Elon Musk ha deciso di appoggiare le manifestazioni che stanno avendo luogo in Iran. Di fronte alla decisione di oscurare parzialmente Internet da parte del governo di Teheran, il fondatore di Tesla ha messo a disposizione i satelliti di Starlink, al fine di garantire comunque la connessione internet all’Iran. Si tratta poco più di un atto simbolico, come si può dedurre dalle dichiarazioni rilasciate dall’uomo più ricco del mondo a Karim Sadjadpour, noto analista delle questioni che riguardano il Paese mediorientale.
Come ricordato da Musk, infatti, Starlink è attivo in Iran, ma per poter essere effettivamente fruito all’interno del Paese occorre la presenza di appositi terminal, che naturalmente il governo iraniano non ha alcuna intenzione di mettere a disposizione della popolazione locale. Occorre quindi portarli sul posto per poter renderne effettivo il funzionamento, operazione che al momento è non solo difficile, ma anche pericolosa.
È stato lo stesso Sadjadpour a spiegare a sua volta i problemi connessi all’arrivo in Iran degli Starlink, che sono di carattere economico e logistico. Per quanto riguarda il primo aspetto ci vogliono milioni di dollari per poter garantire le migliaia di kit che sono necessari per poter procedere all’attivazione del sistema, problema che in fondo sarebbe anche superabile, anche in considerazione del prevedibile appoggio del governo statunitense.
Ben più insormontabile si presenta l’aspetto logistico. Se in Ucraina il governo statunitense ha potuto contare sulla cooperazione del governo di Kiev, interessato a montare gli Starlink, nel caso di Teheran questa collaborazione delle autorità locali può essere scartata in partenza, alla luce dell’irriducibile contrapposizione ideologica con tutto ciò che ha a che fare con il governo di Washington.
Nel frattempo, i cittadini iraniani non possono più utilizzare Instagram, WhatsApp, LinkedIn, Signal e Skype per poter restare in contatto con amici o familiari, oppure condividere informazioni e contenuti di vario genere. La decisione è stata naturalmente imposta nel preciso intento di rendere più complicato il coordinamento delle proteste che hanno fatto seguito all’uccisione di Hadis Najafi, diventata celebre a livello globale per aver guidato le manifestazioni di piazza seguite alla morte di Mahsa Amini.
Una decisione che è stata indicata come una forma di censura, ma anche di autocensura da parte della popolazione stessa, preoccupata del fatto che i tentativi di infrangere le ordinanze governative possano prestare il fianco a provvedimenti e sanzioni da parte governativa. Anche alla luce di questi timori sembra difficile che l’offerta di Elon Musk possa avere un seguito all’interno dell’Iran.
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