L’Autorità Garante della Concorrenza ha reso noto nelle scorse ore di avere avviato un’istruttoria nei confronti di Google, accusata di essersi resa colpevole di abuso di posizione dominante.

In particolare, l’ipotesi è che il colosso di Mountain View abbia violato l’articolo 102 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea con riferimento alla portabilità dei dati.

Come nasce il procedimento dell’AGCM nei confronti di Google

L’Autorità Garante della Concorrenza ricorda che Google può vantare una posizione sul mercato in virtù della quale è in grado di acquisire grandi quantità di dati attraverso i vari servizi erogati (basti pensare a prodotti come Gmail, Google Maps o Android) e nel corso del 2021 ha realizzato un fatturato di 257,6 miliardi di dollari.

L’abuso di posizione dominante contestata al colosso di Mountain View riguarda nello specifico l’APP Weople, gestita da Hoda, un operatore attivo in Italia che ha sviluppato una banca di investimento dati e che si lamenta di avere incontrato ostacoli per quanto riguarda l’interoperabilità nella condivisione dei dati presenti nella piattaforma di Google.

Hoda ci ha tenuto a mettere in risalto all’AGCM gli effetti negativi della condotta di Google sulla sua iniziativa, volta a valorizzare i dati personali con il consenso del titolare degli stessi, una soluzione che offrirebbe opportunità di utilizzo e prospettive merceologiche innovative.

E pare che l’Autorità Garante della Concorrenza abbia deciso di sposare la tesi di Hoda, ritenendo che il comportamento di Google è in grado di comprimere il diritto alla portabilità dei dati personali e di limitare i benefici che i consumatori potrebbero avere dalla valorizzazione dei loro dati, con una conseguente restrizione della concorrenza.

Ieri l’AGCM non ha solo avviato l’istruttoria nei confronti di Google ma ha anche condotto accertamenti ispettivi nelle sue sedi, avvalendosi della collaborazione dei militari della Guardia di Finanza.

Tutte le parti interessate hanno ora 60 giorni per poter chiedere di essere sentite ed entro il 30 giugno 2023 il procedimento in questione si dovrà concludere.

Potete trovare il provvedimento integrale seguendo questo link.

La replica di Google

Il colosso di Mountain View non ha fatto attendere a lungo un commento alla vicenda (sebbene non faccia riferimenti diretti ad essa) e sul blog ufficiale ha pubblicato un post con il quale si sofferma sul suo impegno per la portabilità dei dati.

[…] vogliamo che le persone utilizzino i nostri prodotti e servizi perché li preferiscono, non perché si sentono vincolate.

Una delle soluzioni studiate da Google è Takeout, che aiuta le persone a esportare copie dei propri dati da oltre 70 prodotti dell’azienda (inclusi Gmail, Drive e Foto) e solo nel 2021 sono stati esportati oltre 400 miliardi di file.

I principi alla base di Takeout si applicano anche al Data Transfer Project, che può essere considerato una sorta di estensione della funzionalità di trasferimento diretto dei dati resa possibile da Takeout (si tratta di una piattaforma open source di portabilità dei dati che consente alle persone di spostare i propri dati direttamente da un fornitore di servizi a un altro).

Google ci tiene anche a precisare che in materia di portabilità dei dati fa riferimento a tre principi chiave:

  • Prima vengono le persone – la portabilità dei dati sostiene la concorrenza conferendo potere ai consumatori e l’obiettivo è supportare uno standard per le tipologie di dati più comuni
  • Permettere l’esportabilità – le piattaforme che consentono di importare i propri dati dovrebbero anche consentire loro di esportarli
  • Privacy e sicurezza sono prioritarie – gli strumenti di tutela contro accessi non autorizzati, la deviazione dei dati e altri tentativi di frode rappresentano una priorità

Google conclude nel ricordare che alle persone dovrebbe essere permesso di utilizzare i propri dati con i servizi che preferiscono, siano essi realizzati da aziende affermate oppure da nuove realtà. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Hoda al riguardo.

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