Le istituzioni dell’Unione Europea hanno raggiunto un importante accordo, quello relativo alla sicurezza dei prodotti online affrontata con il GPSR (General Product Safety Regulation). Il regolamento prevede una serie di obblighi a carico di produttori, venditori e mercati online operanti all’interno dell’eurozona e si propone di regolamentare al meglio un commercio digitale sempre più rilevante.
Il GPSR, che si basa sul Digital Service Act adottato di recente, aggiorna l’omonima direttiva del 2001 in modo da trasformarla in un regolamento, ritenuto il modo più adatto per affrontare al meglio le complesse sfide digitali e tecnologiche di oggi e risponde al fine di allineare le norme dell’Unione Europea in materia di sicurezza dei prodotti allo sviluppo dei mercati online.
L’accordo conseguito arriva dopo che nel passato mese di luglio il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) del Consiglio UE aveva concesso il suo mandato per inaugurare il round di negoziati con il Parlamento europeo.
Le controparti dovranno ora adottare formalmente il testo che è stato concordato, consentendo in tal modo al regolamento di entrare in vigore in un arco temporale di pochi mesi. Per la applicazione si dovrà invece attendere un ulteriore lasso di tempo pari a 18 mesi, che faranno slittare il tutto al 2024.
Cosa stabilisce il GPSR
La prima significativa modifica introdotta dal GPSR rispetto alla situazione attuale è rappresentata dall’obbligo a carico degli operatori economici che vendono i loro prodotti all’interno dell’Ue di avere un rappresentante legale nella stessa Unione. Nel caso in cui i prodotti venduti nell’eurozona non soddisferanno i requisiti di sicurezza vigenti nell’eurozona potranno essere citati in giudizio anche se il prodotto è stato fabbricato al di fuori della stessa.
Viene inoltre introdotto il cosiddetto stay-down sui prodotti illegali. Di conseguenza, nel caso in cui ad un venditore sia richiesto il ritiro di un prodotto in quanto non in grado di rispettare gli standard europei, lo stesso ordine sarà esteso a tutti quelli identici.
Il nuovo regolamento va inoltre a stabilire una serie di obblighi ben precisi in relazione al ritiro dei prodotti considerati pericolosi, soprattutto per quanto riguarda la tempestività. I colossi del settore, a partire da Amazon, dovranno infatti provvedere a ottemperare l’ordine di rimozione entro due giorni dalla notifica del provvedimento.
Le stesse piattaforme, inoltre, saranno obbligate a permettere ai propri utenti di contrassegnare i prodotti ritenuti non sicuri. Saranno i mercati sul web a monitorare i reclami e a provvedere entro un lasso di tempo massimo pari a tre giorni.
Non è stata invece accolta la richiesta che era stata elevata da alcuni Paesi membri dell’Unione Europea relativa allo stabilimento a carico delle piattaforme digitali le quali operano in qualità di intermediari tra produttori e consumatori di dare vita a controlli ex ante prima che i prodotti siano immessi sui mercati online.
La decisione è coerente con quanto stabilito ai sensi della recente legge sui servizi digitali nota con il termine di Digital Service Act, secondo la quale gli stessi sono tenuti soltanto all’effettuazione di controlli casuali sui prodotti che sono già stati immessi sul mercato. Al tempo stesso il nuovo regolamento ha modificato la disposizione in questione stabilendo che i controlli possano essere effettuati esclusivamente all’interno del database del Safety Gate, considerato il sistema più completo a livello di eurozona per tutti i prodotti pericolosi non alimentari. Il DSA stabiliva invece che qualsiasi database potesse essere sottoposto a controlli randomizzati.
Altra modifica prevista dal GPSR è quella tesa a migliorare la tutela dei consumatori facendo in modo che nel caso in a un acquirente sia richiesta la fornitura di informazioni di contatto tese alla finalizzazione dell’acquisto, le stesse dovranno essere utilizzate anche al fine di informarlo direttamente nel caso in cui venga richiamato un prodotto. Di conseguenza, ai produttori e ai venditori non sarà più sufficiente la pubblicazione di un semplice avviso all’interno del proprio sito web.
La conseguente notifica via posta elettronica, inoltre, dovrà fornire ai consumatori almeno due delle tre opzioni di rimedio, ovvero la riparazione del prodotto, la sostituzione o il rimborso. Quest’ultimo dovrebbe corrispondere al prezzo di acquisto, ma i consumatori potranno comunque godere della corresponsione di una somma forfettaria nel caso in cui non abbiano più la ricevuta, per un motivo o per l’altro.
Il nuovo regolamento sulla sicurezza dei prodotti online va inoltre a ricadere nei casi che sono previsti all’interno della direttiva sul ricorso collettivo. Ne consegue che i singoli consumatori e le organizzazioni che li rappresentano potrebbero optare per la citazione in giudizio di venditori e mercati online nel caso in cui ritengano che gli stessi non si siano attivati al meglio per l’integrale rispetto degli obblighi di due diligence.
La nuova normativa va poi a includere ulteriori obblighi di informazione nei confronti dei consumatori, a partire da quello che prevede che sule confezioni dei prodotti venga riportato l’indirizzo di posta elettronica del produttore e i contatti collegati al servizio di assistenza.
Un vero e proprio cambio di passo
Alla luce di quanto detto, sembra abbastanza evidente il cambio di impostazione da parte dell’Unione Europea relativa al modo di controllare i mercati online. Le autorità preposte, infatti, saranno chiamate ad assumere un atteggiamento proattivo, a differenza di quello puramente reattivo che li caratterizzava in precedenza. Per poter ottemperare a questa nuova esigenza, il GPSR impone un coordinamento tra le varie entità, teso a dare luogo a più controlli in contemporanea su diversi siti online in modo da identificare le possibili violazioni.
In questo ambito sono previste anche attività di mistery shopping, ovvero gli audit in incognito i quali si prefiggono di valutare il livello di un servizio di vendita. Una modalità introdotta ormai da tempo e utilizzata da molti soggetti operanti nel commercio al fine di capire se la rete di vendita predisposta raggiunga il livello desiderato o meno. Se sinora il mistery shopping era solitamente limitato alle rivendite fisiche, con il General Product Safety Regulation è destinato a diventare una consuetudine anche nelle rivendite del web.
Leggi anche: Entra in vigore il Digital Markets Act: cosa cambia per le Big Tech
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