Come è già accaduto negli Stati Uniti, le proteste contro il governo che stanno interessando il Canada hanno trovato un ottimo sostegno nelle criptovalute. Molti cittadini contrari alle decisioni di carattere sanitario adottate dal premier Justin Trudeau, infatti, hanno deciso di inviare fondi ai manifestanti del cosiddetto Freedom Convoy. Per farlo stanno utilizzando anche il denaro digitale.

Non si tratta in effetti di una novità, considerato come in molte parti del globo proprio Bitcoin e Altcoin siano usate per impedire alle autorità politiche e monetarie di intercettare i finanziamenti. Il governo canadese, però, ha deciso di non restare a guardare e si è attivato per cercare egualmente di sgonfiare la protesta.

Le decisioni del governo canadese sui wallet

Stando alle notizie riportate dai media, Justin Trudeau avrebbe emesso un’ordinanza rivolta alle compagnie regolate dalla FINTRAC (acronimo di Financial Transactions and Reports Analysis Centre of Canada) in cui ordina l’immediata sospensione delle transazioni effettuate da non meno di 34 wallet di criptovalute, tutti collegati con il Freedom Convoy. Ovvero con il convoglio formato dai camionisti che si battono per l’eliminazione dei provvedimenti tesi a contrastare la diffusione del Covid all’interno del Paese.

Provvedimenti i quali, a detta degli organizzatori della singolare protesta, non avrebbero alcuna giustificazione di carattere sanitario. Una tesi che sembra aver fatto molti proseliti anche tra i comuni cittadini, i quali stanno sostenendo in massa la protesta.

Sui wallet colpiti dal provvedimento ci sarebbero al momento circa 1,4 milioni di dollari in Bitcoin. La protesta in questione ha peraltro portato ad una saldatura con quelle organizzate negli Stati Uniti dalla cosiddetta Alt Right, la destra alternativa che si muove di concerto con Donald Trump, il cui interesse sembra proprio quello di alzare il livello della tensione, in un momento così particolare.

A cosa sono dovute le proteste del Freedom Convoy?

Il Freedom Convoy è stato allestito dai camionisti canadesi per protestare contro le decisioni prese dal governo guidato da Justin Trudeau in tema sanitario. In particolare, nel mirino della protesta ci sarebbe l’obbligo vaccinale imposto in Canada, per effetto del quale i camionisti non vaccinati non possono transitare alla frontiera con gli Stati Uniti.

La protesta ha peraltro trovato il largo appoggio di molti cittadini, gonfiandola a dismisura. Tanto che ormai da settimane il Freedom Convoy ha letteralmente bloccato Ottawa, la capitale, costringendo il Premier a lasciarla.

Lo stesso Trudeau ha ora deciso di rispondere per le rime ai manifestanti, ricorrendo alla proclamazione dello stato di emergenza. Tra le misure rese possibili dal ricorso all’Emergency Act anche il blocco dei conti correnti, compresi quelli virtuali.

Il provvedimento potrebbe rivelarsi inutile

Nel farlo, però, il governo canadese sembra aver sottovalutato un aspetto non proprio secondario. I wallet in questione possono essere bloccati solo se facenti riferimento ad exchange centralizzati. Non sembra però il caso dei portafogli elettronici in questione.

Proprio per questo, ormai, le criptovalute stanno diventando uno strumento di lotta per molti movimenti antigovernativi. Come è accaduto del resto negli Stati Uniti, ove gli organizzatori dell’assalto a Capitol Hill hanno utilizzato Bitcoin e altre criptovalute per finanziare le loro azioni.

Secondo un’indagine condotta all’inizio del 2021, Andrew Anglin, il fondatore del sito web neonazista The Daily Stormer, avrebbe ricevuto donazioni pari a circa 5 milioni di dollari in Bitcon, a partire dal gennaio del 2017. Non si tratta però dell’unico episodio di questo genere.

Criptovalute e politica, un legame sempre più stretto

Quanto sta accadendo in Canada sembra destinato a riportare sotto la lente di ingrandimento dell’opinione pubblica il discorso relativo al legame tra politica e denaro virtuale. Un legame che non sempre è virtuoso.

Se, infatti, molti sindaci stanno cercando di fare delle criptovalute uno strumento finanziario in grado di aiutare lo sviluppo delle proprie città, a partire da Eric Adams (New York) e Francis Suarez (Miami), frange estreme della politica tendono invece a farne un uso abbastanza discutibile. Come è accaduto proprio nel caso dell’assalto al Congresso, in vista del quale gli organizzatori della protesta avevano ricevuto finanziamenti in Bitcoin.

Il rischio è che proprio l’utilizzo improprio di asset digitali possa favorire un atteggiamento censorio da parte delle istituzioni. Se è probabilmente impossibile mettere al bando Bitcoin e le sue sorelle, ci sono però altri modi di colpire il settore. Ad esempio tagliando le forniture di energia alle mining farm. Quanto sta accadendo in Canada dovrebbe quindi essere seguito con attenzione dagli esponenti più responsabili della scena crypto.

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