La clamorosa truffa portata a termine da Gerald Cotten con il suo exchange di criptovalute QuadrigaCX si appresta a sbarcare in televisione. A portarcela sarà Netflix, con una serie nella quale saranno spiegate le fasi di una vicenda terminata con un buco pari a circa 250 milioni di dollari. Sulla quale è stata la magistratura canadese a pronunciarsi, con estrema chiarezza, indicandola alla stregua di uno schema Ponzi.
“Trust No One: The Hunt For The Crypto King”, questo il titolo della serie incentrata sulla controversa vicenda, andrà in onda a partire dal 30 marzo. Resta da capire se proverà anche a far chiarezza sulla morte dell’autore della truffa, sulla quale molte delle vittime continuano ad avere non pochi dubbi, o addirittura la sicurezza che si tratti di una messa in scena. L’ennesima di una storia la quale dovrebbe mettere in guardia chi intende investire in asset virtuali.
Indice:
“Trust No One: The Hunt For The Crypto King”: il punto di vista dei truffati
Gerald Cotten è morto il 9 dicembre del 2018, a causa delle complicanze derivanti dal morbo di Chron, nel corso della luna di miele in India, con la neo moglie Jennifer Robertson. Con il suo decesso, però, c’è stata anche un’altra “complicanza” di non poco conto, ovvero la scomparsa degli indirizzi dei wallet di QuadrigaCX in cui erano custoditi i token della clientela. Proprio la seconda è stata scandagliata a fondo dalle autorità inquirenti.
Il motivo di tanta attenzione è, del resto, abbastanza evidente. Nella vicenda è in gioco anche un tesoro pari a circa 250 milioni di dollari che, da quel momento, è praticamente impossibile recuperare da parte degli interessati, dando naturalmente luogo ad un mare di polemiche.
La discussione, peraltro, è iniziata proprio dalla morte di Cotten, alla quale i clienti truffati non credono assolutamente. Prima di morire, infatti, l’uomo ha scritto un testamento in cui lasciava tutto alla moglie, ma non le istruzioni per il recupero delle chiavi private dei wallet.
La verità su quanto accaduto è poi stata messa nero su bianco dalla Ontario Security Commission, i cui investigatori hanno affermato senza mezzi termini come il meccanismo messo in piedi da Cotten non sia altro che l’ennesima versione del classico schema Ponzi, ovvero una truffa vecchio stile portata però avanti con tecnologie moderne, appunto quelle crypto.
Quadriga CX, secondo l’indagine, basava il suo meccanismo su una tipica struttura piramidale. I clienti, infatti, erano chiamati a investire un capitale, destinato ad aumentare o diminuire in base al valore delle diverse criptovalute, in QuadrigaCX. I soldi, però, andavano alla struttura soltanto sui documenti forniti dalla società. In realtà, invece, venivano drenati da Cotten a suo esclusivo vantaggio, senza che ciò risultasse agli atti.
Per gli inquirenti è stato abbastanza agevole trovare varie spese, del tutto immotivate, prova del fatto che le risorse sottratte all’exchange andavano esclusivamente ad alimentare un tenore di vita principesco. L’iter in grado di favorire il tutto era però quello ormai conosciuto dalle tante vittime di raggiri analoghi.
Per non destare sospetti, a chi chiedeva di prelevare fondi venivano infatti consegnati quelli apportati dai nuovi clienti. Naturalmente il sistema ideato, come in tutti gli schemi piramidali, poteva reggere solo mantenendo l’equilibrio fra vecchi e nuovi clienti. Non appena questo è venuto meno, causa i diminuiti afflussi, stranamente Cotten è deceduto, lasciando dietro di sé solo rovine fumanti.
I tanti misteri di QuadrigaCX
Scavando all’interno della vicenda QuadrigaCX, sono poi venute fuori altre cose estremamente interessanti, a partire dalla reale identità del co-fondatore dell’azienda, Michael Patryn. L’uomo, in realtà, sarebbe Omar Drahani, noto criminale il cui nome è legato a ben cinque crimini precedenti.
A sostenere la tesi, sulla base di prove documentali, è stato Bloomberg, contestato dallo stesso Patryn, il quale avrebbe provveduto a lasciare QuadrigaCX nel 2016, sull’onda del conflitto innescatosi con Cotten a causa della diversità di pareri sui processi di quotazione dell’azienda. Almeno questa, all’epoca, fu la spiegazione data dalla coppia.
Anche in questo caso, però, non mancano i misteri. Secondo il quotidiano canadese Globe and Mail, infatti, Patryn e la sua compagna Lovie Horner sarebbero comunque rimasti due dei maggiori azionisti di QuadrigaCX, nonostante il fatto che a partire dal 2016 non abbiano avuto alcun genere di coinvolgimento nelle attività portate avanti dalla compagnia.
In presenza di questi misteri, non dovrebbe quindi stupire eccessivamente il fatto che i clienti truffati non abbiano mai creduto alla reale scomparsa di Gerald Cotten. La serie di Netflix ne va dunque a sposare il punto di vista, rendendo ancora più interessante il congegno narrativo.
Truffe su truffe in ambito crypto
Quadriga CX è un caso clamoroso, in quanto va appunto a rivelare come il settore crypto sia stato percorso in lungo e in largo da avventurieri privi di scrupoli, nel corso degli ultimi anni. Gerald Cotten si ritrova in effetti in folta compagnia, se si pensa ad esempio alla coppia formata da Heather Morgan e Ilya Lichtenstein, la coppia di hacker che nel 2016 sono riusciti a sottrarre circa 120mila Bitcoin all’exchange Bitfinex, violandone i sistemi di sicurezza.
Arrestati dall’FBI lo scorso 8 febbraio, dopo che la donna aveva provato a spostare una ingente quantità di token da un portafoglio dormiente ad un altro wallet, naturalmente a lei intestato, anche loro avranno l’onore di una serie Netflix. Una fiction già annunciata e la quale dovrebbe andare in onda non oltre la fine dell’anno.
Lo stesso network televisivo, a sua volta, potrebbe proseguire il filone con la recente vicenda di Squid Game, abbastanza paradossale se si pensa che la truffa in questione è stata inscenata varando una criptovaluta che porta proprio il nome di una sua celebre serie.
Il token ha esordito sul mercato il primo giorno di novembre dell’anno passato, dando vita ad una spettacolare scalata, che ha visto la sua quotazione impennarsi del 310mila%, ovvero da 0,003 centesimi a 2.861 dollari. Quando gli acquirenti hanno provato a passare all’incasso, però, hanno scoperto che gli sviluppatori erano scappati con il ricavato dell’operazione.
Il più classico dei rug-pull, quindi, a conferma che occorre usare il cervello quando ci si muove in ambito finanziario. Una lezione che potrebbe essere salutare, anche se in molti ne dubitano, proprio ricordando come di truffe simili si parli ormai da quasi un decennio. Chi le organizza, però, sembra sempre trovare terreno fertile. Come del resto accadde a Charles Ponzi nella fase iniziale del passato secolo.
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