Controllare l’iPhone (o altri dispositivi) con il cervello è possibile: quello che sinora era semplicemente un discorso teorico è ora una vera e propria realtà grazie ad un dispositivo impiantato chirurgicamente presso il Royal Melbourne Hospital. Il meccanismo è prodotto da Synchron, azienda la quale ha la propria sede a New York, la prima a ottenere l’approvazione dalla Food and Drug Administration statunitense per condurre studi clinici su un impianto cerebrale di computer.
La società ha raccolto oltre 70 milioni di finanziamenti, grazie ai quali ha iniziato una sperimentazione che potrebbe rivelarsi fondamentale, sostenendo il costo dell’impianto e della manutenzione dell’impianto per le persone le quali hanno accettato di sottoporsi ad essa. Una sperimentazione la quale potrebbe presto rivelarsi gravida di conseguenze per tutte le persone che erano sinora impossibilitate a comunicare a causa di disabilità estremamente gravi.
Indice:
L’esperimento di Synchron
Al momento Synchron utilizza il dispositivo, denominato “Synchron Switch”, su sei pazienti e uno di loro, Rodney Gorham, un venditore di software in pensione a Melbourne e sofferente di SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), è riuscito ad inviare un messaggio di testo senza poter scrivere, né parlare, ma semplicemente utilizzando il suo cervello per riuscirci, in concorso con un iPad.
Impossibilitato a parlare, grazie a una serie di piccoli sensori denominati Stentrode che sono stati inseriti nella parte superiore del cervello attraverso un vaso sanguigno riesce a comunicare, come ha fatto nell’occasione riportando il suo pensiero sullo schermo del dispositivo Apple. A differenza di soluzioni analoghe l’operazione è scarsamente invasiva e il dispositivo può essere controllato in modalità wireless mediante il Synchron Switch dal torace del paziente.
Secondo Tom Oxley, co-fondatore e CEO di Synchron, le competenze necessarie per riuscire a impiantare lo Stentrode sarebbero molto comuni e in linea con il livello di semplicità cui si attiene la sua azienda nella proposizione di soluzioni di questo genere. Nel caso in cui l’impianto dovesse essere impiantato direttamente sul cervello il discorso muterebbe profondamente, richiedendo un intervento di neurochirurgia, settore purtroppo oberato da tempo dalla carenza di profili adeguati.
Ora non resta che attendere il parere della FDA (Food and Drug Administration), l’ente governativo statunitense cui è delegato negli Stati Uniti il compito di occuparsi della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, dipendente dal Dipartimento della salute e dei servizi umani. Ove arrivasse la sospirata autorizzazione per un utilizzo diffuso del dispositivo a giovarsene sarebbero proprio le persone con disabilità tali da rendere impossibile, o quasi, la comunicazione.
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I fattori che potrebbero assicurare il successo di Synchron
In questa prima fase di sperimentazione, Synchron sta tenendo un basso profilo, cercando di non indurre pazienti e opinione pubblica a facili entusiasmi. Il fulcro del discorso portato avanti con il dispositivo è rappresentato dall’apertura di nuovi orizzonti per persone le quali sono in pratica impossibilitate a comunicare da gravi disabilità (la SLA è una delle peggiori in tal senso).
Il messaggio inviato da Gorham, però, può essere considerato alla stregua di una vera e propria pietra miliare. Dimostra infatti che è possibile collegare cervello e dispositivo, ad esempio un tablet, come nell’esperimento in oggetto, o un personal computer. Una ipotesi la quale sinora era rimasta confinata nei laboratori di ricerca universitaria è ora in grado di trasformarsi in un prodotto in grado risolvere complessi problemi che angosciano un gran numero di famiglie di ogni parte del globo.
A rimarcare questo punto è stata Gillian Hayes, ordinaria di informatica presso l’Università della California, Irvine, secondo la quale a distinguere il progetto avviato è l’alto grado di innovazione collegato all’esperimento, oltre al fatto di averlo collegato ad un prodotto di largo consumo, ovvero iPad. Ovvero di un’azienda la quale, insieme a Google, è ormai da tempo in prima linea per cercare di fare del cervello umano una vera e propria periferica, come se si trattasse di un AirPods.
Proprio Apple ha deciso ormai da tempo di investire in maniera rilevante nel settore. In particolare, finanziando la ricerca sulle interfacce tra computer e essere umano all’interno della Carnegie Mellon University. Il compito di queste ricerche è di comprendere il modo per poter far funzionare meglio i dispositivi come quelli della Synchron, in maniera tale da accelerare il processo che potrebbe sfociare in prodotti pronti per essere utilizzati dagli interessati.
Synchron potrebbe ora acquisire una posizione di forza nel settore
Con il successo arriso a questo esperimento, Synchron sembra ora in grado di proporsi con una posizione di grande forza in un settore di straordinaria importanza. Al momento, infatti, il suo Stentrode, attraversando il centro del cervello, non riesce a conferire ai sensori una panoramica completa dei dati che emanano costantemente da esso. Al tempo stesso, però, quelli disponibili sono in grado di dare vita ad un prodotto valido per un promettente avvio.
Un avvio tanto più rilevante in considerazione del fatto che Neuralink, la società fondata da Elon Musk, ha reso noto il suo obiettivo di consentire agli esseri umani di controllare gli iPhone tramite impianti cerebrali, suscitando una vasta eco. Gli impianti dell’azienda riescono a fornire in effetti una visione più completa di quanto accade grazie all’inclusione di un maggior numero di sensori nel tessuto cerebrale. L’esperimento che ha visto al centro una scimmia in grado di misurarsi con un videogioco semplicemente utilizzando gli stimoli cerebrali ha avuto vasta eco e suscitato nuove speranze, ma non è certo il solo risultato conseguito in questo ambito.
I ricercatori dell’ateneo di Berkeley hanno infatti dal canto loro sviluppato minuscoli sensori in grado di essere spruzzati come polvere all’interno del corpo in maniera tale da riuscire a rilevare i segnali dei nervi. I ricercatori californiani hanno poi provveduto alla fondazione di una società la quale è stata successivamente acquisita dalla società farmaceutica giapponese Astellas, nel corso del 2020.
In questi casi, però, ci sono state delle controindicazioni di non poco conto. Ad esempio, il tessuto cicatriziale che può accumularsi attorno ai sensori è in grado di bloccare i segnali, creando di conseguenza nuovi problemi cui porre soluzione. In altri casi, poi, ci può essere una crisi di rigetto dei sensori, nell’eventualità in cui essi siano collegati con il cervello. Problemi i quali vengono ad essere bypassati invece dall’approccio ideato da Synchron. Gli impianti in questione, infatti, sono pensati nel preciso intento di essere permanenti e nel corso dell’anno in cui sono stati impiantati su almeno quattro pazienti non avrebbero dato luogo ad eventi avversi collegati al loro utilizzo.
Si tratta di un approccio tentato anche da altre aziende, in particolare da Microsoft. Un team di ricercatori formato da otto persone è infatti al lavoro su un progetto il quale si propone come scopo la lettura delle onde cerebrali, senza alcuna necessità di entrare all’interno del cranio. I risultati, però, non sono in questo caso stati all’altezza delle aspettative, almeno sino a questo momento. I segnali percepiti, infatti, sono deboli e una volta transitati all’interno della scatola cranica si sono rivelati difficili da interpretare.
Proprio per questo motivo Synchron ha deciso di dare vita ad un approccio tale da rivelarsi una via di mezzo: i sensori non vengono posizionati direttamente sul cervello, ma in prossimità dello stesso, grazie all’inserimento attraverso la vena giugulare, che corre proprio al centro del cervello, ove è posizionata anche la corteccia motoria. Un approccio che, al momento, si sta dimostrando vincente.
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