Apple ha deciso di aprire il suo store ai Non Fungible Token (NFT). L’annuncio era atteso ormai da tempo, ma le modalità indicate dall’azienda hanno fatto storcere la bocca a non poche persone. In particolare, ha suscitato forti polemiche la decisione di applicare una commissione del 30% su ogni transazione relativa agli NFT all’interno dello store, giudicata eccessiva, soprattutto alla luce di un livello medio di mercato che si aggira tra il 2 e il 3%.

Di fronte alle proteste Apple ha cercato di correre ai ripari, abbassando al 15% la commissione a carico delle società che fatturano meno di un milione di dollari. Una toppa la quale, però, non è riuscita a smuovere le aziende del settore, che denunciano anche altre decisioni abbastanza stravaganti, come quella di consentire transazioni in dollari o altre valute fiat, con l’esclusione delle criptovalute.

L’annuncio di Apple

Apple consentirà agli sviluppatori di vendere gli NFT creati all’interno del proprio App Store, nella sezione dedicata a giochi e applicazioni. Se l’annuncio era atteso, le modalità che caratterizzano l’operazione hanno però immediatamente provveduto a smorzare gli entusiasmi. Le commissioni troppo elevate e l’impossibilità di utilizzare asset virtuali nelle transazioni hanno già suscitato notevole malumore, accompagnandosi ad un’altra decisione abbastanza controversa, quella relativa alla richiesta agli stessi sviluppatori che hanno rilasciato giochi con NFT di trasferirli sotto forma di acquisti in-app.

In tal modo, infatti, viene ad essere aggirato quel principio della disintermediazione che costituisce un presupposto ideologico per tutte le risorse crypto basate su blockchain, le quali sono in grado di essere trasferite in assoluta libertà da un portafogli elettronico all’altro senza che sia necessaria la supervisione di un ente centrale. La modalità peer-to-peer (p2p), in particolare, elimina la necessità di versare commissioni che non siano le tasse collegate all’utilizzo del gas per la transazione o la tassa di vendita collegata al gioco.

Le decisioni di Apple sono talmente restrittive da aver spinto qualche osservatore ad avanzare l’ipotesi che l’azienda non sia seriamente interessata al mercato degli NFT. Un disinteresse a sua volta derivante dalla caduta di interesse verso i token non fungibili, in atto ormai da mesi. Un disinteresse il quale, però, non sembra condiviso da altri giganti, a partire da Disney.

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Intanto Disney sembra decisa a sfruttare il filone

La casa cinematografica di Burbank ha infatti avviato una ricerca su Linkedin tesa all’individuazione specializzato in transazioni che vedano l’impiego di criptovalute. L’intenzione sembra abbastanza chiara, ovvero esplorare le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, a partire dal Metaverso.

Una decisione che sembra la logica prosecuzione dell’assunzione, avvenuta nel passato febbraio, di un manager di Business Development cui affidare il compito di dedicarsi al settore degli NFT. A spingere la Disney in questa direzione sarebbe la consapevolezza della pirateria portata avanti nei confronti del merchandising aziendale, ad esempio su OpenSea, ove sono moltissimi gli oggetti venduti senza alcun diritto per poterlo fare.

Nello stesso mese, l’azienda aveva poi  lanciato le prime quattro collezioni di NFT, indicandole come “Golden Moments”, dedicate ai suoi celebri studi d’animazione, alla Pixar, ai supereroi della Marvel e alla saga di Star Wars. Collezioni che sono state accolte con grande entusiasmo, andando esaurite nel giro di poche ore una volta messe in vendita sulla piattaforma Veve.

NFT, anche altre aziende sembrano decise a sfruttarli

Disney non è però il solo grande nome deciso a presidiare il settore degli NFT. nel passato mese di agosto Starbucks ha infatti proposto il suo programma reward in token non fungibili, preceduto dai grandi marchi della moda, tra cui Prada e Gucci.

Anche il settore dell’automotive sembra intenzionato a non lasciarsi scappare il possibile affare, come dimostra la decisione assunta da Lamborghini nello stesso mese di agosto, di lanciare quattro NFT nel corso dei prossimi mesi, i quali saranno disponibili soltanto nell’arco delle successive 24 ore. L’ultima di queste collezioni sarà disponibile in una edizione limitata ad appena 63 esemplari, per i quali non è difficile immaginare una mole di richieste molto superiore.

Risale invece al mese di maggio la notizia relativa alla Mercedes, relativa all’entrata nel Consorzio Aura Blockchain riservato ai brand di lusso. Grazie a questa adesione la casa tedesca potrà accedere ad una tecnologia NFT e blockchain già attiva e utilizzabile, grazie alla quale potrà realizzare contenuti esclusivi rivolti alla clientela. Una mossa che sembra testimonia con assoluta chiarezza la decisa volontà del brand teutonico di sfruttare un mercato degli NFT che, pur in crisi, sembra comunque promettere bene per l’immediato futuro.

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