Il Black Friday è morto – Editoriale

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Le finestre aperte, lo sguardo tagliente, il mouse che scorre lento. La riflessione, i conti, l’acquisto. Breve riassunto della genesi di un soddisfacente acquisto durante il Black Friday. Molti di voi ora potrebbero stranire, più nessuno prova queste sensazioni quando arriva il giorno del Black Friday. Ora si legge il prezzo, si fa una smorfia un po’ delusa e si acquista il bene con la convinzione di averlo preso, comunque, al prezzo più basso di sempre.

Il Black Friday è morto ma nessuno lo vuole ammettere. Accertare la morte di questo evento è controproducente per tutti, si parte dallo shop fisico che ha scorte di magazzino da smaltire fino ad Amazon che spinge l’evento sempre meno cercando di instillare, lentamente, nella mente dei consumatori l’idea che il grande evento degli acquisti sia il Prime Day e non il Black Friday. Chi acquista non potrà mai accertare la morte del Black Friday, chi rimane a bocca asciutta invece inizia a lamentarsi. Noi addetti ai lavori cerchiamo di fare il massimo con ciò che abbiamo ma sono anni che il Black Friday diventa sempre più deludente e non ci son editoriali e lamentele che reggano, il Black Friday è finito.

Il Black Friday ormai dura un mese: così non ha più senso

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Il Black Friday 2022 è stato semplicemente il peggiore di sempre, quello vissuto con meno hype. In più, rincarando la dose, è stato quello più scorretto di sempre. Calcando ancora la mano, è stato anche il Black Friday con l’agonia più lunga di sempre, un evento lento partito ben due settimane prima del famoso giorno del ringraziamento. Ecco, una delle prime chiavi di lettura della morte prematura del Black Friday è proprio questa, la sua durata.

Morte prematura perché nonostante l’evento sia stato un mix di finzione condito da qualche buona offerta, il trend degli acquisti online è in crescita. Ci sono ancora ampi margini di crescita per l’online shopping. Se il trend cresce e il Black Friday cala, c’è qualcosa che non va. La colpa non è solo del periodo storico, dell’inflazione, della carenza di materie prime. Partire due settimane prima con le settimane del Black Friday è una storpiatura clamorosa della vera essenza dell’evento. Il Black Friday è sempre stato un singolo, dannato, giorno dove fare affari clamorosi. Passato quello, si doveva attendere l’anno prossimo per cercare di fare l’affare della vita.

Trasformare un singolo pazzo giorno di offerte in settimane di offertine da quattro soldi è quanto di peggio poteva fare il tanto osannato marketing moderno. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti, i numeri sono in crescita ma i consumatori fanno sempre meno affari. I consumatori sono meno felici, c’è meno attesa per l’evento ed ormai si parte già con un l’idea che le offerte non saranno clamorose e che ci sarà bisogno di grande ricerca per trovare qualcosa che sia concettualmente simile ad un vecchio affare.

Ricordate qualche anno fa i video che arrivavano dagli USA quando il Black Friday non era così diffuso in Italia? Onde di persone assembrate fuori uno shop con occhi marroni, vestiti strappati ma usciti sorridenti e vincenti dopo aver pestato la persona affianco per portarsi a casa l’ultimo pezzo della smart TV proposta in offerta con il 75% di sconto. Al giorno d’oggi, nemmeno nella stravagante America si formano più risse per qualche offerta del Black Friday. Lo shopping online non è la discriminante del calo di questo fenomeno e gli americani di certo non sono diventato più civili nel giro di pochi anni.

Semplicemente il Black Friday ha divorato se stesso. Si è pavoneggiato come evento dalla portata clamorosa, come quello che per i negozi e i vari brand poteva far svoltare il fatturato annuale, poteva far spendere anche il più conservatore dei risparmiatori. Per un certo periodo c’è riuscito con merito ma oggi di quel pavoneggiamento resta solo la spocchia e l’arroganza senza merito. Se i fatturati vedono picchi di +50% anno su anno nello stesso periodo è merito di una crescita naturale del fenomeno dello shopping online e di un marketing mai così selvaggio e irritante.

Il Black Friday non è morto per cause naturali: ecco il colpevole

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Fino a questo momento la figura del Black Friday sembra essere quasi indipendente ed autonoma. Dietro la morte del Black Friday, c’è un colpevole. Più colpevoli a dire il vero, la giuria punta il dito verso brand e shop. Perché non approfittare della fragilità psicologica di chi ha un bisogno o di chi vuole semplicemente acquistare per il piacere di farlo? Perché non spennare fino al midollo i polli? Se son così disposti a fare affari in un solo giorno, perché non dovrebbero esserlo per una settimana? Perché non due? Perché perdere profitti con un vero sconto del 75% quando posso offrire un falso sconto del 50%?

Per carità, i soldi son soldi e piacciono a tutti. Il mercato è duro per tutti, domanda e offerta viaggiano a braccetto. Comprensibile la scelta di snaturare l’evento ma privarlo della sua anima è troppo. Quale consumatore non sarebbe felice di aver a disposizione più offerte assurde per più giorni? Solo un consumatore stupido. La realtà dei fatti è che il colpo finale al Black Friday è stato dato dalle offerte false, dalla scorrettezza di brand e shop.

Una piaga che proviamo a combattere da tempo, ogni santo momento proviamo a mettere tutti in guardia da questi falsi sconti legalizzati. Una cantilena senza fine, attenzione alle offerte false, controllate lo storico dei prezzi, approfondite ed informatevi. Eppure nonostante le continue denunce, shop e brand continuano a proporre offerte false o sconti palesemente troppo bassi per essere etichettati come Black Friday. La perseveranza è diabolica, perché in questi mesi, per colpa della carenza delle materie prime, si sta mettendo in atto una vera e propria fregatura da urlare ai quattro venti. Tantissimi prodotti vecchi ed obsoleti, rimessi in vendita a prezzi fuori dalla norma. Palese la malafede.

Prodotti di cinque o sei generazioni fa rimessi sugli scaffali con l’omissione di qualsiasi specifica utile per indentificare l’anno di rilascio di quel prodotto. Semplificando, notebook, smartphone, hardware di cinque o sei anni fa, tranquillamente sugli scaffali o nelle pagine degli shop in bella vista prima dei prodotti recenti. Uno scandalo di dimensioni bibliche, prodotti del genere a questi prezzi andrebbero semplicemente ritirati dal mercato, nessun consumatore, anche quello meno informatore dovrebbe correre il rischio di portarsi a casa un prodotto molto vecchio ad un prezzo falsamente scontato. Una situazione disgustosa che incredibilmente vede come protagonisti i nomi più grossi dello shopping online.

Perché il Black Friday deve tornare quello di una volta

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Riducendo il campo d’analisi alla tecnologia, le prospettive del mercato odierno non sono rosee. I wafer di silicio costeranno sempre di più e molto prima di quanto immaginiamo la nostra capacità di produrli verrà superata dalla necessità di averne sempre di più. Il risultato è uno e soltanto uno, la tecnologia, specie quella di fascia alta, costerà sempre di più. In fondo, basta dare uno sguardo al micro trend 2020-2022.

Con una prospettiva del genere, il cortocircuito che si è creato con un falso Black Friday e un maggior numero di persone che si approcciano alla tecnologia è tremendo. La tecnologia di fascia alta sarà sempre meno democratica ed accessibile, quella di fascia media fascia media rischia semplicemente di scomparire e quella di fascia bassa sarà sempre meno prestante nonostante l’aumento di prezzo.

Avere un santissimo giorno l’anno dove poter accedere veramente al tanto desiderato sconto sarà fondamentale. Non solo, il Black Friday inteso nella sua vera essenza ha avuto un successo così importante proprio in funzione della sua portata etica. Un singolo giorno dell’anno dove le regole del mercato non pendono più dalla parte del negoziante ma da parte del consumatore. Un singolo giorno a favore dei consumatori ha un impatto da non sottovalutare, è uno stimolo potentissimo alla spesa dei risparmi, crea fiducia e rispetto tra le parti. Il Black Friday deve tornare ad essere ciò che è sempre stato, l’occasione da non perdere.

Il Black Friday è morto, la colpa non è nostra e non siamo nemmeno complici. La voglia di sostenere l’economia c’è, la voglia di emozionarsi per un prezzo tagliato anche, la voglia di spendere per il piacere di farlo pure. Con queste condizioni però non si può aver voglia per due settimane, non si può perdere fiumi di ore a sbobinare offerte fake, a razionalizzare quelle reali e poi ritrovare le stesse offerte ad un prezzo più basso pochi mesi dopo. Il Black Friday così non funziona più, nonostante i numeri. Chiamatelo pure in modo diverso, perché continuare a chiamare questo nuovo mostro come Black Friday è accanimento terapeutico.

Nota: questo è un editoriale e, in quanto tale, rispecchia l’opinione di chi scrive senza voler assumere carattere di notizia oggettiva o di cronaca dei fatti. Esso è un articolo in cui vengono esposte le opinioni personali dello scrivente e, in quanto tale, non è oggettivo e può essere contrario all’opinione di chi legge. Invitiamo tutti i lettori a commentare tramite gli appositi strumenti nel rispetto del pensiero altrui.

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