ChatGPT di OpenAI

ChatGPT è un modello di chatbot sviluppato da OpenAI, organizzazione che si occupa da diversi anni di intelligenza artificiale. Soprattutto nei primi mesi del 2023 sono diventati entrambi di dominio pubblico alla luce di uno storico successo mediatico legato a un utilizzo diffuso e generalizzato di ChatGPT, presto sfociato nel blocco da parte del Garante per la protezione dei dati personali per mancato rispetto delle normative sulla privacy. Il 28 aprile è tornato disponibile in Italia, utilizzabile anche senza VPN, ma con alcune modifiche e miglioramenti legati alla privacy. Ad oggi è disponibile sia sotto forma di web app accessibile dal browser che tramite l’app ufficiale, per ora un’esclusiva degli iPhone, non ancora presente da noi. Ma scopriamo meglio cos’è, come funziona, quali rischi nasconde e tutto quello che c’è da sapere su ChatGPT.

Cos’è ChatGPT

ChatGPT è un chatbot IA nato il 30 novembre 2022 e basato su GPT 3.5, versione di una famiglia di modelli di linguaggio nota come GPT creata nel 2018 da OpenAI, un’organizzazione di ricerca di intelligenza artificiale fondata, fra gli altri, da Elon Musk e Sam Altman, l’attuale amministratore delegato. Si presenta sotto forma di chatbot gratuito, dicevamo, quella tipologia di software capaci di simulare ed elaborare le conversazioni con gli esseri umani, che grazie all’intelligenza artificiale e all’apprendimento automatico (o machine learning che dir si voglia), consente di interagire in modo colloquiale. Come? Usando del testo, digitando parole, sintagmi o frasi di qualsiasi tipo, input a cui se ne aggiungeranno anche di nuovi.

Chat Generative Pre-trained Transformer, il suo nome completo, è un po’ criptico ma parlante perché traducibile in “trasformatore pre-istruito che genera conversazioni”. Tutto diventa più chiaro sapendo che in informatica un trasformatore è un modello di apprendimento profondo basato sul meccanismo di auto-attenzione, progettato per processare ed elaborare dati come il linguaggio naturale, e capace di pesare in maniera diversa i significanti, modello da cui deriva lo stesso GPT.

È un po’ come parlare come con una persona, caratteristica che fa di ChatGPT uno strumento molto versatile in grado di fornire risposte di vario tipo. Può quindi soddisfare un’infinità di richieste, soprattutto con GPT-4, la nuova versione del linguaggio di intelligenza artificiale finora esclusiva della versione a pagamento, che promette nuove funzioni, miglioramenti tangibili su alcuni dei punti deboli del modello e, con buona probabilità, un più ampio numero di informazioni che ne costituiscono le fondamenta. Per inciso, basti considerare il passaggio in due anni dai 117 milioni di parametri di GPT ai 175 miliardi di GPT-3 per avere un’idea di ciò che potrebbe diventare. Il problema? Il fatto che le informazioni su cui si basa provengano soprattutto da Common Crawl, una sorta di archivio del web contenente testi di ogni tipo, quindi sia fonti attendibili che non; una delle criticità principali. Ma dei problemi, dei rischi di ChatGPT e del resto ne parleremo fra poco.

Come funziona ChatGPT

Per comprendere in che modo funziona ChatGPT è necessario tenere a mente che si tratta di un modello basato sul machine learning, quella branca dell’intelligenza artificiale che gli permette di funzionare e di generare interazioni simili simili a quelle fra esseri umani. Funziona cioè tramite sistemi di addestramento, di apprendimento supervisionato e per rinforzo, tecniche di machine learning che nel primo caso si avvalgono di istruttori impegnati in entrambe le parti, cioè nelle veci di utenti e dell’assistente IA; nella seconda, quella per rinforzo, l’intervento umano serve invece a valutare le risposte che il modello aveva generato nella fase precedente, implementando dei “modelli di ricompensa” che permettono al sistema di perfezionarsi, proprio incoraggiando le azioni corrette, principio che sta alla base dell’apprendimento per rinforzo (reinforcement learning).

Tecnicismi a parte, seppur semplificando molto, questo è in sostanza il processo che sta alla base del funzionamento di ChatGPT e di come reagisce alle richieste dell’utente, che può interagirvi come con un qualsiasi chatbot. Intendiamoci, lui non sa di cosa sta parlando, né se ciò che dice è vero o meno; ma è capace di mettere in ordine le parole e le informazioni su cui è stato addestrato e di riportarle all’utente. Il punto di forza del prodotto di OpenAI sta nell’avanzatezza, nell’enorme mole di informazioni alla base, nelle prestazioni di un modello addestrato in collaborazione con Microsoft in continua evoluzione.

L’ultima grande novità che promette di cambiare come funziona ChatGPT sta nel nuovo modello multimodale annunciato il 14 marzo 2023 e noto come GPT-4. È importante perché consente al prodotto di OpenAI di fare un balzo in avanti sia per capacità di ragionamento che per potenzialità. Oltre ad accogliere input testuali, essendo un modello di linguaggio multimodale rende ChatGPT capace di leggere le immagini per generare didascalie, analisi e classificazioni. È inoltre più sicuro e molto più intelligente, spiega OpenAI, pronto a elaborare contenuti più complessi ed estesi perché può gestire testi più lunghi di prima, fino a 25.000 parole. Promette inoltre maggior creatività e migliori interazioni anche nelle attività più articolate: ad esempio comporre canzoni, scrivere sceneggiature o imparare stili di scrittura. Al momento, è riservata agli utenti di ChatGPT Plus, la versione a pagamento del servizio di cui parleremo fra poco.

ChatGPT con le app

ChatGPT funziona anche per eseguire azioni online? La risposta è sì, ma in futuro. A distanza di una manciata di giorni dal lancio di GPT-4, OpenAI ha annunciato l’introduzione dei plugin per dialogare con le app, una novità altrettanto importante perché fornisce a ChatGPT l’accesso a informazioni aggiornate e in tempo reale, quello che è uno dei suoi più grandi limiti. I plugin permetteranno a ChatGPT di funzionare come motore di ricerca, saranno utili per prenotare alberghi, voli, tavoli al ristorante, per pagare prodotti o per acquistare qualcosa. Molto dipenderà dalle app di terze parti che abbracceranno il servizio, ma è già ampia la lista di aziende aderenti, fra cui ci sono Expedia, Slack, Zapier, Instacart, OpenTabel, Klarna, eccetera. I plugin non sono ancora disponibili per tutti, ma si tratta di un’implementazione di cui vedremo presto i frutti, per ora riservata agli sviluppatori e agli utenti iscritti alla lista d’attesa.

ChatGPT funziona anche come servizio per software di terze parti, integrato soprattutto in quelli di Microsoft, partner di OpenAI. È presente ad esempio all’interno di browser come Edge e Opera, nella suite di app Office e nel chatbot di Snapchat. Ma col passare dei mesi, è molto probabile che si moltiplicheranno le aziende che integreranno modelli di intelligenza artificiale basate sulle attuali e future versioni di GPT.

Come usare ChatGPT: esempi pratici

Basta scaricare l’app ufficiale, disponibile sia per Android che per iPhone anche in Italia (scaricabile dal Google Play Store e dall’App Store), oppure accedere a chat.openai.com/ e attivare gratuitamente un account per usare ChatGPT. Una volta creato il proprio profilo inserendo i dati richiesti, usando la propria e-mail o abbinando un account Google o Microsoft, è possibile iniziare, cioè scrivere una richiesta nel campo di digitazione posizionato in fondo alla pagina. Volendo, c’è anche ChatGPT Plus, la versione a pagamento che al prezzo di 20 dollari al mese, assicura accesso prioritario a nuove funzioni (come GPT-4), risposte più rapide e ne garantisce l’usabilità anche quando i server sono sovraccarichi.

È importante ricordare che non è né Google né Bing, ma un chatbot ancora in versione beta che non si consulta come un motore di ricerca standard, ma è capace di comprendere il linguaggio naturale, modalità con cui sarebbe meglio interagirci. È bene quindi usare ChatGPT essendo specifici e diretti, con parole e frasi che diremmo a un amico, o a una qualsiasi persona. Iniziando ad esempio una conversazione con frasi come “chi ha fondato Apple?”, o “qual è il primo computer della storia?” o “scrivimi un racconto noir ambientato nel ‘700”, non serve ripetere il soggetto o altro più volte durante la conversazione, perché ChatGPT tiene a mente le interazioni precedenti, rendendo il dialogo per l’appunto naturale.

Chiaramente può fare molto altro; ecco alcuni esempi. È possibile chiedergli di analizzare del codice in caso di problemi, può inventarsi una storia, sa scrivere un articolo o un contenuto di qualsiasi genere sulla base di semplici indicazioni tipo “scrivimi un articolo su iPhone 14 Pro“, chiedergli di renderlo meno formale o di adattarlo a determinati stili di scrittura. Ma può anche rifiutarsi di rispondere a domande ritenute inopportune tipo “come si ruba un’auto?”, merito di un sistema di moderazione dedicato che col tempo verrà via via affinato. Basta tuttavia scrivere nel campo di digitazione una richiesta e attendere che ChatGPT elabori una risposta; se non può farlo lo comunicherà direttamente spiegando anche il perché e, in alcuni casi, fornendo dei consigli adatti alle circostanze.

Cosa può fare ChatGPT e cosa no

Può fare tante cose, e ne farà sempre di più con le future implementazioni già accennate poco fa. Perché la versione gratuita attuale è basata su GPT-3.5, modello che OpenAI ha terminato di addestrare a inizio 2022, da cui derivano vari limiti che vedremo fra poco. In attesa di GPT-4, che ne risolverà diversi, già oggi è possibile usare ChatGPT per questi compiti. Piccola premessa: sono cose che è in grado fare; per quanto riguarda l’accuratezza e la correttezza i risultati sono molto variabili in base a diversi fattori.

ChatGPT può:

  • creare contenuti come articoli, descrizioni, riassunti, idee, post, parlati, poesie, eccetera;
  • tradurre del testo;
  • stilare un programma di allenamento o una dieta;
  • fornire consigli personalizzati;
  • riassumere articoli, pagine web o studi;
  • analizzare e classificare contenuti testuali come il sentiment di uno scritto o filtrare le e-mail spam;
  • generare domande a risposta multipla;
  • realizzare chatbot;
  • migliorare servizi: rendere più conversazionali gli assistenti virtuali;
  • fare da motore di ricerca, per trovare informazioni, dati e altro;
  • fornire esempi di codice ed eseguire debug;
  • risolvere problemi di matematica;
  • comporre musica;
  • rispondere alle domande di test;
  • giocare o creare giochi;
  • eccetera.

Problemi e rischi di ChatGPT

Il chatbot di intelligenza artificiale di OpenAI non è perfetto, per niente. Ricordiamo che si tratta di una versione in anteprima la cui prima distribuzione risale al 30 novembre 2022, versione che pian piano verrà perfezionata e migliorata per risolvere alcuni limiti importanti che ne condizionano l’utilizzo.

In primis, c’è il problema della scarsa affidabilità di ChatGPT: a volte dà risposte plausibili ma errate o prive di senso. Da una parte c’entra il cosiddetto fenomeno delle allucinazioni, cioè quando un’IA non è a conoscenza di qualcosa se lo inventa, dall’altra il fatto che i dati su cui è addestrato il modello sono fermi al 2021 (considerando GPT 3.5). Da qui derivano a cascata un gran numero di limitazioni che si ripercuotono su molte delle sue possibili applicazioni, ridimensionando quindi di molto le cose che può fare bene.

Altrettanto importanti sono i problemi legati alla sicurezza. Nonostante OpenAI abbia integrato in ChatGPT un sistema di moderazione che escluda determinate richieste, è in grado di scrivere malware ed e-mail di phishing; può non essere in grado di trattare argomenti espliciti, contenuti violenti o dannosi. Da segnalare anche il fatto che il chatbot potrebbe essere facilmente utilizzato anche per scopi malevoli più sottintesi, ad esempio come supporto per fare trolling sui social media creando delle identità in grado di pubblicare contenuti sgradevoli, o per generare testi per diffondere notizie e informazioni false, per contenuti ingannevoli da condividere via e-mail, sui social o in altro modo.

Da considerare anche il fatto che un’intelligenza artificiale come ChatGPT, che almeno per il momento non fornisce fonti delle sue risposte, è per ovvi motivi parziale, per niente neutrale. Perché tutto dipende dai dati e dalle istruzioni che gli sviluppatori hanno usato per addestrarla, dai paletti che hanno deciso di mettere, scelte che rispecchiano una certa visione, quella di chi ha programmato il sistema. Questo problema della mancanza di obiettività di ChatGPT è stato avanzato fin dagli esordi dagli utenti che si sono legittimamente chiesti quanto questo possa influire sull’uso di un servizio dalle potenzialità simili.

Fra i rischi di ChatGPT, rappresenta uno scoglio importante anche il fatto che può violare la privacy, utilizzare informazioni personali senza il consenso delle persone, generare contenuti falsi o ingannevoli che possono danneggiare la reputazione di qualcuno, violare i diritti d’autore nel caso in cui l’utente faccia uso di contenuti generati da ChatGPT senza il permesso degli autori.

D’altronde, anche per queste ragioni il Garante della Privacy italiano, in occasione del blocco di ChatGPT in Italia, aveva sollevato il problema della mancanza di un sistema di verifica dell’età e della poca trasparenza nel trattamento dei dati degli utenti e dei non utenti interessati, chiedendo a gran voce a OpenAI di fare chiarezza su queste tematiche e di implementare soluzioni apposite in linea con le norme italiane ed europee. Il 28 aprile 2023, l’azienda ha infatti introdotto varie modifiche, che hanno reso di nuovo disponibile ChatGPT con le seguenti novità:

  • ha introdotto un’informativa rivolta a tutti in cui illustra quali dati personali e con quali modalità vengono trattati per l’addestramento degli algoritmi del software;
  • ha ampliato l’informativa sul trattamento dei dati degli utenti, con i rimandi alla nuova informativa sulla privacy e sul trattamento dei dati personali, ora accessibile nella finestra accennata sopra, comprendente anche la verifica dell’età;
  • ha inserito nella fase di registrazione a ChatGPT la richiesta della data di nascita prevedendo un blocco per gli utenti infratredicenni e per gli ultratredicenni minorenni senza il consenso dei genitori;
  • ha riconosciuto a utenti e non utenti europei il diritto di opporsi al fatto che i loro dati vengano trattati per addestrare gli algoritmi, predisponendo un modulo compilabile online (reperibile qui);
  • ha previsto per gli interessati la possibilità futura di far cancellare le informazioni ritenute errate;
  • ha chiarito che mentre continuerà a trattare i dati personali per garantire il corretto funzionamento del servizio li tratterà ai fini dell’addestramento degli algoritmi, salvo che esercitino il diritto di opposizione.

Quindi oggi usare ChatGPT è pericoloso? Molto dipende dall’uso che se ne fa, ma tutto deriva da problemi che le stesse aziende madri dei sistemi di intelligenza artificiale sono chiamate ad affrontare, in ottemperanza a una regolamentazione sovranazionale più precisa che prima o poi arriverà.

Il futuro di ChatGPT

La principale novità che potrebbe cambiare radicalmente ChatGPT, le intelligenze artificiali simili e i modi in cui gli utenti le utilizzano arriverà probabilmente dall’alto, dalle eventuali regolamentazioni cui accennavamo che potrebbero limitare e limarne vari aspetti. La mossa del Garante della Privacy italiano è stata un inizio, suffragata poco dopo dalla stessa autorità amministrativa europea, con l’obiettivo di fare luce su alcuni dei problemi e dei rischi emersi.

Ma OpenAI sapeva già che il suo prodotto deve essere migliorato e affinato per risolvere o quantomeno aggiustare tutte le criticità venute a galla in questi primi tempi di uso generalizzato da parte di utenti più e meno esperti. D’altronde è ancora in una fase di anteprima, non embrionale ma quasi; già l’apertura ai plugin e la versione GPT-4 hanno spianato la strada a utilizzi nuovi, a funzioni inedite legate ad aziende e software di terze parti, che con l’intervento di Microsoft potrebbero portare il modello un po’ dappertutto, perfino su sistemi operativi come Windows 12, potenzialmente.

Quello che è certo è che le intelligenze artificiali, ChatGPT compreso, corrono, corre l’evoluzione legata e dovuta a un’attenzione sempre maggiore da parte di tutti. Animato da sentimenti contrastanti, il mondo intero guarda con curiosità e con un po’ di timore, giustificato da queste prime dimostrazioni di destrezza che già minacciano il lavoro delle persone. Quindi aziende di ogni genere, istituzioni come la scuola, ma anche giornali, editori, amministrazioni pubbliche, società di consulenza; potenzialmente (lavori manuali a parte) ChatGPT e i modelli di intelligenza artificiale simili potrebbero arrivare ovunque una volta risolti i problemi e i rischi finora congeniti.

Ma è presto per gli allarmismi perché le criticità sono ancora numerose. Viceversa è un mondo che aprirà le porte a nuovi tipi di lavori; e soprattutto la supervisione umana, almeno quella, difficilmente sarà qualcosa di facilmente/velocemente suscettibile all’automazione.