Stripe Connect supporta ora i pagamenti in criptovalute. La notizia è stata fornita dalla stessa azienda all’interno di un comunicato che è stato pubblicato sul suo blog, in cui sono riportati alcuni dettagli dell’operazione, destando naturalmente notevole curiosità, considerata la sua importanza.
In in primo momento la funzionalità sarà disponibile per un ristretto gruppo di creatori su Twitter negli Stati Uniti, selezionati allo scopo, per poi essere estesa anche ad altri Paesi, non meno di 120 entro la fine dell’anno in corso. Le due aziende già vantano una collaborazione tesa a consentire varie opzioni di monetizzazione dei contenuti, ma con questa mossa Stripe segna il suo ritorno in un settore, quello crypto, che aveva deciso di lasciare temporaneamente quattro anni fa.
Stripe Connect è un servizio che consente di integrare i pagamenti nelle piattaforme software o nei marketplace. Supporta al momento oltre 130 valute e una lunga serie di modalità di pagamento, tra cui le carte di credito e debito, i bonifici, Apple Pay, Google Pay e, dopo l’annuncio dato, le criptovalute. Proprio l’utilizzo degli asset virtuali sembra una risposta al problema rappresentato dall’eterogeneità dei sistemi locali di pagamento che sta rallentando la sua espansione.
Indice:
Perché Stripe ha scelto Twitter
Il motivo che ha spinto Stripe a optare per Twitter è da ravvisare nel fatto che Connect è già utilizzato per Tips, Super Follows e Ticketed Space. I creatori di contenuti potranno optare per la ricezione dei pagamenti all’interno del loro portafoglio digitale.
Inizialmente saranno supportati esclusivamente i pagamenti in USDC, una stablecoin legata al dollaro statunitense. Le transazioni saranno invece gestite dalla rete di Polygon, una soluzione “Layer 2” la quale utilizza la rete Ethereum al fine di gestire le transazioni in maniera più veloce e a un costo inferiore. Alla convenienza in termini finanziari e di velocità, si aggiunge peraltro la compatibilità con diversi wallet, tra cui MetaMask, Coinbase Wallet e Rainbow, tale quindi da andare incontro alle esigenze di razionalizzazione che spinge Stripe in direzione del denaro digitale.
I creatori di contenuti potranno quindi scegliere se mantenere il saldo su Polygon oppure collegarsi a Ethereum in modo da poterlo convertire in altre valute. Per poter gestire l’account, tracciare i guadagni e visualizzare i pagamenti in arrivo potranno invece utilizzare l’app Stripe Express. Stripe eseguirà le procedure KYC (Know Your Customer) in maniera completa e il flusso sarà in grado di adattarsi in maniera dinamica all’evolversi delle normative sulle criptovalute.
Lo stesso comunicato emesso specifica che con il passare del tempo si aggiungeranno altre opzioni per chi intende essere remunerato in asset virtuali. Il tutto senza alcuna necessità di modifiche al codice, in modo da non costringere le piattaforme ad affrontare sfide impegnative come quelle comportate dall’acquisizione, dall’archiviazione o dal trasferimento di criptovalute.
In pratica, con l’aggiunta delle valute virtuali, il Global Payments and Treasury Network (GPTN), l’infrastruttura e l’architettura dei servizi di Stripe che permette di rendere i movimenti di denaro globali e programmabili va ad estendersi ulteriormente offrendo nuove opportunità ai creatori di contenuti su Twitter, oltre a segnare un ritorno della società in un settore che era stato lasciato quattro anni fa.
Stripe ritorna alle criptovalute: quali i motivi?
Come abbiamo visto, quindi, Stripe afferma la sua volontà di allargare le opzioni di pagamento in altre criptovalute, nell’immediato futuro, anche se non sono emerse notizie al riguardo. Per la società californiana si tratta di un ritorno, considerato come avesse deciso di abbandonare il supporto per Bitcoin all’inizio del 2018. Una decisione presa al tempo come risposta all’eccessiva volatilità dell’icona crypto e la sua mancanza di efficienza sotto forma di pagamento nelle operazioni di tutti i giorni.
Considerato come queste strozzature siano rimaste, ci si dovrebbe chiedere a questo punto i motivi della decisione attuale. La risposta sembra in definitiva scontata: si tratta di una risposta alle mosse di aziende concorrenti, ovvero PayPal, Visa e Mastercard, le quali hanno deciso di allargare il proprio raggio d’azione agli asset virtuali.
Peraltro la start-up di San Francisco era già parzialmente tornata sui propri passi, abbracciando il cosiddetto Web3, ovvero la tecnologia che punta alla creazione di una versione decentralizzata di Internet basata sulla blockchain. Stripe ha varato al suo interno un team dedicato ad esplorare questo genere di soluzioni nel corso dell’anno passato, primo passo verso il ritorno alle criptovalute, annunciato del resto a novembre dal co-fondatore di Stripe John Collison.
Twitter e il tentativo di acquisizione di Elon Musk
Per quanto riguarda Twitter, la notizia della collaborazione con Stripe arriva nel momento in cui l’azienda è sottoposta ad un tentativo di acquisizione da parte di Elon Musk. Una OPA ostile per la quale il CEO e fondatore di Tesla sta raccogliendo 46,5 miliardi di dollari.
In un primo momento il miliardario di origini sudafricane aveva rastrellato il 9% circa delle azioni e sembrava essersi accordato per far parte del consiglio di amministrazione, a patto di non superare la quota del 15% delle stesse. Una decisione poi sconfessata dagli ulteriori sviluppi, ovvero l’annuncio di voler portare nella sua orbita Twitter in modo da portarla fuori dalla borsa e procedere alla sua riorganizzazione.
La risposta dell’azienda è arrivata sotto forma di un piano teso ad aumentare il numero delle azioni in modo da permettere ad alcuni azionisti già presenti al suo interno di averne un numero tale da impedire scalate esterne. Proprio questo annuncio sembra aver spinto l’uomo più ricco del mondo, con un patrimonio stimato circa 260 miliardi di dollari, a optare per la scalata ostile.
Una vera e propria battaglia che Musk afferma di voler portare avanti in nome della libertà di informazione. Tanto da twittare che in caso di successo si aprirà un nuovo fronte di battaglia sul social, contro i bot dediti allo spam. Per vincere il primo atto, verrà messa sul piatto un’offerta pari a 54,20 dollari per ogni azione di Twitter. Non resta quindi che godersi la guerra ormai in vista, nella quale, però, potrebbero perdere tutti gli attori coinvolti.
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