La crisi che sta attanagliando il settore dell’informatica, dopo la clamorosa esplosione nel corso della pandemia di Covid è stata confermata dai dati relativi al terzo trimestre dell’anno in corso, durante il quale le vendite di personal computer hanno visto una flessione nell’ordine del 15%.

Una tendenza estremamente preoccupante, la quale non risparmia neanche Intel, tanto da indurre l’azienda a mettere in preventivo una risposta drastica. Secondo quanto riportato da Bloomberg, infatti, l’azienda di Santa Clara sarebbe intenzionata a tagliare la propria forza lavoro. L’annuncio in questione potrebbe essere dato già in occasione della pubblicazione del rapporto sugli utili del terzo trimestre, ovvero il prossimo 27 ottobre.

Le indiscrezioni che si rincorrono nel corso di queste ore sembrano destinate a mettere in allerta i sindacati. Alcune divisioni, infatti, a partire da quelle di vendita e marketing, potrebbero essere sottoposte ad una vera e propria cura dimagrante, con il taglio di un lavoratore ogni cinque. Si tratterebbe quindi di migliaia di posti, considerato come l’organico di Intel ammontasse a luglio a circa 113.700 dipendenti.

Intel, le cifre sono impietose

Basta in effetti dare uno sguardo alle cifre per capire il momento attraversato da Intel, in linea con un settore in gravi difficoltà. L’azienda ha infatti chiuso il secondo trimestre con dati ancora peggiori rispetto alla media, ovvero con un fatturato in flessione del 22% su base annua. Numeri che non si vedevano ormai da lungo tempo e tali quindi da innescare la necessità di politiche di contrasto in grado di dare una risposta al forte calo della domanda di processori per PC, quello che è il business principale di Intel.

Naturalmente anche i titoli azionari del gruppo di Santa Clara hanno risentito della situazione, lasciando sul terreno più della metà del valore che avevano all’inizio dell’anno. Un crollo il quale ha acquistato una velocità sempre più pronunciata nel corso dell’ultimo mese, quando il calo è stato nell’ordine del 20%. A pesare sul dato complessivo sono in particolare le tensioni in atto tra Stati Uniti e Cina, che sono sfociate nella recente imposizione di una serie di limiti alle esportazioni verso il gigante asiatico.

Nella conference call organizzata per illustrare i risultati conseguiti nel corso del secondo trimestre, l’amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger ha quindi affermato che per evitare una situazione fuori controllo sarebbero state messe in campo una serie di mosse. Considerato che questi era stato ingaggiato l’anno passato proprio nell’intento di ovviare non solo al calo in termini di reputazione, ma anche per risanare i conti aziendali, non sembrano più esserci dubbi sulla direzione che intraprenderà l’azienda.

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La situazione di crisi sembra destinata a perdurare

I licenziamenti previsti dovranno cercare di porre una toppa ad una situazione che sembra decisa a restare critica anche per il terzo trimestre dell’anno, per il quale gli analisti hanno formulato stime in base alle quali si dovrebbe essere verificato un ulteriore calo del 15% per quanto riguarda le entrate. Resta da capire se basteranno a fronte di una situazione generale che prelude ad una vera e propria gelata a livello globale, derivante dalla complessa situazione geopolitica creata dal conflitto tra Russia e Ucraina e dal solco che si sta scavando tra Stati Uniti e Cina.

Occorre anche ricordare come per Intel una riduzione così estesa del proprio organico non rappresenterebbe una novità assoluta. Nel 2016, ovvero al culmine di un altro momento estremamente complicato a livello economico, l’azienda decise di procedere al licenziamento di 11mila addetti, ovvero l’11% della forza lavoro dell’epoca, tale da comportare la chiusura di intere divisioni. Resta ora da capire se in questa occasione il taglio supererà le dimensioni di allora. Le previsioni oscillano infatti tra un minimo del 10% e un massimo del 15%, dati i quali dovrebbero sfociare in risparmi compresi in una forbice tra i 25 e i 30 miliardi di dollari.

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