Le ultime indiscrezioni emerse suggeriscono che Google sarebbe disposta a tutto pur di confermarsi anche per il 2021 come motore di ricerca predefinito di Safari su iOS, anche a pagare ad Apple una cifra da record.
Stando a quanto riferito da Toni Sacconaghi, analista di Bernstein, e riportato in Apple 3.0 di Philip Elmer-DeWitt, il gigante dei motori di ricerca sarebbe disposto a mettere sul piatto ben 15 miliardi di dollari. Si tratterebbe di un cifra da capogiro, considerevolmente più alta degli 11 miliardi di dollari versati nel 2020 e dei 9,5 miliardi di dollari del 2018.
Per quanto né Apple né Google abbiano mai rivelato pubblicamente i dettagli dell’accordo che permette a Big G di essere il motore di ricerca di default su Safari, il browser preinstallato su iOS (e iPadOS) – accordo che non ha mancato di attirare l’attenzione delle autorità –, si riporta che la cifra versata dalla casa di Mountain View abbia rappresentato una percentuale compresa tra il 15% e il 20% dei profitti annuali di Apple per l’anno 2020.
Sacconaghi è arrivato a calcolare la cifra di 15 miliardi di dollari per il 2021 analizzando le entrate recentemente comunicate da Apple e i costi sostenuti da Google per accaparrarsi nuovo traffico. In particolare, secondo l’analista, Google sarebbe disposta a pagare una cifra così elevata anche per tenere a bada la concorrenza di Bing (Microsoft).
In ogni caso, la previsione per l’anno fiscale 2022 è ancora peggiore per Google – e ovviamente migliore per Apple –, visto che si parla di una cifra che potrebbe salire fino a 18-20 miliardi di dollari. Per questo motivo viene ritenuto possibile un cambio di strategia da parte di Big G: pur volendo tenere sotto pressione la concorrenza, Google potrebbe provare a rinegoziare l’accordo o addirittura mollare completamente la presa.
Un altro fattore non trascurabile è che The Four (Apple, Google, Amazon e Facebook), sono da tempo sotto l’occhio attento delle autorità antitrust americane e non è del tutto inverosimile che in un accordo simile venga ravvisata una violazione delle leggi che tutelano la libera concorrenza sul mercato. Ciò potrebbe tradursi in un impatto negativo nella misura del 4-5% sui profitti lordi di Apple.
Se da una parte la vasta user base di Apple, per la maggior parte legata a Safari come browser, rappresenta un boccone ghiotto per Google e i motori di ricerca concorrenti – specialmente sotto il profilo della vendita di pubblicità –, dall’altra lo stesso Sacconaghi aveva sostenuto in precedenza che Apple potrebbe trarre benefici dall’acquisizione di un motore di ricerca come DuckDuckGo. Così facendo, infatti, il colosso di Cupertino avrebbe più forza in sede di trattativa con Google e avrebbe anche una soluzione di backup già pronta qualora Big G decidesse di tirarsi indietro.
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