I venti di crisi che iniziano a soffiare con sempre maggiore intensità preoccupano non poco le imprese di ogni parte del mondo, compresa Google. Con l’inflazione di nuovo in fase di impetuosa crescita e la recessione appostata dietro l’angolo, in molti iniziano a guardarsi intorno per cercare di capire cosa fare nell’immediato futuro. Una discussione cui non si è potuta sottrarre neanche Google, nonostante la sua potenza di fuoco. L’azienda di Mountain View ha quindi avviato una riflessione sul modo migliore di affrontarla, che ha avuto una prima risposta da Sundar Pichai, amministratore delegato di Alphabet.
Proprio lui, infatti ha avviato l’iniziativa chiamata Simplicity Sprint, descritta come un tentativo di ottenere risultati migliori con maggiore velocità, in una fase in cui la competizione sarà esasperata proprio dalle difficoltà del ciclo economico. Già l’utilizzo del termine Sprint fa capire l’idea di fondo che ha ispirato l’operazione, trattandosi di un vocabolo utilizzato con molta frequenza nello sviluppo di software e dalle startup tecnologiche nel preciso intento di denotare spinte brevi e mirate in direzione di un obiettivo comune.
L’iniziativa sarà in vigore sino al 15 agosto e ad essa potranno partecipare tutti i dipendenti i quali hanno idee in grado di incrementare la produttività, sotto forma di sondaggio interno. Si tratta quindi di un vero e proprio esercito composto da più di 170mila lavoratori, cui si è rivolto Pichai affermando chiaramente di avere bisogno di aiuto in un contesto macroeconomico il quale inizia a mostrare notevoli segni di deterioramento.
Indice:
Google, è Simplicity Sprint la risposta ad una trimestrale inferiore alle attese
Simplicity Sprint può essere considerata la risposta di Google ad una relazione trimestrale, quella relativa al secondo periodo dell’anno in corso, inferiore alle attese, in linea del resto con quella del primo segmento annuale. La crescita dei ricavi è infatti attestata al 13% nel periodo preso in considerazione, rispetto al 62% fatto registrare nell’analogo arco temporale di un anno fa. In quella occasione, però, l’azienda aveva beneficiato largamente della riapertura dopo i lockdown imposti dal diffondersi del Covid, spingendo verso l’alto la spesa dei consumatori.
Un andamento che era del resto stato anticipato proprio da Pichai, il quale aveva dichiarato di recente che i piani di nuove assunzioni previsti dovranno essere ridimensionati almeno sino al 2023. Affermazione cui aveva fatto seguito l’appello ai dipendenti per lavorare più rapidamente e mostrando maggior fame di quella evidenziata nei giorni in cui prevale il sereno.
Le domande incluse nel sondaggio affrontano temi come la rimozione degli ostacoli che impediscono di conseguire risultati in archi temporali più ristretti, gli aiuti necessari per migliorare la produttività interna, l’eliminazione degli sprechi e la necessità della massima concentrazione al fine di cogliere gli obiettivi di crescita indicati dal management.
Google, l’atmosfera interna non è ai massimi storici
L’iniziativa Simplicity Sprint arriva in un momento abbastanza particolare della vita di Google. Il sondaggio annuale Googlegeist, infatti, ha evidenziato le tensioni esistenti tra dipendenti e dirigenti, esplicitandosi in voti molto bassi dei primi su temi come i livelli retributivi e le promozioni, oltre a forti critiche verso il carico di burocrazia che rende difficile ottenere compensi e aumenti. Critiche le quali hanno spinto l’azienda ad annunciare una revisione nel processo di valutazione, che dovrebbe esplicitarsi in aumenti salariali in grado di smussare il malcontento.
Se si inizia a discutere di aumenti salariali, però, occorre anche sottolineare come all’interno di Google non si escludano licenziamenti. È stata Fiona Cicconi, chief people officer del gruppo di Mountain View, ad affermare di non poter escludere tagli relativi alla forza lavoro nell’immediato futuro. Al tempo stesso ha però voluto porre l’accento sul fatto che quello in corso è l’anno che ha visto Google assumere di più.
Nel corso del secondo trimestre, infatti, Alphabet ha affermato che il suo organico è aumentato del 21%, arrivando di conseguenza a 174.014 dipendenti a tempo pieno, dai 144.056 dell’anno precedente. Un trend il quale, però, è destinato a rallentare sino al 2023, soprattutto alla luce delle difficoltà che stanno emergendo a livello economico, da cui, come ricordato da Pichai, neanche Google può essere considerato al riparo.
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