Il tema dell’innovazione finanziaria continua ad essere al centro dell’attenzione del Parlamento europeo. I membri della massima istanza elettiva dell’Unione Europea hanno infatti votato a favore di una risoluzione non vincolante la quale indica nella tecnologia blockchain uno strumento in grado di combattere in maniera efficace l’evasione fiscale e mira a coordinare la politica fiscale sulle criptovalute all’interno degli Stati che la compongono.
La notizia è stata resa nota all’interno di un avviso del 4 ottobre, in base al quale il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che è stata redatta dalla socialdemocratica portoghese Lìdia Pereira, con 566 voti favorevoli su 705, con soli 7 pareri contrari (47 sono invece gli astenuti). Stando a quanto riportato sul sito dell’UE, la risoluzione raccomandava alle autorità dei suoi 27 stati membri di prendere in considerazione un trattamento fiscale semplificato a favore degli utenti di criptovalute coinvolti in transazioni occasionali o o di lieve importo e fare in modo che le amministrazioni fiscali nazionali utilizzino la tecnologia blockchain in maniera tale da riuscire a facilitare un’efficiente riscossione delle tasse.
Cosa afferma la risoluzione
Per quanto riguarda le criptovalute, la risoluzione afferma che gli asset virtuali devono essere assoggettati ad a una tassazione in grado di mixare equità, trasparenza ed efficacia. Al tempo stesso si invitano le autorità a prendere in considerazione un trattamento fiscale semplificato per i piccoli operatori economici e le transazioni di scarso rilievo. Per riuscire nell’intento la risoluzione chiede in primo luogo alla Commissione di operare una valutazione sul regime fiscale attuato dai diversi Stati e sulle modalità con cui sono condotte le politiche tese a contrastare l’evasione fiscale collegata agli asset digitali.
La risoluzione ha inoltre chiesto di definire in maniera chiara e condivisa gli stessi asset virtuali e ciò che deve essere considerato un evento imponibile. In particolare, per quanto concerne quest’ultimo, viene suggerita l’ipotesi che la conversione di un cripto asset in una valuta fiat potrebbe essere la scelta più appropriata chiedendo di conseguenza alla Commissione di valutare in modo specifico tale opzione, insieme a una più generale relativa all’identificazione di possibili eventi su cui adottare un’imposizione fiscale.
Altro aspetto che viene indicato come molto importante per riuscire a dare vita ad un quadro sufficientemente chiaro è poi quello relativo al fatto che la natura transfrontaliera del trading di criptovalute impone di sapere dove si sarebbe verificato l’evento imponibile, in maniera tale da stabilire anche il Paese che ha diritto alla riscossione di quanto dovuto.
Inoltre, la risoluzione chiede che venga modificata la direttiva in cui si affronta il tema della cooperazione amministrativa in materia fiscale, in modo tale da riuscire a includere le criptovalute nel quadro dello scambio di informazioni derivante dalla sua attuazione.
Per quanto riguarda invece la blockchain, il documento approvato afferma che le amministrazioni nazionali devono utilizzare tutti gli strumenti disponibili nel preciso intento di facilitare una riscossione delle tasse in grado di essere realmente efficace, indicando proprio nella tecnologia su cui si fondano gli asset virtuali uno dei migliori in assoluto per poterlo fare.
Proprio le caratteristiche uniche ad essa collegate potrebbero in effetti garantire un nuovo modo per automatizzare la riscossione delle tasse, limitare la corruzione e identificare nella maniera più precisa possibile la proprietà di beni materiali e immateriali, sfociando infine in una migliore tassazione dei contribuenti mobili.
La risoluzione afferma inoltre la necessità di lavorare al fine di riuscire a identificare le migliori pratiche di utilizzo della tecnologia al fine di riuscire ad affinare la capacità analitica delle amministrazioni fiscali. Proprio in quest’ottica la Commissione viene invitata a integrare al meglio l’uso della blockchain nei diversi forum e programmi che sono stati messi in campo in precedenza, nell’intento di occuparsi di tassazione e cooperazione in questo delicato settore.
Infine, gli Stati membri dovrebbero a loro volta indirizzare con crescente forza i loro sforzi in maniera tale da riuscire a riformare le proprie autorità fiscali, in particolare facendo leva su una loro sempre più pronunciata modernizzazione.
Un’importante integrazione al MiCA
La risoluzione approvata dal Parlamento europeo può essere considerata una importante integrazione al Markets in Crypto Assets (MiCA), il recente provvedimento varato dai responsabili politici dell’Unione Europea con il preciso fine di riuscire finalmente a regolamentare il mercato delle criptovalute e instradarlo lungo paletti ben definiti, in grado di impedire fenomeni distorsivi per un settore il quale sta acquisendo una valenza sempre maggiore.
Il disegno di legge, che è stato presentato per la prima volta alla Commissione europea nel corso del 2020, per poi essere adottato dal Consiglio europeo nel 2021, mira in particolare alla creazione di un quadro normativo coerente per le criptovalute tra tutti gli Stati membri dell’UE. Per quanto riguarda la sua entrata in vigore, sembra abbastanza probabile che possa verificarsi entro il 2024, anche se restano da chiarire alcuni aspetti di non poca rilevanza, a partire dalle questioni ambientali legate al mining condotto tramite l’algoritmo di consenso Proof-of-Work, altamente energivoro e dannoso per l’ambiente, contro il quale si sta formando un blocco nordico guidato dalla Svezia.
Leggi anche: Tanto tuonò che piovve: approvato il MiCA, nuovo regolamento UE sulle criptovalute
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