Vivere in una smart city? Secondo una ricerca commissionata da Intel sarebbero disposti in molti a trasferirsi in una città intelligente della propria regione. Non che in Italia ci siano chissà quali smart city, intendiamoci, ma le prospettive di crescita e gli esempi europei (pensiamo a Barcellona ad esempio), stanno inducendo le amministrazioni e gli stessi cittadini a prendere sempre più in considerazione l’idea.

La ricerca in questione è interessante per diversi motivi. Sia perché dà un’idea delle “città intelligenti” di oggi e di domani, sia perché mette in evidenza quella che è un’esigenza attuale e necessaria in un momento in cui le persone e lo stesso ambiente richiede a gran voce.

Il desiderio di vivere in una smart city e il ruolo primario della tecnologia

Gli italiani sono legati al loro territorio, tuttavia l’idea della Smart City è effettivamente attraente con un 60% di cittadini che si dichiara disposto a trasferirsi in una Smart City se si trovasse nella sua ragione. Con queste parole di Elena Salvi, Partner di Pepe Research, la società di ricerche che, assieme a Intel, ha condotto l’indagine in questione, dà già un’idea ben precisa della situazione attuale.

Paiono dunque benvenuti i lavori che possano rendere più smart le città italiane, smart nel senso di attuare politiche che tengano conto di fattori quali la sostenibilità ambientale, la sicurezza, la mobilità intelligente e l’efficienza energetica. A giudicare dalle opinioni delle persone interessate, l’importanza di quanto detto varia molto, coi giovani che sono risultati più attenti alle problematiche relative all’ambiente, mentre la sicurezza pare una questione che più preoccupa gli adulti; e per quanto riguarda invece la mobilità intelligente, è chiaramente una tematica che sta maggiormente a cuore di colore che risiedono o comunque vivono quotidianamente una grande città. Tuttavia, in ogni caso citato è proprio la tecnologia che viene in aiuto, come tiene a spiegare Andrea Toigo, EMEA IoT Manager di Intel.

Le città vivono la sfida di fornire servizi di migliore qualità e più sostenibili, di migliorare la sicurezza pubblica, di affrontare problematiche ambientali e di promuovere l’economica locale. Per ottenere tutto questo si guarda a soluzioni tecnologiche. Tecnologie quali la Internet of Things (IoT), l’intelligenza artificiale (AI) e il 5G possono sostenere le città nel migliorare i servizi, la sicurezza, l’ambiente e la pianificazione urbana. La portata e l’impatto sono ampi, ma ogni applicazione comporta un miglioramento nella qualità della vita dei cittadini.

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Quanto sono smart le città italiane?

Capito il nocciolo della questione esaminata dalla ricerca di Intel e Pepe Research, pare quindi necessario guardare alla situazione attuale, a quanto sono smart le città italiane insomma. Ce n’è di strada da fare, lo dimostrano subito i numeri emersi e le valutazioni dei cittadini stessi da cui emerge che solo il 13% ritiene di vivere già in una città “molto smart”, 5 su 10 la valutazione media del livello di “smartness” della propria città di riferimento.

In cima alla classifica delle più intelligenti c’è Milano con una valutazione media di 6,2/10 a cui seguono a pari merito con la sufficienza Bologna e Padova con 6/10. Giù dal podio Firenze (5,7), Torino (5,6) e Bari (5,4), mentre sono risultate piuttosto dietro Catania e Napoli (4,7 su 10), Genova (4,6 su 10) e, a chiudere la capitale, Roma, che non va oltre una valutazione media di 4,3 su 10.

Simile la situazione guardando in prospettiva, dove i cittadini si aspettano dei miglioramenti entro 10 anni (68%), ma in generale sono più coloro i quali preferirebbero lasciare la propria città (37%) rispetto a chi intenderebbe trasferirvisi (27%).

Attualmente gli italiani riconoscono un livello di “smartness alle loro città quando si tratta di economia locale, servizi e mobilità, ma sono convinti che sia necessario ancora parecchio lavoro per quanto riguarda l’ambiente e la cittadinanza attiva. Ora è il momento giusto per portare avanti piani di intervento intelligente sull’ambiente, un elemento fondamentale nel rendere più attrattive le nostre Smart City ha dichiarato Elena Salvi.

Chi sarebbe disposto a trasferirsi in una smart city? E lo smart working?

D’altronde la ricerca ha anche messo alla luce il fatto che la stragrande maggioranza degli italiani, l’87% degli intervistati, sarebbe disposta a trasferire le proprie attività, che siano di studio, di lavoro o altro, in una smart city, a patto che quest’ultima si trovi a mezz’ora di distanza dalla propria attività di residenza. Inoltre, più della metà, il 57% del campione, ha indicato che sarebbe disposta a spostarsi quotidianamente verso una città smart se distasse un’ora di viaggio, il 29% se fosse a due ore di distanza.

L’analisi di Intel e Pepe Research ha addirittura evidenziato il fatto che il 68% dei cittadini sarebbe disposto a sostenere una spesa per vedere la propria città diventare smart: la maggioranza sui 150 euro, mentre il 18% ha dichiarato che spenderebbe fino a 600 euro in più all’anno per vivere in una smart city.

Dunque, la sensibilità sull’argomento pare decisamente elevata e su questa stessa falsariga si pone anche l’interesse nei confronti dello smart working, dove il 79% degli intervistati ha dichiarato alla società di ricerca che vorrebbe continuare a lavorare in tal modo, nonostante l’83% sottolinei la necessità di un miglioramento nelle politiche e norme che regolano questa modalità di lavoro.

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