Sembra essere tutto pronto per l’euro digitale. Sarà infatti la Commissione europea a proporre il disegno di legge che dovrebbe spianare la strada verso la sua realizzazione, entro il mese di giugno del 2023. Ad affermarlo è stato il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, nel corso di un intervento tenuto alla conferenza congiunta con la Banca Centrale Europea (BCE) sull’euro digitale, “Towards a legislative framework enabling a digital euro for citizens and businesses”.
La proposta in questione si assumerà il compito di regolare gli aspetti essenziali della CBDC (Central Bank Digital Currency) europea. Una volta che sarà stato presentato, il progetto di legge dovrà essere oggetto di negoziazione tra il Parlamento europeo e gli Stati membri. Sia la BCE che la Commissione hanno nel frattempo dato vita a consultazioni aperte nel preciso intento di raccogliere opinioni da tutte le parti che sono interessate nel processo.
Euro digitale, la rotta sembra ormai indicata
La conferenza congiunta ad alto livello “Towards a legislative framework enabling a digital euro for citizens and businesses”, ha rappresentato l’occasione ideale per poter intavolare una discussione sui principali aspetti normativi e politici di un euro digitale, ovvero una moneta elettronica in grado di rivelarsi accessibile a tutti i cittadini dell’eurozona. La valuta alternativa al contante, secondo quanto dichiarato da Dombrovskis, andrebbe a fornire un’alternativa ai mezzi di pagamento digitali privati, sotto forma di un mezzo di pagamento digitale sicuro, istantaneo ed efficiente.
A consigliarne il varo, nonostante la reiterata importanza del denaro contante nella vita delle persone, è proprio il declinare dell’utilizzo di quest’ultimo in molte parti del globo. L’euro digitale si assumerebbe in pratica il compito di andare a integrarlo, come del resto sta accadendo in questo momento con i pagamenti non in contanti che continuano il loro trend di crescita. Secondo i dati resi noti dalla Banca Centrale Europea, infatti, nel corso del 2021 le transazioni che ne hanno visto l’impiego sono aumentate nell’eurozona del 12,5%, attestandosi a 114 miliardi di transazioni per un valore totale di 197 mila miliardi di euro. In particolare, sono stati i pagamenti con carta a rappresentare quasi la metà di queste operazioni.
L’euro digitale porrebbe nuove sfide al sistema finanziario
Ancora Dombrovskis ha poi dichiarato che se l’euro digitale potrebbe in effetti regalare una serie notevole di vantaggi ai consumatori, dall’altro pone nuove sfide al sistema finanziario, che sarebbe il caso di risolvere prima della sua adozione. Proprio al fine di non farsi trovare impreparati su questa strada BCE, Commissione europea e europarlamento hanno dato luogo ad un lavoro preparatorio contraddistinto da una fitta serie di pareri su una tematica molto complessa.
L’impegno in tal senso della Commissione Ue sarà dedicato in modo particolare allo stabilimento di garanzie in grado di tutelare al massimo la privacy, in particolare per i pagamenti peer-to-peer di prossimità più limitati. Un impegno il quale dovrà comunque essere in grado di non compromettere l’integrità del sistema finanziario, che deve restare al riparo da rischi di riciclaggio e finanziamento del terrorismo.
Al tempo stesso, è stato comunque sottolineato come se le funzionalità dell’euro digitale dovranno essere intuitive e di facile comprensione, dovrà essere perseguita anche la possibilità di utilizzare la valuta anche offline. Di conseguenza, il cash non scomparirà, anche se è lecito pensare che si cercherà di favorire la digitalizzazione monetaria, in modo da rendere sempre più ampio il tracciamento delle risorse. Per quanto riguarda gli Stati membri, ad essi spetterà comunque il compito di promuovere competenze digitali e alfabetizzazione finanziaria, oltre che la copertura della banda larga.
Uno strumento necessario per competere a livello globale
L’obiettivo di fondo è naturalmente quello di consentire all’euro di mantenere la sua importanza a livello globale, come ricordato da Paolo Gentiloni, commissario all’Economia, il quale ha anche sottolineato come sia necessario trovare i giusti equilibri al fine di poter affrontare al meglio la sfida. Tra questi ultimi anche quelli con le altre giurisdizioni, in modo da non andare ad intaccarne la sovranità e per riuscirci saranno necessari accordi specifici.
Sulla necessità di fare dell’euro digitale uno strumento teso al conseguimento di obiettivi più ampi, a partire dal rafforzamento dell’autonomia strategia continentale e l’aumento in termini di efficienza dell’economia, ha battuto anche Christine Lagarde, la presidente della Banca Centrale Europea: “L’euro digitale è più di un’iniziativa dell’eurosistema, è un progetto europeo comune, che fa in modo che i pagamenti restino affidabili, efficienti e sicuri in un contesto che cambia ed evolve rapidamente”.
Proprio per questo motivo è di fondamentale importanza lo stabilimento di norme precise e chiare, tali in ultima analisi da rendere possibile un efficace adeguamento dei sistemi e delle procedure: “L’adozione tempestiva di una cornice legale per l’euro digitale darebbe a tutti certezza legale per prepararsi alla sua possibile introduzione e darebbe un forte segnale di supporto politico. Sono convinta che unire le nostre forze e continuare a lavorare insieme sia il modo migliore per la transizione verso l’era digitale. La Bce ci sarà e farà quello che ci si aspetta che faccia”.
Per quanto riguarda la privacy, un tema sempre molto sentito quando si parla di pagamenti, elettronici o meno, la Lagarde ha poi aggiunto che la nuova legge dovrà da un lato assicurare alti standard in tal senso, ma dall’altro anche impedire il pieno anonimato di chi utilizzerà l’euro digitale. Il modo migliore per riuscirci potrebbe essere l’offerta di garanzie analoghe a quelle che caratterizzano al momento gli altri pagamenti digitali. Il punto inderogabile è però quello relativo all’impossibilità di derogare alle norme tese a combattere il riciclaggio di denaro sporco. Si tratterà comunque di un notevole impegno, considerato come secondo uno studio della stessa BCE proprio la privacy rappresenti una priorità per il 43% degli intervistati.
La realizzazione dell’euro digitale dovrà avvenire in un contesto di certezza
Se al momento il processo per la nascita dell’euro digitale è nella fase di investigazione, con la massima istituzione bancaria europea chiamata a valutare pro e contro dell’iniziativa, secondo le previsioni questa fase avrà termine per la fine del 2023. Lo ha ricordato Fabio Panetta, membro del Consiglio Esecutivo BCE e del Consiglio del Meccanismo di vigilanza unico europeo in attività dal 4 novembre 2014
Soltanto a quel punto il consiglio direttivo sarà chiamato a decidere se sia il caso o meno di procedere alla fase realizzativa, aggiungendo che la condizione in tal senso sarà il suo perfetto funzionamento. Anche lui ha poi affrontato il tema collegato alla privacy, affermando che potrebbero essere introdotti dei limiti per la non registrazione dei pagamenti, come quello di 50 euro per ogni transazione, oppure il tetto di 1.000 euro a livello mensile.
Uno dei requisiti base dell’euro digitale dovrà però consistere nel rappresentare un mezzo di pagamento e non uno strumento teso all’accumulazione di valore. Un sistema privo di rischi e costi sulle operazioni intraprese, oltre che estremamente liquido, potrebbe in ultima analisi spingere qualcuno a spostare ingenti risorse all’esterno del sistema bancario. Un rischio da evitare assolutamente per impedire che si crei pericolosa instabilità. Per impedirlo l’ipotesi allo studio è lo stoccaggio nel dispositivo a 3mila euro.
Instabilità la quale, peraltro, potrebbe essere provocata nei Paesi in via di sviluppo nel caso in cui i loro consumatori potessero accedere all’euro digitale, Un pericolo che dovrà quindi essere attentamente valutato in modo tale da evitare fenomeni come la corsa agli sportelli bancari. Come si può facilmente comprendere, quindi, la carne al fuoco dell’euro digitale è realmente molta e dovrà essere attentamente soppesata, prima di arrivare al suo varo definitivo.
Leggi anche: Euro digitale verso la seconda fase, ma l’architettura finale potrebbe essere diversa
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