Stando alle indiscrezioni che circolano ormai da giorni, DigitalBits non starebbe rispettando i termini dell’accordo di sponsorizzazione stipulato con l’Inter nel corso della passata stagione. Un accordo il quale prevedeva il versamento di oltre 80 milioni di euro nell’arco di un quadriennio e tale da sembrare in quel momento estremamente vantaggioso. Talmente favorevole da spingere la società nerazzurra a lasciare posto sul frontale della maglia alla controparte, in sostituzione del precedente sponsor, Socios.com, che invece aveva corrisposto quanto dovuto sino all’ultimo centesimo.

Quanto sta accadendo, è destinato naturalmente a evocare lo spettro di un nuovo crac in ambito crypto, dopo quelli di Terra (LUNA), Three Arrows Capital e Celsius, i quali hanno destato non poca impressione tra investitori e semplici osservatori. In effetti la situazione di Zytara, l’azienda nella cui orbita grava DigitalBits, è considerata disperata o quasi. Dal momento in cui ha stipulato l’accordo con l’Inter il token ha perso il 98% del suo valore di mercato. In queste condizioni prevedere un prossimo fallimento non è certo azzardato, soprattutto alla luce di una situazione ancora estremamente critica per le aziende dedite all’innovazione finanziaria.

Inter e DigitalBits: cosa sta accadendo?

L’accordo tra Inter e Zytara era stato preannunciato alla stregua di un vero e proprio colpaccio per la società meneghina. Ai 5 milioni derivanti dall’apposizione del logo sulla manica del primo anno si sarebbero aggiunti quelli collegati al passaggio a main partner, ovvero 23 milioni per la stagione appena iniziata, 27 milioni per la successiva e 30 milioni per l’ultima, nell’ambito di un contratto quadriennale.

Di questi milioni, però, i nerazzurri non ne hanno visto neanche uno, sino a questo momento. Tanto che dopo aver atteso a lungo ora la società ha deciso di correre ai ripari, oscurando i loghi DigitalBits dal sito, dalle casacche della squadra femminile e delle giovanili, oltre che dai cartelloni pubblicitari disseminati a bordo campo. In pratica sta evitando accuratamente di fungere da veicolo di una pubblicità a tutti gli effetti gratuita.

Proprio per quanto riguarda la maglia, però, la situazione in atto ha già creato notevoli problemi. Se il lancio della seconda è stato posticipato a settembre, in maniera tale da poter capire insieme a Nike se sussista la possibilità di produrla senza la comparsa dello sponsor, oppure di risolvere nel frattempo il problema con Zytara, per la prima maglia il problema resta: è infatti praticamente impossibile risarcire chi ha già provveduto al suo acquisto e riavviare produzione e distribuzione, in quanto si avrebbe una ulteriore e del tutto illogica spesa.

DigitalBits: siamo di fronte ad un nuovo crac?

La vicenda relativa all’Inter è resa ancora più grave dal fatto che la società calcistica milanese si trova in una situazione finanziaria estremamente critica. I conti aziendali sono in uno stato estremamente preoccupante, dopo anni in cui la proprietà cinese ha continuato a spendere e spandere nonostante i buchi di bilancio.

Una politica del tutto inadeguata a fronte di una situazione debitoria ormai fuori controllo, cui la dirigenza ha pensato bene di porre riparo chiedendo un prestito per 219,12 milioni di euro a Oaktree, che è stata ben lieta di concederlo ad un tasso salatissimo, pari al 12%. Ne sarebbe dovuta conseguire una campagna acquisti lacrime e sangue, per poter iniziare a porre riparo alla falla, ma al momento non si registrano cessioni di rilievo e, anzi, l’Inter ha continuato ad acquistare. Resta naturalmente da vedere cosa accadrà da qui alla fine della campagna acquisti, che secondo gli esperti sarà chiusa con la vendita di qualche big. I maggiori indiziati sono Skriniar e Barella, ma alcuna indiscrezioni circolano anche su Brozovic.

Alle difficoltà dell’Inter, si vanno poi a cumulare quelle di Zytara e DigitalBits, che sono scrutate con una certa preoccupazione anche dal mondo del calcio in generale. DigitalBits, infatti, sponsorizza anche l’Associazione Sportiva Roma, il club più importante della capitale, vincitrice della prima edizione della Conference League. Nel suo caso non sussistono preoccupazioni in quanto i pagamenti sono sempre fluiti regolarmente nelle casse sociali.

La Roma, inoltre, ha una proprietà che si sta dimostrando estremamente solida e sembra in grado di ovviare ad eventuali complicazioni nel rapporto con DigitalBits, tanto che sta stringendo rapporti di sponsorizzazione con la Toyota, il gruppo automobilistico di cui la famiglia Friedkin, proprietaria del club ormai da un biennio, è rappresentante in cinque stati USA.

Le indiscrezioni su DigitalBits, però, non solo fanno presagire l’ennesimo crollo di una società di criptovalute, tale da confermare il crypto winter in atto, ma anche il possibile venir meno del rapporto estremamente proficuo instauratosi tra calcio e innovazione finanziaria.

Proprio grazie alle aziende del settore, infatti, il calcio ha potuto far fronte alle difficoltà post Covid e avere una nuova fonte di introiti, nel momento in cui le difficoltà economiche spingevano molte aziende a separare i propri destini da quelli dello sport pedatorio. Basta infatti guardare i frontali di molte maglie dei maggiori campionati continentali (Serie A, Liga, Bundesliga, Premier League), per notare come compaiano spesso i loghi di Bitcoin, Altcoin o exchange di criptovalute.

Le crescenti difficoltà del settore, quindi stanno preoccupando non poco entrambi i settori. La speranza è naturalmente quella di un prossimo ristabilimento della situazione, ma intanto anche DigitalBits sembra sull’orlo del precipizio. Una situazione dalla quale sarebbe il caso per gli investitori e le realtà implicate trarre qualche insegnamento, per non ritrovarsi a vivere la stessa situazione anche in futuro.

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