Samsung sembra decisa a rafforzare la sua presenza nel settore del mining di criptovalute, nonostante il momento non proprio felice attraversato dal mercato. La casa sudcoreana sembra infatti intenzionata a fare leva sulla nuova tecnologia a 3 nanometri (3 nm) per i suoi nuovi chip. Si tratta di una novità estremamente interessante, soprattutto per l’impatto ambientale assicurato dalla stessa, che dovrebbe ridurre il consumo energetico nell’ordine del 45%, andando quindi incontro all’esigenza di ridurre emissioni dannose nei processi di conio del Bitcoin e delle Altcoin.
Se l’azienda non lo afferma esplicitamente, proprio le caratteristiche del nuovo dispositivo sembrano farne un ausilio ideale per l’industria del mining, ormai da tempo sotto accusa dal punto di vista della sostenibilità e in difficoltà per la minore redditività derivante dal crollo delle quotazioni di BTC e non solo.
Ad annunciare la novità è stata proprio Samsung Electronics, con un comunicato in cui ha annunciato di aver avviato la produzione iniziale del suo nodo di processo a 3 nanometri (nm) applicando l’architettura a transistor Gate-All-Around (GAA).
Il nuovo chip di Samsung potrebbe sparigliare le carte
Il comunicato emesso da Samsung arriva in un momento molto delicato per il settore delle criptovalute. Talmente delicato da spingere qualcuno non solo a prevedere una vera gelata per l’innovazione finanziaria, ma addirittura a vaticinare il crollo di Bitcoin ad un prezzo di poco superiore ai mille dollari. Uno scenario tale da rendere impossibile capire cosa realmente potrebbe accadere nell’eventualità di un suo avverarsi.
In una situazione così delicata, il nuovo chip di Samsung potrebbe rivelarsi un notevole aiuto per i minatori, messi a loro volta in notevole difficoltà da politiche sempre più restrittive messe in atto dai governi, a partire da quello cinese, preoccupati dalle ricadute ambientali dei processi di conio degli asset virtuali, a partire naturalmente dal Bitcoin.
I dispositivi che sono stati annunciati dal gigante sudcoreano, in effetti, lasciano intravvedere una situazione del tutto nuova. Oltre ad un risparmio in termini di consumi elettrici pari al 45%, prospettano infatti un innalzamento prestazionale nell’ordine del 23% e una necessità, per quanto riguarda l’occupazione di superficie, inferiore del 16% rispetto ai processi a 5 nanometri (5 nm).
La prima azienda ad approfittare di maggiore velocità e riduzione dei consumi garantiti dal nuovo chip dovrebbe essere Pansemi, produttore cinese di ASIC, ma già si vocifera di un notevole interesse da parte di Qualcomm. Mentre resta da capire il possibile impatto dei nuovi dispositivi presso quei miners i quali, al momento, vedono fortemente ridotte le proprie aspettative di guadagno dal crollo della quotazione di Bitcoin, in atto ormai da mesi.
Per Samsung non è una novità
Il nuovo chip a 3 nanometri non rappresenta una prima assoluta per Samsung, per quanto riguarda i rapporti con il settore crypto. L’azienda asiatica è già attiva dal 2019 nella produzione di chip destinati al mining di Bitcoin e Altcoin, quelli a 5 nanometri. Inoltre ha integrato nel suo Galaxy S10 un wallet destinato a conservare asset virtuali, anche se questa funzione è stata limitata ad alcuni Paesi.
Ormai dal 2019 continuano poi a girare indiscrezioni che la vorrebbero impegnata nel lancio di una criptovaluta propria, anche se i rumors in tal senso si sono affievoliti con trascorrere del tempo. Mentre sembrano al momento più fondati quelli che vorrebbero Samsung affiancare Bank of Korea nel varo di una CBDC (Central Bank Digital Currency). In particolare, il piano predisposto prefigurerebbe i test della nuova criptovaluta di Stato proprio sui telefonini Galaxy, tra i più diffusi a livello globale.
Una serie di atti che sembrano confermare il grande interesse dell’azienda sudcoreana per un settore il quale verte sull’innovazione, in linea quindi con la politica da sempre perseguita da Samsung. Considerato come il mining sia ormai da tempo sotto la lente d’ingrandimento dell’opinione pubblica e della politica, la decisione di Samsung di puntare sui chip a 3 nanometri, abbattendo drasticamente le emissioni nocive e alzando la possibilità di guadagno dei miners potrebbe spianare la strada all’azienda verso un consolidamento della testa di ponte già detenuta nella scena crittografica.
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