Nelle scorse ore è arrivato l’annuncio che in tanti attendevano con trepidazione: la NASA ha confermato il successo della missione test DART (Double Asteroid Redirection Test): l’orbita del piccolo asteroide Dimorphos è stata deviata con successo di circa 32 minuti grazie allo spettacolare impatto dello scorso 27 settembre.
Indice:
A difesa della Terra contro gli asteroidi
La missione DART rappresenta soltanto un primo test, ma già di enorme importanza in quanto segna una prima volta assoluta: mai prima di adesso, gli esseri umani avevano cambiato di proposito l’orbita di un oggetto celeste.
Il portato di questa missione traspare in maniera limpida dalle parole di Bill Nelson, NASA Administrator:
«Tutti noi abbiamo la responsabilità di proteggere il nostro pianeta natale. Dopotutto, è l’unico che abbiamo. Questa missione mostra che la NASA sta cercando di essere pronta per qualsiasi cosa l’universo lanci verso di noi. La NASA ha dimostrato che siamo dei seri difensori del pianeta. Questo è un momento spartiacque per la difesa planetaria e per l’intera umanità, a dimostrazione dell’impegno dell’eccezionale team della NASA e dei partner di tutto il mondo».
Il successo di DART (Double Asteroid Redirection Test)
I dati della missione di test sono stati analizzati nelle due settimane successive all’impatto dal team della NASA, che ha rilevato come l’orbita dell’asteroide target, Dimorphos, sia stata deviata con successo in conseguenza dell’impatto cinetico della navicella spaziale.
Prima dell’impatto di DART, infatti, Dimorphos impiegava 11 ore e 55 minuti per orbitare attorno all’asteroide più grande della coppia, Didymos. A partire dalla collisione intenzionale di DART con Dimorphos in data 26 settembre, gli astronomi hanno utilizzato i telescopi sulla Terra per misurare di quanto sia cambiato il periodo di rivoluzione; ebbene, il team di investigazione ha appena confermato che l’impatto della navicella spaziale ha alterato l’orbita di Dimorphos attorno a Didymos di circa 32 minuti, accorciandola a 11 ore e 23 minuti; tale misurazione ha un margine di incertezza di più o meno 2 minuti.
In partenza, la NASA aveva indicato come successo minimo della missione un cambiamento dell’orbita del piccolo asteroide nell’ordine di 73 secondi o più; i dati di cui sopra dimostrano che DART ha superato questa soglia minima di oltre 25 volte, pertanto la missione può considerarsi un piccolo grande successo.
Lori Glaze, direttrice della Planetary Science Division della NASA presso il quartier generale di Washington, si è espressa in questi termini:
«Questo risultato è un passo importante verso la comprensione del pieno effetto dell’impatto di DART con l’asteroide target. Man mano che nuovi dati arriveranno ogni giorno, gli astronomi potranno valutare meglio se e come una missione come DART potrebbe essere utilizzata in futuro per aiutare a proteggere la Terra da una collisione con un asteroide, se mai ne scoprissimo uno che si dirige verso di noi».
Dati in arrivo e prossimi passi
Il team preposto sta ancora raccogliendo dati con osservatori a terra in tutto il mondo, nonché con strutture radar presso il radar planetario Goldstone del Jet Propulsion Laboratory della NASA in California e il Green Bank Observatory della National Science Foundation in West Virginia. In questo modo sarà possibile aggiornare l’osservazione e migliorarne la precisione.
A questo proposito, le prime analisi hanno evidenziato come un simile cambiamento dell’orbita di Dimorphos sia dipeso non solo dallo schianto, ma anche in misura importante dal getto di detriti (“ejecta”) che ne sono scaturiti. Ai fini di una più accurata comprensione di questo effetto di rinculo, si rendono necessarie maggiori informazioni sulle proprietà fisiche dell’asteroide, a partire dalle caratteristiche della sua superficie. Su questo punto è stata molto chiara Nancy Chabot, responsabile del coordinamento del DART presso il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL) di Laurel, Maryland.
Il contributo dell’Italia
Giorgio Saccoccia ha presenziato alla conferenza stampa in rappresentanza dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana), che ha dato un prezioso contributo alla missione DART con il cubesat LICIACube (Light Italian CubeSat for Imaging of Asteroids), i cui dati saranno ora di grande aiuto per gli studi degli astronomi.
A seguire, tra circa quattro anni, il progetto Hera del’ESA (European Space Agency) si occuperà di osservare da vicino Dimorphos e Didymos, dedicando particolare attenzione al cratere da impatto lasciato da DART.
Per maggiori dettagli sulla missione, vi rimandiamo al nostro articolo dedicato, qui invece ci lasciamo con la simpatica dedica ai dinosauri fatta dalla NASA sui propri profili social.
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Leggi anche: DART, la prima missione test della NASA per salvare la Terra dagli asteroidi
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