L’Unione Europea si prepara a rivoluzionare il mondo del web con un nuovo pacchetto legislativo, incluso nel Digital Services Act, che andrà a modificare il mondo in cui le varie piattaforme che oggi dominano la rete dovranno gestire i dati degli utenti ed i contenuti online. Per effetto delle nuove norme, arrivate dopo una trattativa iniziata a fine 2020 tra il Parlamento ed il Consiglio europeo, arriveranno una serie di importanti novità per la rete, per i suoi utenti e per i tanti provider di servizi che in questi anni hanno registrato risultati finanziari ed una crescita record.
L’obiettivo dell’UE è di fissare nuovi standard normativi in grado di rendere il web un posto più sicuro. Il presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha sottolineato su Twitter che “Le nuove regole proteggeranno gli utenti online, garantiranno la libertà di espressione e le opportunità economiche“. Il nuovo sistema di regolamentazione del web andrà, in ogni caso, dettagliato passo dopo passo.
Agendo su più livelli, infatti, il nuovo Digital Services Act richiederà una lunga serie di normative specifiche. Nel corso dei prossimi mesi, quindi, ogni aspetto del nuovo pacchetto normativo dovrà essere approfondito e chiarito. L’accordo raggiunto in queste ore entra ora in una fase delicata che porterà all’approvazione formale di quanto stabilito. Vediamo i primi dettagli sul nuovo pacchetto normativo:
L’UE chiede più responsabilità alle Big Tech: rimozione dei post illegali, massima trasparenza e multe
Sulla base di quanto previsto dal Digital Services Act, verrà introdotto l’obbligo per le piattaforme di rimuovere qualsiasi contenuto illegale, sulla base delle leggi nazionali ed europee, non appena questo verrà identificato. I social network dovranno sospendere gli utenti che hanno violato “frequentemente” le norme. Questo sistema di controllo rigido e pronto ad entrare in azione in caso di necessità sarà meno stringente per le piattaforme con meno di 45 milioni di utenti attivi mensili.
In sostanza, saranno le “big tech” come Meta (con Facebook e Instagram), Twitter e Google e altre a dover rispettare, con la massima precisione, questi vincoli. Da notare, inoltre, che con il nuovo pacchetto di norme viene introdotto anche un divieto alla realizzazione di “interfacce ingannevoli” in grado di spingere gli utenti verso l’adozione di servizi a pagamento o verso l’attivazione di specifiche impostazioni del proprio account (ad esempio per la gestione e la condivisione dei dati personali. Da notare che la disattivazione di un servizio dovrà essere semplice come la sua attivazione.
L’UE ha previsto un sistema di sanzioni ben preciso per eventuali violazioni da parte dei colossi del web. Il mancato rispetto di quanto previsto dal Digital Services Act comporterà sanzioni pari al 6% del giro d’affari della società. Per le aziende c’è, quindi, il rischio di dover fare i conti con una maxi multi in caso di mancato adempimento a quanto previsto dalla nuova normativa. Tutti i soggetti tenuti a rispettare questo sistema dovranno anche chiarire il motivo della rimozione.
Da notare, inoltre, che gli utenti avranno la possibilità di presentare un appello in merito alla rimozione di post e cancellazioni di account da parte delle singole piattaforme. Il nuovo Digital Services Act, in ogni caso, lascia spazio ai singoli Paesi di definire il quadro normativo che determinerà cosa è legale e cosa illegale.
In merito al nuovo quadro normativo (ed alle relative sanzioni) si registra già un primo commento da parte di un portavoce di Google, una delle aziende più interessante al nuovo pacchetto di norme previsto dall’UE. Il portavoce dell’azienda sottolinea: “I dettagli della legge saranno importanti. Siamo pronti a lavorare per decidere gli ultimi aspetti tecnici e garantire che le regole funzionino per tutti“.
Limitazioni alla pubblicità
Con il nuovo pacchetto normativo, inoltre, è prevista l’applicazione di importanti limitazioni alla pubblicità che non potrà essere “targettizzata” sulla base della religione, dell’orientamento sessuale o dell’etnia degli individuati. Qualsiasi tipo di minoranza non potrà essere al centro di attività di profilazione a scopi di marketing. Le piattaforme dovranno, quindi, utilizzare delle linee guida più generali per “inquadrare” i loro utenti. Alcuni elementi dovranno essere esclusi dal sistema di profilazione. Anche in questo caso, il mancato rispetto di quanto previsto dalla normativa si tradurrà in una sanzione.
Chiarezza sull’algoritmo di visualizzazione dei contenuti
La nuova normativa europea andrà a fissare un ulteriore obbligo per le aziende che operano in rete raggiungendo un bacino di milioni di utenti. Le “big tech” dovranno, infatti, essere trasparenti in merito al funzionamento degli algoritmi che suggeriscono contenuti agli utenti. Quest’obbligo potrà essere applicato a social network come Facebook o Instagram ma anche a servizi come Netflix, per quanto riguarda il sistema di suggerimento dei contenuti. Tutte le piattaforme, inoltre, dovranno garantire anche un sistema alternativo per l’accesso ai contenuti che non dovrà essere basato sui dati dell’utente. Ad esempio, i social network dovranno garantire l’accesso ad un feed su base cronologica oltre che ad uno basato sui dati raccolti per l’utente. Da notare, inoltre, che le grandi piattaforme online saranno tenute a mettere a disposizione i dati chiave del proprio servizio per offrire informazioni ai team di ricerca e contribuire allo studio dell’evoluzione del rischio online.
Lotta contro la disinformazione online
Anche il tema della disinformazione online, sempre più rilevante ed attuale, è al centro del nuovo pacchetto normativo elaborato dall’UE. Le grandi piattaforme online saranno tenute a introdurre nuove strategie per contrastare le fake news, in particolare durante le situazioni di crisi ed emergenza in cui, come evidente da quanto accaduto negli ultimi anni, i rischi di diffusione di informazioni false si moltiplicano. L’UE prevede l’introduzione di un “meccanismo di crisi” che le piattaforme dovranno attivare in caso di necessità per contrastare la disinformazione tramite i loro canali.
Leggi anche: Al via le consultazioni sull’euro digitale da parte della Commissione Europea
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