Meta usa i dati personali degli utenti per addestrare la sua IA generativa. È quanto si legge da un’informativa pubblicata di recente nel centro assistenza di Facebook che spiega e permette di opporsi in merito all’utilizzo di alcuni dati personali per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale generativa dell’azienda di Mark Zuckerberg.
Non è certo un mistero che sistemi simili utilizzino anche i dati degli utenti per migliorare chatbot come Google Bard e ChatGPT, ma è necessario che le aziende proprietarie si adeguino a determinate norme rendendo il più possibile trasparenti politiche simili. Anche Meta, pur non avendo ancora un chatbot, ha pubblicato per questo motivo un modulo utile per opporsi all’utilizzo dei dati personali, sia propri che di terzi, modulo corredato di un’informativa che chiarisce alcuni aspetti in materia.
Dati personali per addestrare l’IA di Meta: perché vengono usati e come opporsi
OpenAI per ChatGPT, Google per Bard o Meta per la sua IA che verrà, basata sul modello di linguaggio Llama e forse integrata anche in WhatsApp, Instagram e Facebook, usano anche i dati degli utenti per addestrare i propri sistemi di intelligenza artificiale generativa e far sì che siano utili ed efficaci. Ad esempio, senza i dati della propria posizione Google Bard non può fornire risposte pertinenti durante le conversazioni, senza conoscere determinati dati degli utenti ChatGPT non sarebbe altrettanto intelligente e capace rispetto a come lo conosciamo. Insomma, per addestrare modelli di intelligenza artificiale generativa adeguati e produttivi, serve alle aziende che li sviluppano una quantità significativa di informazioni provenienti da più parti, compresi i dati degli utenti; l’importante è che siano trattati in maniera responsabile e trasparente.
Meta stessa, nel capitolo dell’informativa sulla privacy relativa all’IA generativa, spiega che fra i miliardi di informazioni provenienti da diversi tipi di dati, inclusi testi e immagini, ci sono informazioni pubbliche raccolte da internet o dati concessi in licenza da altri fornitori, che possono includere dati personali, ad esempio informazioni da un post pubblico che includono il nome dell’autore e alcune sue informazioni di contatto. Tuttavia, sottolinea l’azienda, “quando riceviamo informazioni personali nell’ambito di tali dati pubblici o concessi in licenza che utilizziamo per addestrare i nostri modelli, non colleghiamo questi dati in modo specifico a nessun account Meta”.
Come ha dimostrato nei mesi scorsi la crociata del Garante della Privacy italiano contro ChatGPT, serve adeguarsi alle norme che tutelino la privacy delle persone, che mettano dei limiti e obblighino le aziende a fornire le informazioni necessarie per conoscere cosa succede ai propri dati e come vengono utilizzati, in ottemperanza al GDPR (regolamento generale sulla protezione dei dati europeo) e al DSA (Digital Services Act, la legge sui servizi digitali) nel nostro caso. È necessario anche consentire agli utenti di cancellare le informazioni ritenute errate e garantire il diritto di opporsi al fatto che i propri dati vengano trattati per addestrare questi algoritmi, chiave su cui si fonda proprio l’informativa di Meta pubblicata nei giorni scorsi da cui deriva il modulo citato.
Come impedire a Meta di utilizzare i propri dati personali
Il modulo in questione, noto come “Diritti dell’interessato per l’IA generativa“, è accessibile da questo link del Centro assistenza di Facebook e, come anticipato, permette agli utenti di segnalare problemi e di inviare opposizioni in merito alle informazioni personali usate per addestrare l’IA generativa di Meta. Per farlo, è possibile scegliere fra le seguenti quattro opzioni:
- Voglio accedere a eventuali informazioni personali di terzi usate per l’IA generativa, scaricarle o correggerle;
- Voglio contestare o limitare il trattamento delle mie informazioni personali di terzi usate per l’IA generativa;
- Ho un problema diverso (I have a different issue).
Selezionando una di queste quattro opzioni, la persona, anche non iscritta a Facebook, è invitata ad aggiungere alcuni suoi dati per inviare la richiesta/opposizione: il paese di residenza, nome, cognome e indirizzo e-mail. Selezionando invece “ho un problema diverso”, compare in più uno spazio in cui spiegare dettagliatamente il proprio problema.
È bene sottolineare tuttavia che, come riportato nel modulo, Meta non soddisfa automaticamente le richieste inviate dagli utenti, ma le esamina in conformità alle leggi locali. In altre parole, non c’è alcuna garanzia che la propria privacy sia tutelata.
Personalmente, ho inviato una richiesta di accesso alle informazioni personali selezionando le quattro opzioni citate, ma le uniche risposte che Meta mi ha inviato sono decisamente insoddisfacenti.
Non soddisfiamo automaticamente le richieste e le esaminiamo in conformità alle leggi locali.
Se desidera maggiori informazioni sulle IA generative e sui nostri impegni per la privacy in questo nuovo settore, la invitiamo a consultare le informazioni disponibili nel Centro sulla privacy.
Se quest’ultima era la risposta di Meta a circa un’ora di distanza dall’invio delle richieste, dopo circa 9 giorni, ho ricevuto quest’altra risposta tramite e-mail, identica per tutte le richieste di chiarimento inviate:
Based on the information provided, we were unable to process your request. To help us process your request, please provide examples or screenshots that show evidence of your personal information (for example, your name, address or phone number) in responses from Meta’s generative AI models. Once you provide this evidence, we would be happy to investigate further.
Almeno per ora, non c’è alcun modo di specificare meglio all’azienda le informazioni personali che si desidera selezionare, perché nella pagina con il form per effettuare le richieste non permette di caricare alcuno screenshot. Ad ogni modo, in attesa di maggiori informazioni e strumenti, sappiate che questa è la sezione dedicata al trattamento dei dati usati da Meta per addestrare l’IA generativa, sezione in cui è possibile reperire qualche informazione ma non inviare delle concrete segnalazioni e opposizioni per quanto riguarda i propri dati trattati, almeno per ora. In caso di novità in proposito, vi aggiorneremo.
Leggi anche: Amazon, Apple, Google e Meta fra le Big Tech sorvegliate dall’Europa: cosa cambierà e Google aggiorna l’informativa sulla privacy di Bard: dati pubblici per addestrare l’IA
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