Sarà Ridley Scott con la sua Scott Free Productions a produrre il film su Ethereum, tratto dal libro “The Infinite Machine” di Camila Russo. Si tratta in pratica di uno dei tre atti di una vera e propria trilogia in cui vengono trattati i primi passi e i successivi sviluppi del maggior avversario di Bitcoin.
Naturalmente la notizia ha destato notevole entusiasmo nella comunità che si racchiude intorno al progetto di Vitalik Buterin, oltre che tra i criptofans in generale, confermando come gli asset virtuali stiano assumendo una rilevanza sempre più notevole nella società.
Il clamore sollevato dalla notizia è da collegare anche alla fama di Ridley Scott, uno dei nome chiave nella scena cinematografica dell’ultima parte del passato secolo. Proprio il suo nome rappresenta la migliore delle garanzie possibili per quanto riguarda la qualità artistica del film annunciato.
Chi è Ridley Scott
Ridley Scott deve gran parte della straordinaria fama soprattutto a “Blade Runner” (1982), il film ambientato nel 2019 in una distopica Los Angeles e interpretato tra gli altri da Harrison Ford, Rutger Hauer, Sean Young e Daryl Hannah. Il lungometraggio non ha soltanto consegnato a Scott una fama imperitura, ma è anche considerata una vera e propria pietra miliare del cinema di fantascienza.
Non vanno però dimenticate altre straordinarie opere che ne hanno ulteriormente rinvigorito la rilevanza all’interno dell’industria cinematografica. A partire da “Alien” (1979), “Thelma & Louise” (1991), “Il gladiatore” (2000) e “American gangster” (2007).
Una carriera quindi straordinaria, contrassegnata dalla notevole poliedricità e capacità di affrontare temi agli antipodi. Non dovrebbe eccessivamente stupire quindi il fatto che proprio Ridley Scott abbia deciso di produrre ora il film sugli esordi di Ethereum. A dirigere il quale sarà Shyam Madiraju, che potrà contare anche sull’aiuto di Tom Moran e Vera Meyer.
La trilogia su Ethereum
“Infinite Machine” è uno dei romanzi dedicati a Ethereum all’interno di una vera e propria trilogia scritta da veri e propri specialisti. Gli altri due sono “Out of the Ether” di Matthew Leising, pubblicato nel 2020 e “The Cryptopians” di Laura Shin, uscito solo da poco.
Il primo ha puntato il suo obiettivo su un tentativo di hack portato avanti da un fondo di capitale di rischio decentralizzato su Ethereum proprio nel periodo iniziale del suo percorso, tale da minacciare la distruzione della sua blockchain, mentre il secondo si è focalizzato sulle motivazioni che hanno spinto Butherin e i suoi collaboratori a varare ETH.
Proprio l’arrivo di opere letterarie e fiction sulle criptovalute può, in definitiva, essere considerato un segnale evidente della crescita di interesse intorno al denaro digitale, favorita del resto anche dalla discussione sul suo eventuale impiego da parte russa per sfuggire alle sanzioni occidentali dopo l’inizio della guerra con l’Ucraina.
Gli altri film sulle criptovalute
Il film su Ethereum non è il primo caso di opera cinematografica sulle criptovalute. Ormai da anni il settore viene analizzato per cercare di scoprirne meglio i segreti e aiutare l’opinione pubblica a capirne meglio le implicazioni.
Tra le opere più note in tal senso occorre ricordare in particolare:
- “Life of Bitcoin”, documentario del 2014, diretto da Travis Pitcher e Joseph Lebaro in cui una coppia di sposi prova a vivere i suoi primi cento giorni di matrimonio facendo leva esclusivamente su BTC;
- “Deep Web”, dell’anno successivo, diretto da Alex Winter, in cui la voce di Keanu Reeves ripercorre la storia del processo contro Ross William Ulbricht, il fondatore e gestore di Silk Road;
- “Dope”, dello stesso anno, diretto da Rick Famuyiwa e presentato al Sundance Film Festival, in cui si racconta la vicenda di alcuni ragazzi che dopo aver trovato una partita di droga cercano di spacciarla sul Dark Web facendosi pagare in Bitcoin;
- “Crypto”, lungometraggio del 2019 diretto da John Stalberg Jr. in cui Kurt Russell è chiamato a recitare nei panni di un agente di sicurezza informatica il quale incappa nel corso di un’indagine su una galleria d’arte nel tentativo di riciclaggio di denaro sporco da parte della mafia russa, naturalmente in asset virtuali.
Un novero cui si è aggiunto soltanto da poco la seconda edizioni di “Diavoli”, la serie di Sky che vede protagonisti due finanzieri interpretati da Massimo Borghi e Patrick Dempsey, alle prese con l’irruzione di BTC nel loro mondo. Considerato il successo della serie diretta da Nick Hurran e Jan Maria Michelini, proprio questa sembra la più indicata per incrementare in maniera esponenziale la conoscenza della blockchain nell’opinione pubblica.
Leggi anche: Sky lancia un NFT per la seconda stagione di Diavoli, ormai al debutto
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