Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un interesse sempre più crescente nei confronti del metaverso, vi abbiamo riportato diversi esempi come la prima partita di serie A trasmessa, il festival di Cannes o Spotify tanto per citarne alcuni. Ormai è chiaro, sempre più aziende a privati analizzano con interesse la possibilità di investire nel metaverso, in un modo o nell’altro.
Sicuramente negli ultimi due anni ha giocato un ruolo fondamentale in questo ambito anche la pandemia, l’isolamento e le restrizioni a cui più volte siamo stati sottoposti hanno contribuito ad avvicinare più persone al web, nonché a spingerle a prediligere spesso di utilizzare i suoi servizi a discapito di quelli tradizionali; è questo il caso anche dell’istruzione che, volente o nolente, ha registrato un aumento nelle adesioni dei corsi online. Ora abbiamo le prime avvisaglie di quello che potrebbe essere il futuro del mondo universitario, proiettato anche lui nel metaverso.
L’Arizona State University si prepara ad approdare nel metaverso
L’Arizona State University è una delle più grandi università pubbliche degli Stati Uniti, e sembra che stia pianificando per il futuro il lancio di classi virtuali nel metaverso. Stando infatti ad alcuni documenti presentati all’ufficio brevetti statunitense (USPTO) sembra che l’università abbia fatto sette richieste di variazione del proprio nome, da utilizzare in ambito virtuale. I marchi depositati infatti comprendono il nome dell’università, il simbolo e il logo da utilizzare in “ambienti virtuali in cui gli utenti possono interagire per scopi ricreativi, di svago o di intrattenimento, nonché per scopi educativi“.
Arizona State University has big plans for the metaverse and Web3.
Per USPTO filings made on June 7th, @ASU plans to offer:
1. NFTs for event tickets and artwork of campus landmarks.
2. NFTs for video of sports highlights.
2. Classes in a "virtual environment."#ASU #ForksUp pic.twitter.com/PPR89Cu4B2
— Josh Gerben (@JoshGerben) June 13, 2022
L’interesse dell’università nei confronti del mondo virtuale è sicuramente giustificato, almeno in parte, dai numeri del semestre autunnale 2021 durante il quale a fronte di 77.881 studenti frequentanti di persona, ben 57.848 hanno preferito seguire i corsi in modalità online.
Sempre stando ai brevetti depositati sembra che l’ASU abbia intenzione, in futuro, di sperimentare l’utilizzo di NFT per l’autenticazione di documenti, come i diplomi o i biglietti per gli eventi universitari. In realtà l’ateneo non è nuovo all’utilizzo della tecnologia, nel 2020 infatti ha fatto uso della tecnologia blockchain per diversi scopi, incluso il monitoraggio della diffusione del COVID-19.
Siamo certi che, con il passare del tempo, sempre più istituti seguiranno l’esempio dell’ASU, non solo negli Stati Uniti ma anche nel resto del mondo; a tal proposito qualche mese fa l’università di San Paolo in Brasile ha annunciato l’avvio di uno studio sull’efficacia dei dispositivi di realtà virtuale e aumentata, anche a livello educativo. Insomma il periodo storico che stiamo vivendo ci proietta sempre più nel metaverso, il mondo virtuale con i suoi pro e i suoi contro diventerà parte integrante delle nostre vite, che ci piaccia oppure no.
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