomia (uhm forse no), con migliori display ecc…non è questo il punto. Gli stessi Macbook Air con M2 o i Macbook Pro da 14 e 16 con M1/M2 Pro e M1/M2 Max hanno caratteristiche tecniche decisamente superiori, basti pensare ai display mini LED rispetto al “banale” LCD del mio M1, con cornicioni che san tanto di 2016, anno in cui in effetti è stato prodotto nelle sue fattezze.
Macbook Pro M1 però è stato un concentrato di circostanze favorevoli che hanno creato quella che definisco una “bestia rara”, un prodotto che probabilmente tra qualche anno ricorderemo come un evento. In sintesi, vediamo per punti le sue caratteristiche vincenti.
Design
Con l’arrivo della rivoluzione dei chip Apple Silicon, ci si sarebbe aspettati design futuristici, sottili e leggerissimi. Così invece non è stato e il Macbook Pro M1 si scoperto banalmente uguale ai Macbook degli anni precedenti. Un bene a mio parere perché questo ha consentito di non sovrastimare le possibilità di gestione delle temperature dei chip a 5 nm, come ad esempio è successo con il problematico Macbook Pro M2, permettendo quindi ad M1 di esprimersi senza vincoli e con l’appoggio di un sistema di dissipazione attiva derivato dall’era Intel.
Design non solo funzionale ma anche bello, a mio parere anni luce avanti a quel che è venuto dopo, cioè i Macbook Pro 14″ e 16″ con il loro gusto retrò. Sottile, leggero, con la tanto bistrattata touchbar che a me continua a piacere e che aggiunge un bel look a tutto il palmrest, tastiera con corsa leggermente inferiore ai modelli successivi, perfetta. In tutto questo il display e la fotocamera frontale sono gli unici due elementi a sentire il peso di un progetto con molti anni sulle spalle, non che il livello sia basso, ma già al debutto erano subito emersi come i punti deboli del pacchetto.
Prestazioni
Credo che al momento dell’uscita, complice anche la novità dei nuovi chip, il Macbook Pro M1 sia stato un po’ sopravvalutato a livello di prestazioni. Usandolo in questi mesi ho sperimentato quasi subito i suoi limiti su due specifici comparti: la grafica e la memoria. Non è un notebook che personalmente reputo “potente” (che poi tutto è relativo, no?) ma credo anche che questa sia la sua fortuna. Nel tempo ho inciampato su diversi notebook da gaming con prestazioni eccellenti sulla carta, prodotti che si sono sciolti sotto il loro stesso calore, delineando tutti i limiti di un form factor inadatto a gestire hardware di un certo tipo.
Su Macbook Pro M1 c’è invece un equilibrio, di nuovo, tra scocca, dissipazione e SoC, tant’è che anche Macbook Air M1 funziona bene, ma ha quel qualcosina in meno in termini di prestazioni/tempo che personalmente mi darebbe un po’ fastidio.
Autonomia
Diretta conseguenza di prestazioni ben calibrate è un’autonomia strepitosa, di almeno una decina di ore di utilizzo reale del prodotto, e badate, a 2 anni e mezzo dalla prima accensione di questo esemplare. Ci si dimentica letteralmente di ricaricarlo e quando si ha la necessità di rimanere fuori tutta la giornata il caricabatterie servirà probabilmente solo per emergenza.
Software
macOS, generazione dopo generazione sta diventando sempre più simile per logica, per grafica e per funzionalità ad uno smartphone o un tablet della mela morsicata. Io devo dire che non lo apprezzo un granché, Windows si addice maggiormente alla mia forma mentis e alle operazioni che svolgo ogni giorno, ma riconosco nella semplicità, immediatezza d’uso e qualità grafica un potenziale mix di pace dei sensi per il 90% della popolazione che ha bisogno di un notebook.
L’essenza di un portatile
Gli aspetti chiave ve li ho detti e sommandoli scoprirete quella che nella mia personalissima (e certamente non condivisibile) visione, è l’essenza di un computer portatile: bello, leggero, con tanta autonomia, un software snello ed efficace, la giusta potenza. Questo è Macbook Pro M1 e la storia più recente ci ha insegnato che dopo di lui Apple non è più riuscita a ritrovare questa alchimia e come questo le stia creando qualche grattacapo, tra Mabook Pro M2 Pro e M2 Max anticipati rispetto alla tabella di marcia e stop alla produzione di nuovi chip. Il motivo? Macbook Pro M1 è andato troppo bene, per vendite, per soddisfazione del cliente e per longevità, alla faccia dell’obsolescenza programmata!
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