Nonostante le solite smentite di circostanza, sembra proprio che per il settore delle criptovalute si prospetti un altro periodo di passione. La temuta bancarotta di Celsius, di cui si parla ormai da giorni, sembra non più una semplice ipotesi, ma una realtà effettiva. Gli avvocati che rappresentano la piattaforma di prestiti crypto hanno infatti notificato ufficialmente alle autorità di controllo e regolamentazione dei mercati che la società ha presentato istanza di protezione dal fallimento, sulla base del Chapter 11. La richiesta è stata inoltrata presso il tribunale fallimentare degli Stati Uniti per il distretto meridionale di New York.

Celsius

Il Chapter 11 è una norma della legge fallimentare statunitense, che permette alle imprese che lo utilizzano di mettere in campo un processo teso alla ristrutturazione a seguito di un grave dissesto finanziario. La decisione è stata oggetto di un commento da parte di Alex Mashinsky, all’interno del comunicato che l’azienda ha pubblicato una volta preso atto di quanto stava accadendo. Secondo il co-fondatore e amministratore di Celsius, questa sarebbe la decisione giusta per l’azienda. Resta però da capire se sarà quella migliore per gli investitori, i quali sono già in stato di fibrillazione.

Celsius, cosa sta accadendo

“Sono fiducioso che quando guarderemo indietro alla storia di Celsius, vedremo questo come un momento decisivo, in cui agire con determinazione e fiducia ha servito la comunità e ha rafforzato il futuro dell’azienda”: questo il messaggio di speranza che Mashinsky ha voluto affidare al comunicato aziendale con cui si annuncia quello che sta accadendo.

Da parte sua, Celsius afferma che il deposito dei 167 milioni di dollari restanti fornirà l’opportunità di stabilizzare la sua attività in modo da riuscire a portare a termine una ristrutturazione completa in grado di massimizzare il valore per tutte le parti interessate. Ha inoltre aggiunto che i clienti continueranno ad accumulare premi durante la pausa in linea con l’impegno preso in precedenza nei loro confronti.

I problemi di Celsius hanno avuto inizio dopo che la società ha sospeso tutti i prelievi e gli scambi di clienti nel corso del mese di giugno, citando problemi di liquidità i quali hanno infine spinto le autorità di regolamentazione di Alabama, Kentucky, New Jersey, Texas e Washington ad aprire indagini conoscitive. Da quel momento l’azienda ha praticamente trascorso il tempo a rimborsare prestiti e debiti in sospeso per un totale di oltre un miliardo di dollari.

Alla bancarotta della casa madre ha peraltro fatto seguito, proprio in queste ore, quella di Celsius Mining, la sussidiaria per l’estrazione di Bitcoin, e di altre sei entità gravitanti nella sua orbita. In particolare, Celsius Mining aveva presentato una dichiarazione di registrazione alla Securities and Exchange Commission (SEC) degli Stati Uniti per un’offerta pubblica iniziale nel mese di maggio. La dichiarazione di registrazione sarebbe diventata effettiva una volta completata la revisione da parte della SEC, ma l’avvio delle procedure fallimentari da parte della società del New Jersey ha in pratica stoppato ogni sviluppo in tal senso.

Lo short squeeze su CEL

Proprio il dipartimento di regolamentazione finanziaria del Vermont ha emesso ieri un comunicato stampa in cui ha consigliato agli investitori di Celsius di procedere con cautela, affermando che la società di criptovalute è al momento in stato di profonda insolvenza e priva delle risorse e della liquidità con cui poter onorare i suoi obblighi nei confronti dei titolari di conti e degli altri creditori. Ha poi affermato che gli investitori devono fare molta attenzione  all’operato dei truffatori che in queste ore stanno cercando di approfittare della situazione creatasi.

Il riferimento è in particolare ai forum sorti nelle ultime ore, in cui si avanza la tesi di una possibile short squeeze, ovvero l’operazione concertata quando i mercati scommettono contro il prezzo di una moneta facendogli invece imboccare la direzione contraria, costringendo i trader a chiudere le posizioni e traendone profitto. In effetti in queste ore si è registrato un andamento di questo tipo, con il prezzo di CEL, il token nativo di Celsius che ha guadagnato il 50%.

Dopo essersi radunati attorno all’hashtag #CELShortSqueeze su Twitter, i possessori di Celsius hanno in pratica concertato l’acquisto di CEL sullo scambio crittografico FTX,  per poi spostare i token su scambi decentralizzati (DEX) e impostando ordini limite di vendita (operazioni le quali possono essere eseguite solo al prezzo limite o superiore).

Nota anche con il termine di pump and dump, l’operazione è in pratica la stessa che ha pompato il prezzo di GameStop all’inizio del 2021, provocando perdite miliardarie ai fondi speculativi, grazie all’impennata del prezzo delle azioni dell’azienda di giochi elettronici pari al 1000%. Dopo una crescita sino a 1,39 dollari, nelle ore successive CEL ha però ceduto di schianto e in questo momento viene contrattato a 0,65 dollari.
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La causa contro Celsius

Le avvisaglie della bancarotta erano ormai visibili da tempo. Tanto da indurre nella passata settimana l’amministratore delegato di KeyFi Inc., Jason Stone, a intentare una causa contro l’azienda, sostenendo che Celsius aveva utilizzato i fondi dei clienti con il preciso intento di manipolare i mercati delle criptovalute. Inoltre, sempre secondo il querelante, la società non avrebbe messo in campo controlli contabili di base, con la conseguenza di mettere in pericolo depositi, contrariamente alle promesse elargite.

Nella giornata di domenica era poi arrivata una nuova doccia fredda per chi ancora sperava che Celsius fosse in grado di resistere alla buriana che si stava approssimando. Il Wall Street journal, infatti, aveva annunciato che l’azienda aveva provveduto ad assumere gli avvocati di Kirkland & Ellis LLP, cui era stato affidato il compito di supervisionare i piani di ristrutturazione dell’azienda.

Naturalmente, la notizia della dichiarazione di fallimento di Celsius è andata a inserirsi in un momento molto particolare, come quello che da molti è stato ribattezzato come il crypto winter. Un inverno che si preannuncia estremamente rigido, dopo i crac di Terra (LUNA), Voyager Digital e Three Arrows Capital.

La speranza è che in un modo o nell’altro il settore riesca a reagire in maniera non disordinata, come è stato del resto richiesto dall’autorità di regolamentazione del Vermont. Il problema è che, come avviene nella vita reale, gli investitori in occasioni di questo genere danno vita alla tradizionale corsa allo sportello. Un modus operandi il quale rischia però di dare vita ad un vero e proprio effetto domino, come del resto sta accadendo nel settore delle stablecoin.

Non resta quindi che assistere all’ennesima crisi in un settore, quello dell’innovazione finanziaria, che sta scontando il peccato originale di una crescita senza regole, nella quale si sono infiltrati anche veri e propri truffatori, pronti a sfruttare l’eccessiva disinvoltura di una miriade di piccoli investitori i quali continuano a obbedire ad un vero e proprio riflesso pavloviano, abboccando agli ami lanciati da soggetti privi di qualsiasi scrupolo.

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