Mojang Studios, lo sviluppatore svedese di videogiochi famoso in ogni parte del mondo per Minecraft, ha affermato che i Non Fungible Token (NFT) non saranno integrati all’interno del gioco. Si tratta di un annuncio abbastanza sorprendente, in un momento in cui molti sviluppatori del settore si danno molto da fare per implementare le nuove tecnologie nelle proprie creazioni e renderle più attraenti per i propri utenti.

Il motivo indicato da Mojang sembra peraltro destinato a far discutere, anche se non sembra in effetti privo di logica. Secondo l’azienda, gli NFT sarebbero fondamentalmente in contrasto con i valori di cooperazione e collaborazione che sono tipici del gioco, in quanto le risorse virtuali rappresentano per loro natura oggetti da collezione estremamente rari. Un dato di fatto tale da entrare in palese contrasto con le linee guida di Minecraft, in cui si afferma che tutti i giocatori devono avere eguali opportunità. Opportunità negate invece dai token non fungibili, i quali tendono a creare modelli di scarsità ed esclusione.

Una bocciatura di non poco conto, alla luce del fatto che Mojang Studios è riuscito a vendere ben 238 milioni di copie del suo titolo di punta dal 2009, anno nel quale è stato concepito da Markus Persson. Un risultato il quale ne ha fatto il videogioco più commercializzato in assoluto, a livello globale.

Il comunicato di Mojang Studios su Minecraft e NFT

Nel comunicato emesso sul proprio blog, l’azienda ha voluto chiarire i motivi che l’hanno spinta a escludere una possibile inclusione degli NFT (e della blockchain) all’interno di Minecraft. Il mirino è stato puntato soprattutto sul carattere elitario dei token non fungibili, contrari allo spirito del gioco, il quale è incentrato sul concetto di comunità. Inoltre viene messo in risalto un altro aspetto che sembra assolutamente in contrasto coi capisaldi ideologici di Minecraft, ovvero il fatto che il carattere speculativo degli NFT distoglierebbe l’attenzione dal gioco incoraggiando una tensione al profitto ritenuta non coerente con la gioia cui tendono i giocatori.

Oltre alla mancanza di inclusività dei token non fungibili e al loro carattere speculativo, a spingere Mojang in tal senso ci sono state anche le considerazioni relative alla sicurezza. In particolare, l’azienda è preoccupata del fatto che alcuni NFT di terze parti potrebbero non essere affidabili comportando un a serie di costi aggiuntivi ai giocatori che li acquistano.

Senza dimenticare il fatto che alcune implementazioni NFT di terze parti, dipendendo esclusivamente dalla tecnologia blockchain, potrebbero richiedere la presenza di un gestore patrimoniale il quale potrebbe scomparire senza preavviso, con conseguenze imprevedibili.

La conclusione cui approda la società sembra quindi senza appello: “Pertanto, per garantire che i giocatori di Minecraft abbiano un’esperienza sicura e inclusiva, le tecnologie blockchain non possono essere integrate all’interno delle nostre applicazioni client e server Minecraft né possono essere utilizzate per creare NFT associati a qualsiasi contenuto di gioco, inclusi mondi, skin, oggetti persona o altre mod”.

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Un’eccezione di rilievo, quella di Minecraft

Il comunicato emesso da Mojang Studios sembra andare in netta controtendenza rispetto a un orientamento sempre più consolidato, che vede altre aziende operanti nel settore, a partire da Ubisoft, Konami e Square Enix procedere risolutamente nell’implementazione di NFT e blockchain nei propri titoli di punta.

L’azienda che sembra aver imboccato con maggior decisione questa direzione è Square Enix, che in un recente annuncio ha reso nota l’intenzione di lanciare all’inizio del prossimo anno la sua collezione di NFT, tanto da vendere Tomb Raider a Three Studio, nel preciso intento di poter avere a disposizioni fondi in grado di finanziare i suoi progetti nel settore.

A testimoniare una tendenza sempre più visibile è stata del resto l’azienda specializzata Stratis, che in uno studio del novembre passato ha reso noto come il 58% delle aziende statunitensi e britanniche di videogames stia utilizzando la blockchain per le proprie creazioni. Mentre ammonterebbe al 48% il dato relativo a quelle che stanno incorporando i token non fungibili nei giochi. In particolare, a spingere queste realtà a farlo è il gradimento sempre più elevato da parte dei giocatori verso il cosiddetto “play to earn”, ovvero la modalità che consente di guadagnare nel corso del gioco.

A questo trend si sottrae però Mojang, non interessata a sacrificare il lato puramente ludico e lo spirito di comunità alla base di Minecraft ad una visione che sembra esserne letteralmente agli antipodi, come quella rappresentata dagli NFT. Una posizione estremamente originale la quale potrebbe infine essere premiata dai giocatori che ormai da tempo hanno fatto di questo gioco un vero e proprio must.

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