Microsoft sta procedendo al licenziamento di un migliaio di dipendenti circa. La stessa azienda non ha avuto eccessive remore nel confermare la notizia trapelata, affermando però che questa tornata di licenziamenti, la seconda dopo quella di luglio e agosto, non dipende dalla congiuntura economica negativa, bensì da una semplice rimodulazione degli obiettivi. In pratica se da un lato verranno lasciati fuori i lavoratori di alcune divisioni, a partire da quella dedicata a Xbox, dall’altro ne verranno assunti altri ritenuti più confacenti ai nuovi obiettivi aziendali.
È stato il Washington Post a riportare le dichiarazioni di alcuni dei dipendenti che sono stati espulsi dai processi produttivi di Microsoft, mentre l’azienda si è rifiutata dal suo canto di rivelare quali siano i siti produttivi coinvolti in questa occasione.
Il primo round di licenziamenti ha avuto luogo poco prima che venisse presentata la consueta relazione annuale sugli utili. Anche in quella occasione Microsoft aveva affermato che le decisioni in questione dipendevano da adeguamenti strutturali. In quel caso ad essere allontanati erano stati dipendenti di svariati rami, tra cui quello dedicato alla consulenza e soluzioni per clienti e partner.
Sul fronte delle assunzioni occorre però segnalare come il ritmo abbia iniziato a calare dal mese di maggio. Tra una voce e l’altra, comunque, al 30 giugno l’azienda di Redmond vantava un organico pari a circa 221mila lavoratori, con un notevole incremento rispetto all’anno precedente, in cui il dato si era attestato a 181mila.
Alcuni analisti hanno comunque messo i licenziamenti in relazione con il calo nell’ordine del 30% della quotazione delle azioni del gruppo dall’inizio dell’anno. Se i dati dell’anno fiscale che si è chiuso il 30 giugno vedono l’afflusso di 72,7 miliardi di dollari nelle casse sociali, con un aumento del 19% in termini di utili, sembra evidente l’intento di risparmiare in modo tale da mettere legna da parte in vista di un inverno che si prospetta non facile.
Una situazione complicata per le aziende tecnologiche
I licenziamenti messi in atto di Microsoft rappresentano la classica punta dell’iceberg. L’incertezza economica in cui si dibatte il settore tech, sta spingendo molte delle aziende più in vista a rimettere mano agli organici, nell’intento di affrontare meglio una situazione che si preannuncia molto complicata.
Tra i grandi gruppi che hanno iniziato a licenziare, nel corso degli ultimi mesi si fanno notare i nomi di Tesla, Twitter, Hopin, Netflix e Unity, tanto da rendere difficile tenere conto esatto dei numeri reali. Già a luglio il settore contava oltre 50mila addetti in meno, ma ancora non erano arrivate notizie da Meta e Google, che proprio da poco hanno dato due mesi di tempo al 10% del proprio organico per trovarsi un nuovo posto di lavoro.
In questo panorama sta cercando di differenziarsi Alphabet, che per non licenziare ha chiesto ai propri dipendenti un aumento di produttività pari al 20%. Un aumento il quale sembra però fuori portata in un momento in cui per un gran numero di comparti produttivi si preannuncia una crisi di larga portata, sull’onda delle difficoltà create da una situazione geopolitica che sembra sul punto di sfuggire di mano a molti.
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