Mentre si assiste al crollo delle stablecoin algoritmiche, che sta letteralmente distruggendo risorse finanziarie e credibilità del settore, una nuova tipologia di queste particolari criptovalute sembra poter ristabilire il buon nome del settore. La proposta che arriva dalla California, a cura dei ricercatori del Lawrence Livermore National Laboratory, delinea in effetti una novità di non poco conto, l’ancoraggio ad un asset fisico.
Il bene fisico in questione è l’elettricità, la quale verrebbe posta a base della stablecoin, garantendo il vantaggio di un prezzo e una domanda stabili. Gli stessi ricercatori hanno poi aggiunto che quella utilizzata per coniare E-Stablecoin, questo il nome contratto con cui è stato indicato il nuovo token, sarebbe facilmente sostenibile, anche perché il suo conio potrebbe avvenire in Paesi ove il costo dell’energia è basso, mentre il burn sarebbe destinato a quelli ove è più alto.
La notizia sul progetto californiano sembra destinato a far parlare non poco di sé, alla luce di quanto sta avvenendo in queste settimane, dopo il crac di Terra. Un crollo il quale ha costretto autorità di controllo della finanza e politica a concentrare la propria attenzione su un problema che rischia di provocare ricadute pesantissime sull’economia globale, come del resto da più parti si era cercato di far capire ad un’opinione pubblica distratta.
Indice:
Electricity-Stablecoin: di cosa si tratta precisamente
Il progetto del Lawrence Livermore National Laboratory è stato chiamato Electricity-Stablecoin e il suo aspetto forse più interessante in assoluto deriva dall’assenza di reti o cavi fisici nel processo di trasferimento dell’elettricità. Sono stati i ricercatori Maxwell Murialdo e Jonathan L. Belof ad affermare che l’energia sarebbe trasmessa sotto forma di informazione.
In pratica, l’E-Stablecoin verrebbe prodotta immettendo un kilowattora di elettricità e versando quanto dovuto in termini di commissioni. Una volta coniata potrebbe essere utilizzata per le transazioni, oppure essere distrutta al fine di estrarre il corrispondente quantitativo di energia. A fare da base per l’intero processo sarebbero gli smart contract e un sistema di archiviazione dati decentralizzato in cloud.
Un modus operandi tale da non obbligare al ricorso di una autorità centralizzata per l’erogazione e la gestione dell’asset come ricordato da Maxwell Murialdo, ma soprattutto affidabile da cima a fondo, contrariamente alle stablecoin algoritmiche che pure promettevano certezze proprio sotto questo particolare aspetto. Una promessa clamorosamente tradita dall’applicazione pratica di un modello teorico esaltato sino a poche settimane fa.
Al momento si tratta solo di una teoria
Gli stessi Murialdo e Belof hanno poi precisato che al momento la loro E-Stablecoin è soltanto una teoria. Per poterla trasformare in una realtà saranno necessarie alcune condizioni di non poco conto, ad esempio i progressi in termini di velocità, trasferimento di entropia e scalabilità dei motori di informazione, oltre al miglioramento dei sistemi di archiviazione in cloud, o addirittura la creazione di sistemi alternativi ad essi. Una delle cose più interessanti di questo lavoro, però, è da individuare nel fatto che questa ricerca potrebbe comportare notevoli implicazioni teoriche sul modo in cui le criptovalute traggono il loro valore.
Se le stablecoin sono congegnate per evitare le violente oscillazioni che caratterizzano Bitcoin e Altcoin, al tempo stesso presentano un problema altrettanto grande, quello rappresentato dalla necessità di ancorare il loro valore a quello di un asset esterno, ad esempio un dollaro o un grammo d’oro, al fine di renderle direttamente scambiabili con il bene fisico. Ad oggi, questo ancoraggio richiede la fiducia in un’autorità centralizzata, chiamato a erogare e mantenere l’asset fisico.
Proprio la richiesta di fiducia in un’autorità centralizzata va però ad introdurre un potenziale punto di frizione, essendo in pratica in antitesi a quella decentralizzazione che sin dall’inizio ha costituito un punto fermo nella narrazione etica collegata alle criptovalute. E-Stablecoin rappresenta il primo progetto in grado di eliminare questo vero e proprio collo di bottiglia a livello teorico, andando nella direzione vagheggiata dagli evangelisti del Bitcoin.
Inoltre, presenta un altro punto ideologicamente forte, in linea con le idee di rottura dell’ordine finanziario ed economico precostituito vagheggiato dai sostenitori delle criptovalute: in futuro potrebbe infatti aiutare nei processi di distribuzione di elettricità in località remote che non sono collegate da un vero e proprio sistema di rete elettrica. Inoltre, potrebbe risultare decisiva nel fronteggiare i mutamenti climatici rendendo possibile la trasmissione intermittente di energia rinnovabile in posti del globo ove è più necessaria per l’efficientamento dei servizi.
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