Il crypto winter che ha colpito nel corso dell’ultimo anno e mezzo il settore delle criptovalute ha spinto più di un trader ad assumere un atteggiamento al minimo guardingo. Quando il mercato è in preda agli orsi, infatti, le difficoltà per gli investitori al dettaglio si amplificano sensibilmente. Al tempo stesso, però, anche in momenti non proprio felici è possibile fare affari di un certo rilievo. In questa piccola guida cercheremo di capire come sia possibile porre le premesse per un trading di criptovalute in grado di risultare proficuo, tenendo al contempo gli interessati alla larga da rischi troppo rilevanti.
Indice:
Come fare trading di criptovalute
Investire sulle criptovalute è un’attività di carattere finanziario, quindi caratterizzata da forti rischi. Pericoli che sono collegati in particolare alle fluttuazioni che ogni giorno caratterizzano i vari asset, a partire dal Bitcoin. Se è impossibile eliminarli, è però possibile cercare di ridurli al minimo, per quanto possibile. Per farlo occorre adottare una strategia accorta, da abbinare ad un money management di qualità.
La prima domanda che ci si dovrebbe porre, se si intende investire i propri soldi sui beni virtuali, è proprio quella relativa alla modalità da utilizzare. Occorre infatti ricordare che l’investimento sulle criptovalute può avvenire in svariati modi. Ad esempio:
- aprendo un conto presso un exchange, ad esempio Binance, Coinbase o CoinSmart, per poi acquistare, detenere e vendere gli asset su un wallet. In questo caso il guadagno avviene soltanto nel caso in cui il token acquistato si apprezza nel periodo della sua detenzione da parte degli interessati;
- optando per una piattaforma di trading online che abbia aperto le contrattazioni a Bitcoin e Altcoin, permettendo ai suoi utenti non solo di fare compravendita diretta di valuta virtuale, ma anche di utilizzare all’uopo strumenti come i CFD (Contract for Difference), grazie ai quali è possibile lucrare dalle oscillazioni di prezzo anche nel caso in cui tale indice scenda, a patto naturalmente di capire la direzione che sarà intrapresa dall’asset. Ottimi esempi in tal senso sono Capital e eToro;
- utilizzando le opportunità offerte da alcune app per la gestione dei propri soldi, a partire da Revolut, che nel corso degli ultimi anni ha sempre più allargato la propria proposta in tal senso, con un notevole riscontro da parte dei propri clienti.
Naturalmente, prima di scegliere una delle modalità indicate, consigliamo di analizzare con una certa attenzione il proprio profilo di rischio e le proprie particolari esigenze. Ognuno degli strumenti in questione, infatti, evidenzia vantaggi e contro che dovrebbero essere conosciuti e compresi.
Trading di criptovalute: i fattori da tenere in considerazione
Una volta scelto il modo, e la piattaforma, con cui si intende portare avanti il proprio commercio di criptovaluta, è senz’altro arrivato il momento di analizzare i fattori che possono influenzarlo, in maniera più o meno rilevante.
Il primo in tal senso sono i fattori macroeconomici, una categoria che va a comprendere gli eventi fiscali, naturali o geopolitici di grande rilievo. Ad affrontare questo tema è stata una recente ricerca elaborata da S&P Global, all’interno della quale è possibile ravvisare importanti indicazioni in tal senso. A partire dal legame tra le fortune degli asset crypto e un ampliamento della base monetaria disponibile che può fare seguito a stimoli fiscali, politiche di quantitative easing e abbassamento dei tassi di interesse. Un legame che, naturalmente, si fa sentire anche in maniera inversa, con la crisi dei prezzi susseguente ai momenti in cui si rende necessaria una stretta monetaria, ad esempio per cercare di raffreddare l’inflazione.
Tra i tassi di interesse, uno dei più rilevanti è naturalmente quello del dollaro. Le decisioni della Federal Reserve sono solite influenzare l’economia globale e l’universo crypto non sfugge a questa regola. Se il tasso d’interesse è basso, si va infatti a riflettere su una serie di strumenti finanziari, a partire dagli interessi bancari e da quelli dei bond. Talmente bassi da spingere gli investitori propensi al rischio, pur di spuntare rendimenti apprezzabili a riversarsi su asset molto volatili, come appunto le criptovalute. Mentre quando sono alti tolgono attrattività agli asset rischiosi, in quanto è possibile un buon ritorno anche su quelli meno rischiosi.
La ricerca di S&P Global ha cercato di capire se esista una effettiva correlazione tra tassi di interesse e quotazioni degli asset digitali e per farlo ha preso in esame l’andamento dello yield a rischio neutrale del Treasury bond USA a due anni, considerato un indicatore in grado di riflettere al meglio le aspettative del mercato a breve termine sull’evoluzione dei tassi di interesse statunitensi.
Inoltre, è stato utilizzato l’S&P Cryptocurrency Broad Digital Market Index nel periodo che va dal febbraio del 2017 sino al marzo del 2023. I dati che ne sono scaturiti vanno a indicare come su base trimestrale, i tassi di interesse e l’indice hanno evidenziato un rapporto inverso per il 63% del tempo, a partire dal mese di maggio 2017. Un dato che è peraltro arrivato al 75% a partire dal maggio del 2020. Una data non proprio casuale, trattandosi dell’inizio ufficiale della pandemia di Covid.
Altra correlazione possibile, secondo alcuni, è poi quella con l’inflazione. A questo proposito, però, occorre sottolineare come la loro storia sia ancora troppo breve per poter giungere a conclusioni univoche in tal senso. Quello che è possibile dire, con una certa sicurezza, è che quando sono iniziati a spirare i primi timori di una possibile ripresa inflattiva, derivante dalla vera e propria inondazione di liquidità decisa dalle banche centrali in reazione alle difficoltà provocate all’economia globale dal Covid, gli investitori istituzionali hanno iniziato a guardare con grande interesse al Bitcoin. Un interesse che è però scemato quando il crypto winter si è abbattuto anche sull’icona di Satoshi Nakamoto.
Anche il rapporto tra beni digitali e dollaro è da tempo indicato come un aspetto molto importante, per chi decida di rivolgersi ai primi per il proprio trading. In questo caso occorre sottolineare come le criptovalute siano solitamente scambiate con la moneta statunitense. Se il dollaro si trova in un momento di grande forza, gli investitori possono essere spinti a frenare le operazioni dal rischio di cambio, ovvero dal fatto che tra il momento in cui chiudono l’operazione e quello in cui i soldi reali affluiscono sul conto la convenienza della stessa sia oggetto di forte erosione. Mentre un dollaro debole può stimolare la richiesta di criptovaluta e un rafforzamento dei prezzi.
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Trading di criptovalute: l’importanza di informarsi
Sinora abbiamo visto i fattori di macroeconomia che possono influenzare il trading di criptovaluta. Sicuramente cercare di capirli è importante, ma non risolutivo. L’andamento dell’economia, infatti, deve necessariamente cedere il passo alle notizie che arrivano in continuazione su Bitcoin e Altcoin.
In una società ove le notizie vengono diffuse a pochi secondi dall’evento, basta in effetti che ne arrivi una di rilievo per abbattersi come un ciclone sul mercato. Obbligando di fatto i trader a non staccare mai la spina, per non essere travolti dagli eventi. Basti vedere in questo caso l’effetto che hanno le citazioni della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti sui token da essa citati in giudizio, a partire da Ripple.
Gli investitori, quindi, necessitano di antenne potenti per essere messi in condizioni di reagire prontamente ad una notizia, positiva o negativa. Proviamo ad immaginare una situazione non proprio improbabile come quella relativa ad un possibile bando del mining Proof-of-Work, su cui si basa il Bitcoin, sul suolo europeo. Una possibilità di cui si è parlato a lungo nei mesi che hanno preceduto il varo del Markets in Crypto Assets (MiCA). Se all’improvviso l’Unione Europea decidesse di accogliere le istanze dei Paesi nordici in tal senso, per BTC potrebbe verificarsi un vero e proprio smottamento del suo prezzo, come è facile immaginare.
Così come il Bitcoin sembra a sua volta destinato a giovarsi nei prossimi mesi dell’attenzione dell’opinione pubblica per l’ormai prossimo halving, il dimezzamento delle ricompense spettanti ai suoi minatori. Un evento previsto per la prima metà del 2024 il quale, come accaduto nel corso di quelli precedenti, dovrebbe nuovamente far salire alle stelle la sua quotazione.
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Anche gli influencer sono importanti
Se le notizie sono molto importanti, va anche rimarcato come lo siano i cosiddetti influencer. Un termine con il quale si indicano quelle persone che sono riconosciute come autorità in un determinato campo da un gran numero di persone.
Se nel settore social queste figure sono ormai tradizionali, anche nell’innovazione finanziaria ci sono alcune personalità cui molti investitori si affidano con grande fiducia. L’esempio più clamoroso in tal senso è quello di Elon Musk, noto sostenitore delle criptovalute, in particolare di Bitcoin e Dogecoin. Per chi è solito rivolgersi a questi due token per il proprio commercio, è praticamente impossibile ignorare i pareri periodicamente espressi dal fondatore di Tesla.
Per capire meglio basterebbe del resto ricordare come un trader inglese, Andrei Badoiu, abbia deciso di varare un bot che acquista Bitcoin ogni volta che il proprietario di Twitter rilascia una dichiarazione riportata sui media al suo proposito. La logica è molto semplice da afferrare: le parole di Musk sono considerate in grado di trascinare verso l’alto il prezzo del token. Come fanno appunto gli influencer quando reclamizzano un prodotto. Musk è soltanto il capofila degli influencer crypto, ma non certo l’unico a essere seguito da un gran numero di fans dell’innovazione finanziaria.
Conclusioni
L’investimento in criptovalute rappresenta un rischio. Se già per gli asset tradizionali i mercati finanziari prospettano insidie di non poco conto, la volatilità delle criptovalute è da molti considerata ancora più violenta e, di conseguenza, tale da rappresentare uno spauracchio.
Per chi decide di fare trading crypto è d’obbligo cercare di mettere in campo una strategia in grado di stendere una rete di protezione intorno all’investimento. Il primo passo in tal senso è rappresentato dalla scelta della modalità d’investimento. Acquistare asset virtuali o investire sul loro prezzo tramite CFD, ad esempio, è molto diverso. Nel primo caso il bene è posseduto direttamente e deve essere protetto in una cassaforte elettronica, il wallet, con la possibilità di guadagnare solo da una salita della quotazione. Nel secondo non c’è possesso diretto, e nessun costo collegato alla conservazione dell’asset, e il trader può guadagnare anche nel caso in cui la quotazione crolli, a patto di indovinare il trend.
Per dare al proprio investimento le basi migliori, occorre poi guardare con attenzione alcuni dati fondamentali. A partire dai fattori macroeconomici, che possono regalare carburante per una crescita delle criptovalute o deprimerne la quotazione. In questo novero vanno considerati ad esempio i tassi di interesse, i movimenti del dollaro e i dati relativi all’inflazione.
Infine, chi investe in monete digitali, non può esimersi da un continuo monitoraggio delle notizie. Bitcoin e Altcoin, infatti, evidenziano una propensione a reagire in maniera violenta ogni volta che esce una notizia al loro riguardo. Pensare di poter fare un investimento di questo genere per poi disinteressarsi di quanto accade rappresenta un pericolo insostenibile.
Leggi anche: NAGA: come funziona e quello che c’è da sapere sulla piattaforma di trading
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