Oltre al progetto Artemis, la NASA ha molte altre missioni in corso, compresi gli studi possibili grazie a telescopi spaziali come Hubble, e per l’appunto James Webb. È merito proprio di costui l’ultimo primato ottenuto: un ritratto molecolare e chimico dei cieli di un mondo lontano, l’atmosfera dell’esopianeta WASP-39 b. Non è la prima volta che se ne osservano alcune particolarità, attraverso altri telescopi come il citato Hubble o Spitzer, ma mai prima d’ora NASA e partner erano riusciti a catturare dati che testimoniano la presenza di nubi, atomi, molecole varie e segni di attività chimica, nuvole comprese.

L’atmosfera dell’esopianeta WASP-39 b come come mai prima d’ora grazie al telescopio James Webb

WASP-39 b è un esopianeta (cioè un pianeta che si trova al di fuori del sistema solare, lontano circa 700 anni luce da noi) definito un “Saturno caldo”, perché dotato di una massa simile a quella di Saturno ma con un orbita molto molto più stretta di quella di Mercurio (di qui l’attributo “caldo”).

Probabilmente non è la prima volta che ne sentite parlare non tanto perché è stato scoperto 11 anni fa, ma per il fatto che la sua atmosfera è ricca di acqua. È quindi già intuibile il perché della risonanza di una notizia del genere, che ha entusiasmato la comunità scientifica per vari motivi.

Questa è la prima volta che vediamo prove concrete di fotochimica – delle reazioni chimiche indotte dalla luce stellare energetica – su degli esopianeti ha commentato Shang-Min Tsai, ricercatore dell’Università di Oxford.

Merito delle capacità del telescopio spaziale James Webb e delle sue osservazioni a raggi infrarossi, che consentono lo studio di oggetti e di regioni dello Spazio altrimenti invisibili perché oscurate da gas e polveri (ricorderete ad esempio le foto dei Pilastri della Creazione o le foto di Nettuno).

Ciò che gli altri telescopi spaziali non sono riusciti a catturare di WASP-39 b sono ad esempio la presenza di atomi, segni di attività chimica, nubi e varie molecole, come anticipato. Oltre ai costituenti atmosferici rilevati dal Webb (sodio, potassio e vapore acqueo), fra le scoperte senza precedenti c’è inoltre la prima rilevazione nell’atmosfera di anidride solforosa, un gas le cui molecole sono prodotte dalle reazioni chimiche innescate dalla luce proveniente dalla stella madre, reazioni che in maniera simile sulla Terra vanno a formare lo strato protettivo di ozono.

Il fatto che tale esopianeta sia così poco distante dalla sua stella, è otto volte più vicino di quanto Mercurio sia al Sole, rende WASP-39 b una sorta di laboratorio per studiare gli effetti delle radiazioni delle stelle sugli esopianeti.

A ulteriore conferma di precedenti osservazioni, il telescopio James Webb si è spinto anche a fotografare l’anidride carbonica, catturata a una risoluzione più elevata e quindi foriera di maggiori dettagli, che il team internazionale ha analizzato assieme a tutti gli altri dati emersi, i quali hanno ora un elenco piuttosto ricco di ingredienti chimici dell’atmosfera di un esopianeta.

E le nuvole di Wasp-39 b? È emerso possano essere frammentate, piuttosto che formare un’unica coltre. Ma per tutti i dettagli vi lasciamo all’articolo completo pubblicato sul sito della NASA.

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