Secondo un sondaggio condotto dall’exchange di criptovalute Bitstamp, gli asset virtuali sono destinati ad avere la meglio sulla finanza tradizionale nel futuro. L’indagine in questione è Bitstamp Crypto Pulse ed è stata condotta a livello globale con il preciso intento di capire a quale livello sia la fiducia nelle crypto e il livello di adozione delle stesse nella vita di tutti i giorni.

Il sondaggio è stato condotto su una platea formata da oltre 28.450 intervistati, tra cui 5.450 responsabili senior delle strategie di investimento istituzionali e 23.000 investitori retail, in 23 Paesi posizionati in Nord America, America Latina, Europa, Africa, Medio Oriente e Asia-Pacifico. Andiamo quindi a vederne più da vicino i risultati emersi, i quali sono effettivamente di grande interesse.

I risultati del sondaggio

Il 70% degli operatori finanziari istituzionali è solito raccomandare le criptovalute alla stregua di asset class, mentre l’80% degli intervistati ritiene che le criptovalute siano destinate a crescere in futuro sino ad conseguire il sospirato traguardo dell’adozione di massa.

Se sin qui possiamo dire che si tratta di un trend già abbastanza intuibile, alla luce di quanto sta accadendo in alcune parti del globo, molto più sorprendente è quanto emerge in relazione all’ormai evidente battaglia tra innovazione monetaria e finanza tradizionale. Gli stessi intervistati, infatti, non hanno eccessive remore nel ritenere che le criptovalute siano destinate a rovesciare gli attuali rapporti di forza.

Proprio in questa ottica, probabilmente, si spiega l’intenzione espressa dal 72% degli intervistati, i quali hanno affermato di voler aumentare gli investimenti in crypto in futuro, imitando il 32% che già lo sta facendo.

Proprio questo genere di risposte spinge gli estensori del report di Bitstamp ad afferma che l’adozione delle criptovalute è destinata ad aumentare in maniera significativa nell’immediato futuro, aiutata a farlo anche da una aumentata consapevolezza sulle opportunità collegate all’utilizzo delle nuove tecnologie da parte degli investitori istituzionali. Un terzo degli stessi, peraltro, non ha esitato ad affermare di essere intenzionato ad ampliare la propria base di competenze sul mondo crypto.

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L’importanza degli investitori istituzionali

Il report di Bitstamp è molto interessante proprio perché va ad affrontare il discorso legato al rapporto tra investitori istituzionali e criptovalute. Se un tempo la distanza tra i due mondi era notevolissima, nel corso degli ultimi anni si è andata progressivamente assottigliando. Lo dimostrano proprio i dati dello studio, secondo i quali il 71% degli intervistati è convinta sull’affidabilità degli asset virtuali, contro il solo 20% che esprime parere contrario.

Per capire meglio il mutamento in atto, basterà ricordare che nello stesso ambito si attesta all’82% il livello di fiducia negli investimenti immobiliari e all’80% quello sul trading azionario. Livelli quindi ormai comparabili e assolutamente diversi da quelli che potevano essere riscontrati prima della pandemia da Covid-19.

Proprio le nuove esigenze sanitarie hanno favorito il consolidarsi di una nuova percezione su Bitcoin e Altcoin presso gli investitori istituzionali. A spingerli a riconsiderare il tutto è stato in particolare il formarsi di nuove condizioni economiche, a partire dal riscaldamento dei prezzi che ha spinto di nuovo verso l’alto l’inflazione, con livelli cui il mondo occidentale si era disabituato nel corso degli ultimi decenni.

In questo nuovo quadro, molti fondi e banche hanno iniziato a guardarsi intorno alla ricerca di asset deflattivi, individuando nelle criptovalute la risposta giusta. Non a caso il Bitcoin è stato da più parti indicato come oro digitale, intendendo in tal modo indicarne la capacità di resistenza anche in momenti molto complicati come quelli vissuti dall’economia mondiale dopo la comparsa del Covid.

A far capire l’accresciuto livello di favore con cui anche gli investitori istituzionali guardano al settore dell’innovazione finanziaria sono anche i dati relativi al gradimento di NFT, stablecoin e blockchain, che si attestano intorno al 60%. Un dato destinato ad aumentare nell’immediato futuro, alla luce delle difficoltà sempre più evidenti dell’economia globale, alle prese con le conseguenze al momento incalcolabili del conflitto tra Russia e Ucraina.

I Paesi emergenti fanno da traino per le criptovalute

Altro risultato molto interessante del sondaggio condotto da Bitstamp è poi quello relativo ai Paesi ove è più alta la fiducia nei confronti delle criptovalute. Dai dati emerge infatti che sono i Paesi emergenti a trainare il consenso verso l’innovazione finanziaria, a discapito di quella finanza tradizionale che è ormai vista con aperta diffidenza. Un atteggiamento il quale è da considerare la logica conseguenza del gran numero di esclusi dalla possibilità di gestire il proprio patrimonio con strumenti come i normali conti correnti bancari.

Ammonta addirittura all’82% il dato dei favorevoli agli asset digitali nei Paesi in via di sviluppo, un dato tale da sorpassare anche quello relativo al trading azionario, che si attesta a sua volta all’80%, pur rimanendo largamente al disotto dell’88% di gradimento nei confronti dell’investimento in immobili.

In questo ambito spicca il dato registrato per El Salvador, il Paese che negli ultimi mesi si è trovato al centro di furenti polemiche, a causa della decisione presa dal presidente Bukele di proclamare il corso legale del Bitcoin. Una decisione stigmatizzata ad esempio dal Fondo Monetario Internazionale, ma la quale sembra essere stata ampiamente digerita dagli investitori istituzionali salvadoregni.

In tutta l’area dell’America latina, però, il denaro virtuale fa registrare dati di consenso effettivamente molto rilevanti, raggiungendo un dato medio pari all’81%. Probabilmente pesa in questo caso proprio quanto sta accadendo in Argentina, Venezuela e Colombia, in particolare, ove molti lavoratori decidono di convertire gli stipendi in criptovalute ritenendo il rischio molto minore rispetto a quello rappresentato dalla sicura erosione del potere d’acquisto collegato a livelli inflattivi spaventosi.

Un dato il quale potrebbe consolidarsi nell’immediato futuro proprio dalle tensioni internazionali e dalle ricadute sul ciclo economico, spingendo sempre più persone verso il denaro digitale, ovvero verso la sospirata adozione di massa dello stesso, come del resto prefigurato proprio dai risultati dell’indagine di Bitstamp.

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