Proprio TikTok, il social network lanciato in Cina nel 2016 da ByteDance, infatti, è stato scelto da un gran numero di utenti, soprattutto adolescenti, per raccontare in maniera spesso originale, e comunque personale, gli eventi che stanno caratterizzando la guerra in Ucraina.

Si tratta di un vero e proprio fronte di guerra, l’ennesimo, considerato come TikTok vanti ormai oltre un miliardo di utenti dislocati in ogni parte del globo. Cui entrambi le parti interessate dal conflitto intendono portare il loro punto di vista.

Naturalmente, anche in questo caso il rischio è che i punti di vista riportati siano soltanto parziali. In mancanza di un controcanto, il pericolo è che, di conseguenza, si rivelino alla stregua di pura e semplice propaganda. Una insidia la quale, del resto, esiste in ogni guerra, soprattutto alla luce della larghissima diffusione di Internet.

L’informazione rischia di essere travolta

Informazione o disinformazione? La domanda è del tutto lecita, tanto da spingere gli sviluppatori dell’app a mettere a disposizione degli utenti una funzione, il cosiddetto “centro di alfabetizzazione digitale”, cui è affidato il compito di spiegare il modo per riuscire a individuare le bufale.

Resta naturalmente da capire se i tanti adolescenti che utilizzano TikTok siano intenzionati a separare la propaganda dalla notizia e, soprattutto se siano in grado di farlo. Intanto, però, le sue caratteristiche sono state giudicate preziose dallo stesso governo di Kiev, se si pensa che nel discorso del 24 febbraio il presidente Zelensky si era rivolto ai 28 milioni di utenti russi del social media. Chiedendo loro di attivarsi per cercare di convincere Mosca a terminare le ostilità.

Perché TikTok si sta rivelando importante per la guerra sul web? Il motivo principale è da individuare nel fatto che è una sorta di instant media. Riesce cioè a catturare il mondo con un’immediatezza sconosciuta ad altre piattaforme. È molto facile da usare e non richiede particolari filtri tesi ad abbellire il contenuto, che anzi andrebbero a danneggiarne il carico simbolico.

Il problema, però, è che può essere usato da entrambe le parti. Resta quindi solo da capire quale delle due sarà in grado di far passare il proprio messaggio, che non deve necessariamente essere la verità. Resta però la percezione di un’importanza sempre più rilevante dei social media, anche a fini di propaganda. Una percezione che spiegherebbe anche l’ultima iniziativa intrapresa da Kiev.

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L’Ucraina chiede che la Russia sia scollegata da Internet

Alcuni funzionari ucraini avrebbero chiesto all’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) di disconnettere tutti i siti web russi da Internet. A riferirlo è stata la rivista Rolling Stone, e ove la richiesta fosse accolta, in tutto il resto del mondo non si potrebbe più accedere ai siti web russi utilizzando l’indirizzo del loro dominio, oltre a rendere impossibile la trasmissione di semplici messaggi di posta elettronica agli indirizzi associati a quei domini.

L’e-mail, di cui l’ICANN sta cercando di capire l’autenticità, sarebbe stata inviata dal rappresentante ucraino del Comitato consultivo governativo dell’ICANN,Andrii Nabok, e sarebbe motivata dal fatto che gli attacchi informatici russi starebbero ostacolando la capacità di comunicazione dei cittadini ucraini e del governo di Kiev.

Sembra però che le probabilità di accoglimento della richiesta siano pari a zero. Ad affermarlo è ad esempio Justin Sherman, membro della Cyber ​​Statecraft Initiative dell’Atlantic Council’s Cyber Statecraft Initiative.

Una iniziativa simile, infatti, provocherebbe la revoca delle firme digitali collegate ai nomi di dominio. Ciò renderebbe la Russia vulnerabile a molti attacchi, a partire da quelli al personal banking. Tanto da poter essere accolta alla stregua di una vera e propria dichiarazione di guerra. Tanto più pericolosa in un momento come questo.

Lo stesso Sherman ritiene a sua volta che il mantenimento di un accesso libero e aperto ad Internet in Russia rappresenti una strategia di difesa contro la macchina propagandistica governativa russa. Un orientamento il quale, però, non sembra al momento quello prevalente presso un’opinione pubblica che non sembra distinguere tra filo-putiniani e oppositori.

TikTok e il problema delle fake news

Tornando a TikTok, occorre anche sottolineare come si stia diffondendo una tendenza estremamente inquietante. Alcuni profili, infatti, non si fanno eccessivo scrupolo nell’utilizzare la funzione di live streaming al fine di riversare online finte dirette degli attacchi. Destinate naturalmente a catturare l’attenzione degli utenti e a dare vita ad una corrente di solidarietà a loro favore.

A esplicitarne la mancanza di verosimiglianza è il fatto che le scene sono tutte simili, ritraendo persone in preda alla paura su un sottofondo fornito dall’incessante suono della sirena di allarme o dal pianto disperato delle persone. Soltanto con il tempo gli utenti più disincantati sono in grado di notare la serialità di questi prodotti e il fatto di obbedire a standard stilistici troppo simili.

In molti casi, peraltro, si tratta di bufale riutilizzate a scopi puramente propagandistici. Basti pensare che un video in cui cui era protagonista un paracadutista russo che atterra sorridendo sul suolo ucraino, spacciato come uno degli invasori odierni, risale in realtà al 2015. Il video bufala vanta già milioni di visualizzazioni, molte delle quali inconsapevoli del trucco adottato.

Il fenomeno delle finte dirette su Tik Tok, peraltro, non è alimentato solo dalla voglia di propagandare le proprie posizioni sulla guerra in corso. Anzi, molti di questi contenuti taroccati sono il semplice risultato di un atteggiamento addirittura più inquietante, ovvero la voglia di fare comunque soldi, anche sulla guerra, costi quel che costi.

I profili in questione, infatti, ricorrono a questi video nell’evidente intento di riuscire a incrementare la propria visibilità. Più popolarità corrisponde a sua volta ad aumento dei like, dei commenti e delle condivisioni online. E Tik Tok, cosa che forse alcuni non sanno, prevede premi in denaro a favore dei contenuti in grado di calamitare un elevato numero di visualizzazioni e follower.

Il discorso, però, non finisce qui. I live streaming di Tik Tok, infatti, accludono la possibilità di fare donazioni o inviare “elementi”. Con questo termine si indicano i doni con un valore economico diverso i quali vanno a finire direttamente nelle casse di coloro che provvedono alla loro trasmissione. Come stupirsi del profluvio di bufale in atto?

Già un report del 2018 affermava come su TikTok le notizie false fossero in grado di diffondersi ben sei volte più velocemente rispetto a quelle vere. Una tendenza la quale, del resto, può essere estesa a tutti i social media. In queste condizioni è molto difficile arginare un utilizzo distorto dell’app. Anche perché nel periodo dal 20 al 28 febbraio scorsi, i video distinti dal tag #Ukraine hanno dato vita ad un balzo da 6,4 a 17,1 miliardi di visualizzazioni. In pratica ogni minuto sono circa 928mila al minuto quelli che vengono aggiunti.

Si tratta in fondo dell’ennesima conferma del sempre maggiore rilievo dei social media. Considerati con tutta evidenza un medium molto efficace, anche in tempi di guerra, come dimostra del resto il ruolo da essi svolto nel corso della cosiddetta Primavera Araba. Anche per questo motivo sarà interessante capire l’evoluzione della guerra di propaganda in atto tra ucraini e russi.

Aggiornamento delle ore 10:00 del 7 marzo: TikTok sospende la pubblicazione di nuovi video in Russia

In attesa di conoscere le prossime puntate, a TikTok non è restato altro da fare che prendere atto della legge appena approvata dalla Russia, relativa alla diffusione di notizie false. Il provvedimento in questione prevede sanzioni durissime, che possono arrivare sino a 15 anni di detenzione, oltre a quelle pecuniarie, per la diffusion di “informazioni false” relative all’esercito russo o per la pubblica richiesta di sanzioni contro il Paese.

La decisione è stata resa nota mediante un messaggio pubblicato su Twitter, in cui si afferma la necessità di sospendere il live streaming e la pubblicazione di nuovi contenuti sul servizio video in attesa di poter sottoporre ad esame le implicazioni sulla sicurezza di questa legge. Non sarà però interessato dalla decisione il servizio di messaggistica in-app.

Nel corso della passata settimana, del resto, proprio TikTok era stato denunciato dall’agenzia di comunicazione russa Roskomnadzor per la rimozione dalla sua piattaforma dei contenuti supportati dallo stato. In seguito aveva annunciato l’intenzione di aggiungere etichette su alcuni dei media sotto controllo statale. E, ancora, avrebbe complicato l’accesso degli utenti ai media statali russi.

Decisioni che non sono state prese bene da Mosca e che hanno messo la app sotto osservazione in Russia. Non sorprende quindi eccessivamente la decisione presa, tesa con tutta evidenza a cercare di eliminare possibili ulteriori motivi di frizione in un momento così delicato.

Oltre a TikTok, anche Facebook e Twitter sono state duramente contestate dal governo russo. Il social media di Meta è stato infatti completamente interdetto, mentre il secondo è stato sottoposto a severe restrizioni. La guerra, quindi, non risparmia Internet.

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