Se il MiCA (Markets in Crypto Assets) è già stato approvato dall’Unione Europea, ciò non sta però a significare la fine dell’impegno delle istituzioni politiche e finanziarie continentali in tema di criptovalute. Anzi, le ultime notizie che arrivano dall’interno dell’UE sembrano prefigurare una vera e propria chiusura nei confronti delle stablecoin. Un ostracismo il quale sembra del tutto conseguente al fatto che questi token, i quali avrebbero dovuto attenuare quella eccessiva volatilità da sempre imputata a Bitcoin e progetti alternativi, all’atto pratico hanno dimostrato di non essere in grado di garantire la desiderata stabilità.
A rivelare la notizia sono state la Blockchain for Europe e la Digital Euro Association, due associazioni dedicate all’azione di lobbying a favore degli asset virtuali. Le associazioni hanno desunto questo orientamento dalle discussioni in atto a livello istituzionale e hanno deciso di dispiegare una strategia tesa a contrastare la pratica messa al bando delle stablecoin in ambito UE.
In una comunicazione redatta per l’occasione hanno quindi affermato senza mezzi termini come il limite di utilizzo delle stesse nell’eurozona avrebbe come conseguenza un “forte deflusso di attività crittografiche al di fuori dell’UE.” Una velata minaccia la quale, però, non sembra in grado di mettere eccessiva pressione verso quelle istituzioni valutarie e politiche che considerano la finanza alternativa un pericolo, più che una risorsa.
Le soluzioni proposte dalle lobby crypto
Occorre comunque sottolineare come le lobby crittografiche non si siano limitate a evocare lo spettro di un addio in massa dell’industria legata all’innovazione finanziaria nei riguardi del vecchio continente, ma abbiano anche avanzato soluzioni per il problema al fine di cercare comunque di impedire l’ostracismo nei confronti delle stablecoin.
In particolare, proprio la comunicazione redatta per l’occasione afferma: “Proponiamo che il concetto di usi come mezzo di scambio venga chiarito, o interpretato in modo da riconoscere il ruolo delle stablecoin nel trading e nei pool DeFi. Ciò attenuerebbe gli effetti negativi della misura, pur preservando gli strumenti di cui l’UE intende avvalersi per tutelare la propria sovranità monetaria.
La soluzione più semplice sarebbe quella di chiarire il concetto nel testo del regolamento, attualmente in fase di definizione (art. 19 bis e relativi considerando 42 bis e 42 bis). L’obiettivo sarebbe chiarire che le restrizioni all’emissione e all’uso di EMT come mezzo di scambio escludono le transazioni in entrata e in uscita da criptovalute non garantite utilizzando stablecoin, in particolare negli scambi e nei pool DeFi. Potrebbe essere possibile ottenere un risultato equivalente attraverso il livello 2/RTS, dove le Autorità di Vigilanza Europee definiranno una metodologia per stimare il numero e il valore medio di tali operazioni.”
La soluzione proposta, va in particolare a rispondere al tetto delle transazioni in stablecoin indicato all’interno del MiCA nell’articolo 19b. Per ciascun token il numero di transazioni giornaliere medie (nel trimestre) non deve infatti oltrepassare il milione di unità e i 200 milioni di euro in valore, all’interno di una singola area valutaria (nel caso specifico l’Eurozona). Nel caso in cui tale tetto viene ad essere sforato, l’emittente deve procedere all’immediata cessazione dell’emissione del token e presentare un piano entro 40 giorni alle autorità competenti, teso ad assicurare il rientro nei limiti.
La ratio di questo articolo sembra abbastanza chiaro e tende al mantenimento della centralità dell’euro e delle altre monete ufficiali, in termini di principale mezzo di pagamento. Per farlo si punta a porre precisi paletti nei confronti delle criptovalute, a partire da quelle stablecoin che sono ormai viste alla stregua di un vero e proprio pericolo pubblico, dopo le note vicende che hanno coinvolto Terra (LUNA) e l’effetto domino da esse innescato.
Le stablecoin sono viste come una minaccia, nel MiCA
Le stablecoin non sono viste di buon occhio dalle istituzioni politiche e monetarie. La loro pessima fama è del resto stata favorita da alcuni episodi che hanno visto le emittenti barare chiaramente sui fondi di garanzia. Come è noto, infatti, per ogni unità monetaria emessa in valuta virtuale ce ne dovrebbe essere una depositata in denaro tradizionale (o sotto forma di altri asset, ad esempio oro). Le indagini condotte su Tether, la stablecoin più nota in assoluto, hanno però rivelato come nel passato più di una volta i fondi depositati non equivalessero a quelli messi in circolazione sotto forma di token.
Una reputazione che era già compromessa è poi uscita praticamente distrutta dal crollo di Terra e dalle modalità le quali hanno distinto il crac dell’azienda fondata da Do Kwon. In particolare è diventato chiaro come le stablecoin algoritmiche non siano effettivamente in grado di assicurare l’ancoraggio previsto. Da quel momento un gran numero di autorità politiche e monetarie hanno iniziato a pensare a regolamenti sempre più stringenti, tesi ad evitare rischi troppo forti per i consumatori. Un orientamento che è prevalso in particolare nel Regno Unito e in Giappone, ma non solo.
Si può dire che le istituzioni europee si fossero portate avanti con il MiCA, cercando di delineare un quadro di rigida regolamentazione tesa a impedire alle stablecoin di mettere in pericolo la tanto agognata stabilità finanziaria. Le regole scritte nel nuovo regolamento, però, sono talmente rigide che potrebbero infine condurre al pratico bando per questi prodotti all’interno dell’eurozona. Resta da capire se l’UE sia intenzionata a non deflettere da quanto deciso sin qui o se, al contrario, sia possibile una mediazione. Molto potrebbe dipendere proprio dagli eventi: nel caso di altri crolli come quello di Terra, gli spazi di mediazione potrebbero chiudersi completamente.
Leggi anche: Quali sono le migliori stablecoin, dopo il crollo di Terra
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